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9 Settembre 2025
11:55

La sesta estinzione di massa è davvero in corso? Un nuovo studio mette in dubbio questa visione

Un nuovo studio ridimensiona l’idea della “sesta estinzione di massa”. Secondo gli autori, le singole specie stanno scomparendo a ritmi allarmanti, ma (per il momento) i generi non stanno ancora collassando. Il rischio però resta altissimo e la crisi della biodiversità rimane reale.

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Un maschio e una femmina di tilacino, un marsupiale estinto nel 900, fotografati alla zoo di Washington nel 1902. Foto da Wikimedia Commons

Da diversi anni ormai la maggior parte degli scienziati che si occupano di biodiversità e conservazione concorda sul fatto che la Terra sta attraversando la sesta estinzione di massa, un processo che starebbe spazzando via migliaia di specie di piante e animali a un ritmo senza precedenti. Tuttavia, un recente studio pubblicato su PLOS Biology da due ricercatori delle università di Harvard e dell'Arizona sta mettendo in discussione questa visione. Non perché non ci siano specie che stanno scomparendo – purtroppo ce ne sono e anche troppe – ma perché, spiegano gli autori, chiamarla "estinzione di massa" nel senso paleontologico del termine potrebbe essere fuorviante.

Cosa dice lo studio sulla sesta estinzione di massa: non siamo ancora a questo punto

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Secondo gli autori, dal 1500 a oggi si sono estinti "solo" 102 generi, ovvero lo 0,5% di tutti quelli conosciuti

Gli autori dello studio hanno analizzato i dati sulle estinzioni dal 1500 a oggi e hanno contato "appena" 102 generi scomparsi (90 animali e 12 piante), soprattutto mammiferi e uccelli. In tassonomia, il genere, è la categoria che raggruppa le singole specie strettamente imparentate tra loro. Per esempio, il genere Panthera è attualmente composto da cinque specie di grandi felidi, tra cui il leone (Panthera leo) e la tigre (Panthera tigris). Secondo gli autori, i generi estinti dal 1500 rappresenta appena lo 0,5% di tutti quelli conosciuti.

Le precedenti cinque grandi estinzioni di massa, invece, portarono via in blocco interi rami dell'albero della vita. Basta pensare anche solo a quella che cancellò i dinosauri non aviani, che spazzò via circa metà di tutti i generi esistenti all'epoca e quasi un quinto delle famiglie, la categoria che invece raggruppa diversi genere. In confronto, l'attuale crisi della biodiversità colpisce soprattutto a livello di singole specie e, in modo particolare, quelle che vivono sulle isole. Inoltre, rispetto a 100 anni fa, il ritmo con cui si estinguo i generi sarebbe rallentato.

Il rischio di un messaggio pericoloso: i tassi di estinzione rimangono drammatici

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I stessi ricercatori ammettono che i tassi di estinzioni attuali sono molto più rapidi di quelli naturali e la colpa è soprattutto nostra

Gli autori sottolineano quindi un punto chiave, ovvero che perdere una singola specie è sicuramente grave, ma perdere un intero genere o una famiglia (quindi interi gruppi di specie) significa un colpo molto più grave e impattate per gli ecosistemi. E, almeno finora, non siamo a quei livelli. Il problema è che una conclusione di questo tipo e in controtendenza con quanto evidenziato e raccontato finora potrebbe trasformarsi facilmente in un messaggio rassicurante, quasi a dire che non c'è nulla di cui preoccuparsi.

Ma gli stessi ricercatori avvertono che non è affatto così, poiché i tassi di estinzione attuali restano da cento a mille volte più rapidi rispetto a quelli naturali, e la responsabilità è principalmente umana. Deforestazione, frammentazione degli habitat, caccia, inquinamento, crisi climatica e introduzione di specie invasive stanno accelerando un processo che, anche se "non ancora" paragonabile alle grandi estinzioni del passato, rischia di peggiorare drammaticamente se non viene fermato.

La crisi della biodiversità è reale, concreta e va contrastata

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La crisi della biodiversità rimane un fenomeno ben documentato e reale

La scienza, per sua natura, si costruisce attraverso il necessario confronto tra studi diversi. Questo lavoro non annulla le centinaia di ricerche che negli ultimi decenni hanno documentato un collasso senza precedenti nella biodiversità, ma aggiunge un ulteriore tassello. Le parole "estinzione di massa" hanno un significato molto preciso in paleontologia, ovvero – semplificando un po' – che un evento rapido e di portata globale porto all'estinzione almeno il 75% delle forme di vita presenti sul pianeta.

Secondo gli autori, queste parole andrebbero usate con cautela. È una questione di etichette e definizioni, più che un reale ridimensionamento dell'attuale crisi della biodiversità. Non siamo ancora arrivati al punto in cui interi gruppi tassonomici vengono spazzati via in blocco. Ma il ritmo delle perdite attuali di specie viventi, se mantenuto, potrebbe portarci pericolosamente vicino. Ed è proprio questa la sfida, ovvero fermare la distruzione della biodiversità prima che la storia della Terra aggiunga davvero una sesta, tragica estinzione di massa.

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