
I cani attori dovrebbero avere una propria categoria ed essere ammessi agli Oscar. È questa la richiesta che, con tono semi-serio, arriva dalla casa di produzione IFC Entertainment Group, attraverso una lettera aperta di Indy, il cane protagonista del film horror "Good boy" che chiede di ricevere la sua nomination.
La lettera del cane Indy: "Sono acclamato dalla critica"
"Nonostante il mio ruolo acclamato dalla critica nel recente film ‘Good Boy', sono stato ritenuto non idoneo per la categoria Miglior Attore – si lamenta Indy nella lettera pubblicata sul sito Variety – A quanto pare, non sono abbastanza un bravo ragazzo". Il riferimento è un gioco di parole al titolo del film, in italiano traducibile proprio con "Bravo ragazzo", per il quale ha richiesto la candidatura.
La lettera è scritta in prima persona da Indy, ma dietro il tono giocoso chiede l'inclusione di attori animali tra le categorie premiate dagli Oscar, sostenendo che è giunto il momento che Hollywood dia un riconoscimento anche agli artisti a quattro zampe.
La lettera fa riferimento a una lunga tradizione di animali attori come Jed, il cane lupo in "Zanna Bianca", l'orca di "Free Willy" e il maiale protagonista di "Babe", quest'ultimo candidato come miglior film. "Quante grandi performance dovranno passare inosservate prima che l'Academy ci regali un premio?", si chiede Indy. Insomma, tra un po' l'espressione "recita da cane" potrebbe non essere più considerata un insulto, ma addirittura un complimento da premio Oscar.
Al netto dell'ironia sapientemente usata da IFC per promuovere il proprio film, l'impiego di animali nel mondo del cinema e dell'entertainment è molto più complesso e necessita di una importante distinzione tra domestici e selvatici.
Cani attori: cosa vuol dire recitare per gli animali domestici
Quando vediamo un cane sul grande o sul piccolo schermo non dobbiamo immaginarci che sappia di stare recitando. Il problema dei cani sul set è che possono essere sfruttati e stressati allo scopo di raggiungere la performance richiesta. C'è quindi bisogno di un dog trainer, una figura specializzata nell'addestramento sul set, che sappia come creare un binomio perfetto composto da cane e attore.
Quello che vediamo in molti cani infatti sono solo cani che rispondono a un rinforzo positivo, per cui sanno che se faranno l'azione che gli viene richiesta otterranno in cambio un beneficio, solitamente cibo, ma possono anche essere carezze e attenzione. Il cane è letteralmente ammaestrato affinché abbia un comportamento utile alla scena.
In altri casi, invece, si cerca di costruire una relazione tra cane e attore, i quali attraverso un lavoro di immersione sul set imparano a relazionarsi tra loro e a creare fiducia reciproca. In questo caso le azioni del cane non sono dettate dall'ottenimento di un beneficio, ma dalla volontà di fare squadra con il proprio umano per raggiungere un obiettivo comune. Esattamente quello che dovrebbe accadere in ogni relazione persona-cane sana. In pratica, un cane che recita bene è un cane che non recita affatto.
Perché animali selvatici come orche e delfini non dovrebbero mai essere usate dal cinema
Totalmente diverso è il discorso che riguarda gli animali selvatici, e i più usati sono i cetacei come delfini e orche. Se i cani attori sono a rischio di sfruttamento, tutti i selvatici sono certamente abusati. Questo perché le specie selvatiche nella loro storia non hanno mai attraversato un processo di domesticazione, cosa che invece è avvenuta per cani, gatti, pecore, maiali e altri animali domestici, i quali attraverso la co-evoluzione con la nostra specie hanno instaurato dei canali di comunicazioni che vanno oltre il singolo individuo. Proprio questo legame vecchio di migliaia di anni permette di instaurare legami profondi e di comprensione reciproca, motivo per il quale è così facile affezionarsi a un cane, a una capretta o a un cavallo.
Gli animali domestici, inoltre, hanno bisogno dell'essere umano, se non in maniera diretta almeno attraverso il permanere nella sua orbita. Anche esemplari reinselvatichiti di cane vivono a ridosso delle aree antropiche, dove trovano risorse e ripari.
I selvatici invece non traggono alcun beneficio dall'essere umano, al contrario, la vicinanza con noi spesso implica l'incapacità di procacciarsi il cibo in maniera autonoma, e provoca un grande stress. Questo fenomeno è ben noto ai frequentatori dei parchi acquatici. In questi luoghi sono avvenute tutte le uniche aggressioni mortali compiute dalle orche ai danni di persone, e il motivo risiede proprio nello stress a cui sono sottoposti. Lo stesso avviene sistematicamente sui set.