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Un pacchetto di caramelle gommose può costare più della carne di uno squalo martello, una delle specie a maggior rischio estinzione del pianeta. Può sembrare assurdo, eppure negli Stati Uniti è proprio così. Uno studio recentemente pubblicato su Frontiers in Marine Science ha scoperto che la carne di squalo appartenente a specie vulnerabili o addirittura in pericolo critico di estinzione viene venduta nei supermercati, nei mercati del pesce e online a prezzi stracciati, anche solo 2,99 dollari a libbra, circa 450 grammi.
Lo studio: squali a un passo dall'estinzione sulle nostre tavole

Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università del North Carolina a Chapel Hill, ha analizzato 30 prodotti a base di carne di squalo acquistati in diversi Stati americani. Attraverso test del DNA, i ricercatori hanno scoperto che quasi un terzo dei campioni proveniva da quattro specie classificate dall'IUCN nella Lista Rossa come "In pericolo" o addirittura "In pericolo critico", la categoria di minaccia più grave e immediatamente precedente all'estinzione.
Tra queste c'erano lo squalo mako, lo squalo spinarolo e due specie diverse di squalo martello, il maggiore e lo smerlato. A rendere la situazione ancora più preoccupante è anche l'etichettatura. Il 93% dei campioni viene venduto semplicemente come "shark" o "mako shark", senza alcuna informazione precisa sulla specie. In alcuni casi, invece, il nome dell'animale indicato risultava invece completamente sbagliato.
In questo modo, sottolineano gli autori, i consumatori non hanno la possibilità di scegliere in maniera consapevole e rischiano di acquistare inconsapevolmente carne di specie minacciate o persino sconsigliate per il consumo a causa dell'elevato contenuto di mercurio. "Squali come i martello sono l'equivalente marino dei leoni: grandi predatori che svolgono un ruolo ecologico insostituibile. Siamo rimasti scioccati da quanto poco valga la loro carne sul mercato", ha commentato la ricercatrice Savannah Ryburn, prima autrice dello studio.
Non solo Stati Uniti: la vendita di carne di squalo è un problema globale

La vendita di carne di squali in pericolo non riguarda solo gli USA. In Brasile, poche settimane fa, un'inchiesta di Mongabay ha scoperto che carni di squali angelo (genere Squatina), specie in pericolo di estinzione e protette da anni, erano finite addirittura nei pasti scolastici dello Stato di Rio Grande do Sul. Anche qui in Europa, secondo dati della FAO e di Oceana, la situazione non è per nulla rassicurante. Spagna e Portogallo sono tra i principali paesi importatori e consumatori di carne di squalo, venduta spesso con il nome generico di "cazón" o "cação".
Anche in Italia, sebbene non esista un vero e proprio mercato interno consistente, prodotti etichettati come "palombo" o "verdesca" sono squali e la maggior parte dei consumatori non lo sa. Inoltre, questi nomi possono spesso nascondere anche altre specie di piccoli squali, non sempre identificabili chiaramente. Proprio la scarsa trasparenza delle etichette, insieme alla mancanza di controlli puntuali sull'origine delle carni, rende perciò estremamente difficile distinguere cosa finisce davvero sui nostri piatti.
Per i ricercatori, la soluzione deve quindi passare necessariamente da un obbligo stringente di etichettatura specifica, che indichi chiaramente la specie, l'area di pesca e l'origine del prodotto. Ma c'è anche una scelta che spetta inevitabilmente a noi consumatori, ovvero evitare di acquistare carne di squalo quando non si tratta di una reale necessità alimentare. Ogni nostro acquisto ha infatti un peso e quando si parla di squali significa decidere se contribuire o meno alla scomparsa di alcuni dei predatori più importanti per la salute dei nostri oceani.