UN PROGETTO DI
16 Ottobre 2025
10:46

La missione russa Bion-M2, l’Arca di Noè che ha portato nello spazio 75 topi e 1.500 moscerini

La missione russa Bion-M2 ha portato in orbita 75 topi e 1.500 moscerini per studiare gli effetti dello spazio sulla vita. Un nuovo capitolo nella storia, scientifica ed etica, degli animali astronauti.

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La missione russa Bion–M2 ha lanciato nello spazio 75 topi e 1.500 moscerini, insieme a vegetali e altri organismi

Il 19 settembre scorso è rientrata sulla Terra la missione russa Bion-M2, un progetto che ha riportato in orbita, per la prima volta dopo molti anni, una vera e propria "Arca di Noè" spaziale. A bordo c'erano infatti 75 topi e 1.500 moscerini, insieme a semi, piccoli vegetali, microrganismi e cellule, tutti partiti con un unico obiettivo scientifico: capire come la vita reagisce nello spazio e quali effetti possono avere le radiazioni cosmiche sui tessuti viventi.

Una missione utile per la ricerca biomedica e per la preparazione delle future missioni umane di lunga durata, ma che si inserisce in una serie di lanci nello spazio di animali che sempre più spesso finiscono anche al centro di dibattiti e controversie.

Un laboratorio orbitante per studiare la vita fuori dalla Terra

Il satellite, frutto della collaborazione tra Roscosmos e l'Accademia russa delle scienze, ha orbitato intorno alla Terra per circa un mese, prima di rientrare nella regione di Orenburg, nella Russia sud-orientale, dove il modulo di discesa è atterrato provocando anche un piccolo incendio boschivo, subito domato per permettere alle squadre di recupero di raggiungerlo. A bordo, gli esperimenti erano molti e complessi, così come i "cosmonauti".

Gli scienziati volevano analizzare gli effetti a lungo termine delle radiazioni ionizzanti, la microgravità e le variazioni di temperatura su diversi tipi di organismi, per comprendere meglio i rischi a cui saranno esposti gli astronauti che un giorno viaggeranno nello spazio, magari verso Marte. Secondo quanto riportato dall'agenzia russa Tass, 10 dei 75 topi presenti a bordo sarebbero però morti durante la missione per cause ancora da accertare.

10 topi morti in circostanze ancora da chiarire

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Dieci dei topi a bordo, tutti maschi, sono morti in circostanze ancora da chiarire

Le ragioni possono essere molte – come ha spiegato Oleg Orlov, direttore dell'Istituto per i problemi biomedici dell'Accademia russa delle scienze – anche perché i roditori erano tutti maschi, notoriamente più territoriali e aggressivi delle femmine e più inclini ad attacchi e aggressioni all’interno del gruppo. Tra gli esperimenti condotti a bordo della Bion-M2 c'era anche "Meteorite", uno dei più suggestivi.

All’interno della capsula sono stati inseriti frammenti di rocce basaltiche contenenti ceppi microbici, per verificare se i batteri potessero sopravvivere al rientro atmosferico. L’obiettivo è quello di mettere alla prova la cosiddetta teoria della panspermia, secondo la quale la vita sulla Terra potrebbe avere avuto origini extraterrestri, arrivata sul nostro pianeta attraverso meteoriti o polveri cosmiche.

Gli animali nello spazio, una storia di scienza e controversie

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Ham è stata la prima scimmia a essere stata lanciata nello spazio. Foto da Wikimedia Commons

La missione Bion-M2 si inserisce in una lunga tradizione di esperimenti che, fin dai primi anni della corsa allo spazio, hanno coinvolto animali come pionieri inconsapevoli dell'esplorazione spaziale. Negli anni 50 e 60, prima che un solo essere umano osasse lasciare l’atmosfera, furono scimpanzé, cani e ratti i primi astronauti. La più celebre di tutti resta Laika, la piccola cagna randagia di Mosca che nel 1957 fu inviata in orbita a bordo dello Sputnik 2, senza possibilità di ritorno.

La sua morte, avvenuta poche ore dopo il lancio, sollevò uno dei più grandi dibattiti etici della storia della scienza, aprendo un confronto che ancora oggi accompagna la ricerca biomedica sugli animali. Negli Stati Uniti, pochi anni dopo, toccò a Ham, uno scimpanzé addestrato dalla NASA per testare le condizioni di volo suborbitale. La sua missione, nel 1961, dimostrò che un essere umano avrebbe potuto sopravvivere nello spazio e tornare sano e salvo, ma anche in quel caso il prezzo fu alto in termini di stress, maltrattamento e sofferenza animale.

Dai topi ai tardigradi, la resistenza della vita nello spazio

Con il tempo, le tecnologie e i protocolli etici sono naturalmente cambiati. Oggi gli animali nello spazio vengono usati soprattutto per studi di fisiologia e genetica, in condizioni controllate e con l’obiettivo dichiarato di ridurre al minimo ogni forma di sofferenza. Tuttavia, il dibattito resta aperto: fino a che punto la ricerca può giustificare il coinvolgimento di esseri viventi in esperimenti che comportano inevitabilmente stress, isolamento e rischi per la sopravvivenza?

Negli ultimi anni, tra gli animali inviati nello spazio ci sono finiti anche i tardigradi, minuscoli invertebrati famosi per la loro resistenza estrema. Sono sopravvissuti al vuoto, alle radiazioni e a temperature prossime allo zero assoluto, dimostrando che la vita, in alcune forme, può adattarsi anche agli ambienti più inospitali dell'universo. Anche la missione Bion-M2, in questo senso, non è solo un esperimento tecnico, ma un tentativo di comprendere fino a che punto la vita può spingersi oltre i confini del pianeta.

Un progetto ambizioso, che unisce biologia, astrofisica, tecnologia e filosofia, che rimane però anche un enorme laboratorio pieno di domande irrisolte.

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