
La Polonia ha detto "no" all'allevamento di pellicce ed è così il 18esimo paese dell'Unione europea a vietare l'allevamento di animali destinati alla produzione di capi d'abbigliamento e altri usi del manto di cincillà, volpi, cani procioni e visoni. La legge è stata firmata oggi, 2 dicembre 2025, dal presidente Karol Nawrocki che ha così messo fine a un business milionario per il paese, considerando che la Polonia è da anni il principale produttore di pellicce al mondo, seconda solo alla Cina. Sono infatti circa 3 milioni gli animali che ogni anno perdono la vita negli allevamenti intensivi per rifornire il mercato delle pellicce.
Il divieto entrerà in vigore due settimane dopo la pubblicazione ufficiale della legge, momento in cui non sarà più possibile aprire allevamenti per la produzione di pellicce. Le strutture in funzione hanno come tempistica per lo smantellamento gennaio 2034 e riceveranno degli aiuti statali più sostanziosi coloro che provvederanno nell'arco di cinque anni.
La comunità scientifica sostiene la decisione del Parlamento polacco sugli allevamenti degli animali da pelliccia
La decisione del presidente polacco arriva dopo anni di battaglia da parte delle associazioni animaliste ma soprattutto dopo che la comunità scientifica è riuscita a far comprendere al Parlamento che le condizioni all'interno degli allevamenti intensivi causano sofferenze "sistemiche" agli animali stipati in gabbie minuscole, ammassati l'uno sull'altro e senza alcuno stimolo. Parlare di benessere animale o di minimi principi etici era dunque fuori da ogni logica ed è stato fondamentale un rapporto dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) per far sì che la Polonia arrivasse a questa storica svolta.
Il report dell'EFSA nasce da un'iniziativa sostenuta da 1,5 milioni di cittadini europei che hanno partecipato alla campagna "Fur Free Europe" in cui appunto si chiedeva la chiusura di tutti gli allevamenti in Europa finalizzati a produrre pellicce da immetere sul mercato nel Vecchio Continente e pure da esportazione nelle altre parti del mondo.
La prima associazione a dare notizia di questa decisione è stata Humane World for Animals Europe. La direttrice polacca, Iga Głażewska-Bromant, ha così commentato il provvedimento: "Un momento che rivoluziona la protezione animale nel nostro Paese". Ha anche sottolineato quanto la popolazione polacca sia, da anni, contraria alla crudeltà legata agli animali in generale e in particolare all'uso delle loro pelli, tanto da ricordare le 76.000 firme presentate alla presidenza polacca per chiedere il bando definitivo.
Quali sono gli Stati nell'Unione europea che hanno già bandito l'allevamento di animali da pelliccia
La Polonia è dunque il diciottesimo Stato all'interno dell'Unione europea a prendere questa decisione. In tempi un cui ancora faceva parte dell'Ue, il primo paese è stato il Regno Unito nel 2000. Poi in ordine di tempo si sono succeduti Austria, Croazia, Slovenia, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Francia, Italia, Irlanda, Malta, Lettonia, Lituania e Romania.
In buona sostanza, e in attesa che alcuni Stati compiano il processo di transizione allo stop definitivo, in Europa ad ora la pratica è vietata in un totale complessivo di 24 Stati membri.
Ancora consentono l’allevamento di animali per la produzione di pelliccia Finlandia, Danimarca, Spagna, Ungheria e Grecia.