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La denuncia di Fulvia: “La mia Anthea, morta per il caldo a bordo di una nave dalla Sardegna”

Fulvia Ioppolo, istruttrice cinofila e formatrice in Interventi Assistiti con gli Animali racconta a Kodami il viaggio a bordo di una nave dalla Sardegna a Civitavecchia avvenuto il 19 dicembre in cui ha perso la vita la sua cagnolina Anthea: "E' andata in iper ventilazione severa a causa del caldo insostenibile. La mia è una denuncia perché nessun cane si trovi in questa situazione a causa dell'assenza di un presidio veterinario"

30 Dicembre 2025
11:02
Intervista a Fulvia Ioppolo
Istruttrice cinofila e esperta di Interventi Assistiti con gli Animali (IAA)
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Anthea, la cagnolina che è morta a bordo di una nave. "E’ successo per il calore eccessivo" denuncia la sua persona di riferimento

Anthea e Fulvia quel viaggio in nave lo avevano fatto già tante volte. La tratta dal Continente alla Sardegna era una tappa fissa da quando Fulvia Ioppolo, formatrice cinofila con 25 anni di esperienza che si occupa di educazione, istruzione e Interventi Assistiti con gli Animali (IAA), aveva eletto l'Isola di San Pietro come sua dimora principale. Insieme alla cagnolina Anthea, che era entrata nella sua vita nel febbraio del 2013, il viaggio verso la Sardegna non era mai stato un problema. "Dal 2022, quando ci siamo trasferite stabilmente sull'isola – racconta Fulvia – i viaggi erano diventati ancora più frequenti, estendendosi all'inverno e alla primavera. Anthea era una viaggiatrice esperta, abituata a ogni aspetto della traversata, e non aveva mai avuto problemi perché le condizioni erano sempre state accettabili".

Purtroppo, però, questo legame indissolubile tra l'istruttrice cinofila e la sua amata compagna, che soffriva di una cardiopatia stabilizzata, è stato spezzato a bordo di una nave della Grimaldi il 19 dicembre scorso. Anthea è morta tra le braccia di Fulvia che così descrive quegli ultimi istanti: "Se ne è andata per un arresto cardiaco dovuto a iper ventilazione forzata, causata dalle temperature insostenibili in cabina e nei corridoi".

Che cosa è successo ad Anthea?
​Anthea è morta per un colpo di calore (ipertermia severa) a bordo di una nave della Grimaldi. Nonostante fossimo nelle aree consentite ai passeggeri — cabina e corridoi — la temperatura all'interno era insopportabile e l'aria troppo calda, una condizione lamentata da molti passeggeri. Questo calore estremo ha innescato il collasso termico che le è stato fatale. Siamo partiti da Porto Torres, il viaggio è iniziato alle 14.15 e siamo arrivati a Civitavecchia alle 22.30. Il caldo lo abbiamo percepito subito già in cabina e lei ha iniziato ad iper ventilare, così sono tornata alla reception per chiedere se ci fosse un modo per alzare l'aria condizionata e mi hanno detto che potevo girare la rotella sul soffitto: quello era il massimo che potevo ottenere. L'avevo già fatto ma, purtroppo, non rinfrescava abbastanza. Quindi dalla cabina ho preso Anthea e sono andata sul ponte ma nonostante fosse dicembre si stava bene in maglietta e lei continuava a manifestare l'iper ventilazione. Ho iniziato a cercare aiuto, avvisato che fosse cardiopatica e che era necessario trovare il modo per farla tornare a respirare a ritmo controllato. Tutto è stato vano: inevitabile che poi sia morta.

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Fulvia Ioppolo e la sua Anthea

Come si è comportato il personale a bordo della nave?
Il medico di bordo è stato chiamato per telefono dal personale. Era impegnato con una persona ma poi è venuto da noi. Era già troppo tardi: Anthea era deceduta. Devo dire che il dottore mi ha detto, dispiaciuto, che comunque non avrebbe saputo come intervenire e che a bordo non c'erano farmaci per gli animali. Come se non bastasse, il personale non ha nessun riferimento veterinario da contattare. Una marittima ha utilizzato il suo cellulare, poiché in mezzo al mare non prendono i telefoni dei passeggeri, ed è andata su Internet a cercare veterinari che potessero aiutarci a distanza. Tutto il personale marittimo è stato umanamente molto disponibile e hanno appunto tentato più volte di chiamare un medico a terra. Al terzo tentativo uno ha risposto, ma ha dichiarato di non poter consigliare l'uso di farmaci umani su un cane a distanza. Mi è stato inoltre riferito dai marittimi che lo scorso anno, sulla stessa tratta, è morto un Bouledogue francese proprio a causa del calore eccessivo. ​Questo dimostra che, nonostante la buona volontà dei singoli, manca totalmente un protocollo aziendale, un kit di farmaci veterinari salvavita e un servizio di telemedicina ufficiale.

Anthea aveva problemi di cuore. Il vostro veterinario cosa aveva detto riguardo al viaggio che dovevate affrontare?
​Anthea aveva una cardiopatia, ma era perfettamente compensata e il veterinario aveva confermato che era idonea al viaggio. ​In condizioni climatiche normali e con una corretta climatizzazione degli ambienti, non sarebbe successo nulla; il problema non è stata la sua patologia, ma l'ambiente della nave diventato una trappola di calore insostenibile. Voglio sottolineare che, al di là di una cardiopatia, a bordo potrebbe verificarsi qualsiasi emergenza (dilatazione di stomaco, convulsioni, crisi neurologiche) e l'assenza di un presidio sanitario minimo rende impossibile intervenire su qualunque animale, anche il più sano.

Ha presentato denuncia o coinvolto qualche associazione per avere supporto rispetto a quanto accaduto?
​Ho segnalato il caso alla LAV, sperando di avere manforte da un'associazione che si batte per i diritti degli animali. Non mi interessa la mia singola battaglia ma far obbligare la Grimaldi ad avere un kit di pronto soccorso veterinario e medico di bordo, presente per gli umani e formato per un pronto intervento sugli animali poiché non era in grado di intervenire su nulla. Intendo comunque procedere con una denuncia formale per accertare le responsabilità della compagnia. ​La mia non è un'azione contro i singoli dipendenti, sia chiaro, ma contro un sistema che non garantisce standard di sicurezza e soccorso adeguati per gli animali trasportati.

Una volta sbarcati, ha avuto almeno soccorso dal personale di terra?
​All'arrivo a Civitavecchia non abbiamo avuto alcuna assistenza. Anzi, mi è stato prospettato uno scenario atroce: se avessi dichiarato ufficialmente il decesso a bordo, avrei dovuto lasciare Anthea a loro per l'autopsia, rimanere lì per ore e avrei rischiato di non riavere mai più il suo corpo. Questa pressione psicologica mi ha costretta a gestire tutto da sola pur di poterle garantire una degna sepoltura a casa.

Ci sono stati contatti successivi con la compagnia?
​No, nessuno mi ha più contattato, nemmeno per avere qualche informazione volta a chiarire le gravi mancanze tecniche di quella notte. Ad oggi il silenzio della compagnia persiste.

Cosa consiglia a chi si può ritrovare nella sua stessa situazione?
​Esigete sempre il controllo reale delle temperature e non fidatevi delle rassicurazioni verbali.
​Portate con voi un kit di primo soccorso minimo, anche se spetterebbe alla nave fornirlo.
​Documentate ogni disagio ambientale o mancanza di assistenza con foto, video e testimonianze.
​È inaccettabile che nel 2025 la vita di un animale dipenda dal caso o dalla fortuna di trovare un veterinario al telefono.

Ha pubblicato un video sul suo profilo Facebook su quanto accaduto che ha ricevuto moltissime visualizzazioni e interazioni. Ha avuto qualche contatto con altre persone che hanno vissuto qualcosa di simile?

La risposta dell'opinione pubblica è stata enorme, davvero: il video di Anthea ha superato le 91.263 visualizzazioni con oltre 3.490 reazioni. ​Le 104 condivisioni del post di denuncia dimostrano che migliaia di persone chiedono sicurezza, protocolli certi e giustizia. Più di una persona mi ha contattato per raccontarmi di aver patito il caldo. a bordo, anche sulle navi gestite da Moby, e di aver bagnato il cane più volte nel tentativo di procurargli fresco.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it/kodami sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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