
Ciò che si sta verificando nei mari di tutto il mondo, e in particolare alle Canarie, è preoccupante: una grave pandemia sta colpendo i ricci di mare, decimandoli e così colpendo tutte le principali specie che si trovano a contatto con le barriere coralline.
L'allarme arriva da uno studio pubblicato su Frontiers in Marine Science in cui un team di ricercatori dell'Università di San Cristóbal de La Laguna, in Spagna, ha analizzato i tassi di mortalità dei ricci negli ultimi quattro anni, evidenziando che è ancora in corso una vera e propria pandemia di cui ancora non si comprende con certezza l'origine ma se ne possono appunto riscontrare le gravi conseguenze.
Lo studio: identificata la più grave pandemia di ricci di mare ma non la causa
"Il riccio di mare (Diadema africanum), un erbivoro chiave che modella gli ecosistemi bentonici (quelli che vivono a stretto contatto con il fondale ndr) poco profondi delle Isole Canarie, è stato vittima di ricorrenti eventi di mortalità di massa negli ultimi anni". Così introducono l'argomento gli esperti nella ricerca che li ha portati a ipotizzare come causa della strage in atto un agente patogeno di cui ancora non si conosce il nome.
Il dato di fatto, però, è che le popolazioni hanno raggiunto minimi storici di presenza e il destino degli ecosistemi in cui i ricci vivono dipende strettamente dal benessere di questi animali che stanno morendo senza soluzione di continuità. Eventi simili erano già accaduti in passato ma non di questa grandezza e la moria dei ricci di mare era stata associata alla presenza di alcuni protozoi ciliati del genere Philaster o di altri parassiti come il Neoparamoeba branchiphila.
Lo sterminio di gran parte delle popolazioni di ricci di mare era però anche associato ad alcuni eventi naturali atipici, come la presenza di onde anomale o la variazione delle correnti marine. Il dubbio degli esperti è che in questo caso il fattore scatenante possa dipendere anche da un agente patogeno che è entrato in contatto con gli echinodermi a causa del traffico navale o che comunque sia stato portato accidentalmente negli habitat in cui gli animali normalmente prosperano dall'essere umano.
Gli scienziati hanno coinvolto nella ricerca anche le persone comuni, soprattutto i sub, aprendo le indagini alle segnalazioni attraverso le osservazioni di citizen science che "hanno rivelato una mortalità diffusa in quasi tutte le isole, originata dalle isole più occidentali (La Gomera e La Palma) e diffusasi verso est". Il risultato dei diversi censimenti ha portato a valutare il grave crollo della popolazione, con una diminuzione della densità degli adulti pari al 73,8% a La Palma e al 99,66% a Tenerife rispetto ai livelli monitorati nel 2021. "si tratta delle densità più basse registrate dall'inizio del monitoraggio", specificano gli autori dello studio.
Il genere diadema e il ruolo ecologico del riccio di mare
Al genere diadema appartengono otto specie di ricci di mare il cui habitat sono i mari subtropicali e tropicali di tutto il mondo. D. africanum, in particolare, ha sempre vissuto sulle barriere rocciose lungo la costa dell'Africa occidentale e intorno alle Azzorre, generalmente a profondità comprese tra i cinque e i venti metri. Alle Canarie la presenza di questi echinodermi ha raggiunto ora il livello più basso di presenza mai registrato, con un calo pari a quasi il 100% (99,7). Questo dato è stato riscontrato però anche in altre regioni distanti dall'oceano Atlantico, tanto che i ricercatori hanno evidenziato la stessa tendenza di mortalità anche nel Mediterraneo, nel Mare di Oman e nel Mar Rosso.
"Diadema rappresenta un genere di ricci di mare che tipicamente svolge un ruolo cruciale … La loro importanza risiede nella capacità di regolare la biomassa e la crescita delle alghe attraverso l'erbivoria. Questo genere è considerato un taxon in fase di espansione e declino, in grado di raggiungere elevate densità di popolazione, che a loro volta possono alterare interi habitat, riducendo complessivamente la biodiversità. Al contrario, a densità moderate, questi ricci di mare possono anche creare spazio per organismi a crescita lenta come i coralli, fornendo potenzialmente un'elevata complessità strutturale all'ecosistema, determinando di conseguenza un'elevata diversità".
Così i ricercatori nello studio hanno evidenziato a cosa serve la presenza di questi animali marini che hanno un compito fondamentale per la salute del mare e dei suoi abitanti e vengono considerati dei veri e propri "ingegneri dell'ecosistema". Un modo per definirli, infatti, è "pascolatori" perché la loro funzione è simile a quella degli animali che lo fanno sulla terraferma: attraverso la loro alimentazione, infatti, composta principalmente da alghe e piante marine, proteggono gli ambienti come le barriere coralline in cui vivono tante altre specie. A loro volta, poi, i ricci sono delle prede ambite da diversi mammiferi marini e la loro assenza causa una grave catena di conseguenze che colpisce appunto interi ecosistemi.