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Tra le foreste del Western Forest Complex, in Thailandia, venti sambar, una specie di cervo asiatica, scattano fuori da un recinto sparendo tra gli alberi. Ignari, forse, del ruolo decisivo che stanno avendo nella rinascita di uno dei predatori più iconici e minacciati dell'Asia: la tigre. Quella che potrebbe sembrare una semplice operazione di rewilding è in realtà il cuore di un progetto di conservazione molto ambizioso messo in campo dal Dipartimento dei Parchi Nazionali della Thailandia (DNP) e dal WWF.
L'obiettivo? Restituire alle tigri il loro habitat naturale, incluse le loro prede preferite, e favorire così la ripresa di una popolazione ormai ridotta all'osso. E i risultati stanno andando ben oltre le aspettative. In poco più di quindici anni, le tigri che vivono nella grande area protetta nella parte occidentale del paese, sono quintuplicate, passando da circa 40 individui nel 2007 a una popolazione stimata tra i 179 e i 223 tigri nel 2023, anche grazie al ritorno dei cervi.
Il ritorno dei cervi sambar ha salvato le tigri

Si tratta di un risultato senza precedenti per il sud-est asiatico, dove invece in paesi come Cambogia, Laos e Vietnam la tigre dell'Indocina (Panthera tigris corbetti) è ormai scomparsa. In Myanmar, invece, ne resterebbero appena 23. Una delle chiavi di questo successo, secondo gli esperti e le istituzioni locali, è stata proprio la reintroduzione dei cervi sambar (Rusa unicolor), una specie tra l'altro considerata "Vulnerabile (VU)" nella Lista Rossa IUCN. Il loro declino, infatti, aveva ridotto drasticamente anche le potenziali prede per le tigri.
Tuttavia, da quando cinque anni fa il progetto ha preso il via, le cose sono cambiate. "Da quando abbiamo iniziato a liberare cervi in queste aree, abbiamo visto le tigri tornare e, cosa ancora più importante, riprodursi con successo", ha raccontato ad AFP Worrapan Phumanee, ricercatore del WWF Thailandia. I sambar non sono però soltanto un "pasto" per i grandi predatori, ma un ritorno importante anche per ripristinare l'intero ecosistema, in cui ogni specie ha un ruolo preciso e tutte sono legate tra loro, dagli erbivori ai predatori.
Ripristinare gli ecosistemi per salvare natura e biodiversità

I cervi liberati vengono inoltre seguiti dopo il rilascio grazie ai collari GPS e, sebbene siano nati in cattività, stanno riuscendo rapidamente ad adattarsi alla vita in natura, evitando i predatori e scegliendo le aree più sicure in cui vivere, formare i branchi e riprodursi. Solo una piccola parte finisce effettivamente preda delle tigri, mentre la maggior parte contribuisce alla crescita demografica della propria specie, minacciata dalla caccia eccessiva e dalla perdita di habitat.
Oggi, programmi simili stanno nascendo anche in Cambogia e in Malesia, adattati naturalmente ai contesti locali, ma con lo stesso spirito: ripristinare gli ecosistemi, ricostruire le reti alimentari, dare una seconda possibilità a predatori e prede. Non si tratta solo di numeri o statistiche per scienziati, ma di visioni a lungo termine per favorire una coesistenza più armoniosa e per tutelare la biodiversità in declino. Le tigri della Thailandia, grazie anche ai sambar e a una pianificazione attenta sul lungo periodo, stanno finalmente tornando.