
La buona notizia è che la vaquita, il cetaceo a maggior rischio estinzione del pianeta, è ancora tra noi. L'annuale censimento condotto dai ricercatori tra maggio e settembre nelle acque del Golfo di California, in Messico, riaccende un piccolo barlume di speranza: sono stati infatti avvistati tra i 7 e i 10 individui, tra cui anche dei nuovi cuccioli. Tuttavia, ne restano così poche che salvare la vaquita dall'estinzione sarà davvero molto difficile, per alcuni quasi impossibile, ed ogni avvistamento potrebbe essere ultimo.
La vaquita, la più piccola e rara tra le focene

La vaquita o focena del Golfo di California (Phocoena sinus) è una piccola focena lunga appena un metro e mezzo endemica – ovvero presente solo lì- del tratte di mare che separa la penisola della California dal Messico continentale. È caratterizzata da un corpo tozzo, labbra scure e grandi occhi cerchiati di nero. È timida, schiva, e anche per questo difficilissima da osservare. Scoperta solo nel 1958, la vaquita è oggi considerata "In pericolo critico" dalla Lista Rossa dell’IUCN e molti temono che l'estinzione sia solo una questione di tempo.
In appena trent'anni, la sua popolazione è infatti crollata da centinaia di individui a meno di una decina. Non per colpa della caccia diretta, ma per una trappola invisibile: le reti da posta illegali, usate dai pescatori locali per catturare crostacei e pesci, in particolare il totoaba (Totoaba macdonaldi), un grosso pesce utilizzato nella medicina cinese tradizionale e anch'esso seriamente minacciato di estinzione. Nelle reti ci finiscono però anche le focene, che incapaci di liberarsi restano intrappolate e muoiono soffocate.
Per comprendere ancora meglio l'impatto della pesca accidentale sulla vaquita, basta guardare le spaventose stime sulle catture annuali calcolate nel 1993 per un singolo porto. In quel periodo, è stato infatti stimato che sono state uccise tra le 39 e le 84 vaquite l'anno. Questi numeri, da soli, rappresentano rispettivamente il 7 e il 15% della popolazione totale stimata per quel periodo. Numeri a cui vanno naturalmente aggiunti tutti gli altri individui morti per cause naturali o per altri fattori.
La corsa contro il tempo per salvarla dall'estinzione
Nel 2025, il governo messicano e la Sea Shepherd Conservation Society hanno condotto due importanti progetti di monitoraggio acustico e visivo per aggiornare i dati sulla distribuzione e lo stato della popolazione. Migliaia di giorni di registrazioni sonore e centinaia di ore di osservazioni in mare hanno permesso di localizzare le aree in cui sopravvivono gli ultimi individui. Durante il monitoraggio, gli scienziati hanno confermato la presenza di 7-10 vaquita, inclusi uno o due piccoli.
Tra loro c'è anche Frida, una femmina riconoscibile dalla pinna dorsale piegata, osservata con un cucciolo per il terzo anno consecutivo: un segno che la specie, seppur ridotta al minimo e in condizioni critiche, fortunatamente continua a riprodursi. "Il fatto che la vaquita sia ancora lì, che si riproduca e appaia in buona salute è il miglior segnale possibile", ha dichiarato Marina Robles García, sottosegretaria alla Biodiversità del Messico. "Ci dice che vale ancora la pena lottare".
Secondo invece il biologo Pedro Álvarez-Icaza della Comisión Nacional de Áreas Naturales Protegidas, per tre anni consecutivi i dati non hanno mostrato cali numerici significativi. Tuttavia, restano comunque solo una manciata di individui, un numero troppo basso per garantire la sopravvivenza a lungo termine, anche se il tasso riproduttivo resta stabile. "Non c'è più tempo per gli errori", ha commentato Pritam Singh, presidente di Sea Shepherd. "Faremo tutto il possibile per salvare la vaquita, lavorando insieme al governo e alle comunità locali".
Perché salvare la vaquita è così difficile, ma ancora possibile

La sopravvivenza della vaquita dipende da un equilibrio quasi impossibile da raggiungere: proteggere l'ecosistema senza distruggere la vita economica delle comunità di pescatori che da secoli vivono di mare. Nonostante infatti le zone di pesca vietata e i programmi di compensazione economica, le reti illegali continuano a essere calate, perché la vescica natatoria del totoaba viene venduta a peso d'oro sul mercato asiatico.
La lotta per la vaquita è diventata così anche e soprattutto una battaglia contro il traffico illegale e la povertà. Le operazioni di sorveglianza, condotte con navi della marina e di Sea Shepherd, riescono a rimuovere migliaia di reti ogni anno, ma basta una sola notte di pesca illegale per annullare mesi di lavoro. Eppure, la vaquita resiste, mostrando una resistenza e una tenacia incredibile, anche da un punto di vista genetico.
Nonostante siano rimasti al massimo dieci individui, gli ultimi studi pubblicati su Science indicano che la vaquita potrebbe evitare il collasso genetico se le morti accidentali venissero completamente arrestate. In altre parole, la specie potrebbe anche salvarsi, ma solo se smettessimo di ucciderla. La "piccola vacca" del Golfo di California resiste e nuota ancora tra noi in un mare che si restringe sempre di più attorno a lei. Dieci individui, forse meno, sono davvero pochi, ma la speranza e la volontà di salvare questa specie è ancora forte.
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