
"Mentre il mondo cerca di insegnare alle macchine a provare emozioni, noi ci siamo rivolti al codice sorgente, perfezionato in 30.000 anni: nessun algoritmo. Solo istinto". E' questo il punto di partenza di una start up russa creata da un team di artisti che ha inventato Lai-FI, "la prima rete al mondo di cani Internet urbani autoguidati che forniscono Wi-Fi ai residenti della città", dando così un "nuovo ruolo" al "miglior amico dell'uomo": andare in giro con uno zainetto sul dorso che fa da hotspot per la connessione ad Internet t in ogni momento, nel caso in cui in situazioni di emergenza non ci si riesca più a collegare.
Come e dove è nato il progetto dei cani di rifugio che portano il Wi-Fi per le strade delle città
Il progetto è nato in una Russia che ha attaccato l'Ucraina e che ancora oggi si trova in guerra. E' frutto della collaborazione tra diverse figure che a vario titolo appartengono al mondo dell'arte e che provengono in particolare dal festival Stenograffia, un evento annuale che si svolge principalmente a Ekaterinburg, la città in cui è partita la sperimentazione. Partecipano alla start up anche la fondazione di protezione animale Zooprotection e l'operatore di telefonia mobile locale Motiv.
Ekaterinburg è una città posta a est degli Urali in cui negli ultimi tempi, a causa della guerra, molto spesso la connessione a Internet è saltata come accade in diverse parti della Russia in cui spesso ci sono dei blackout della Rete dovuti tanto a attacchi hacker quanto a decisioni del governo stesso di interrompere la connessione. I fondatori della start up hanno dichiarato in un'intervista a un media locale che il loro obiettivo è quello di trovare una casa per i cani che sono stati spostati dalla strada nei rifugi e aiutare i residenti locali a rimanere connessi durante le interruzioni della rete mobile.
"Progettato a Ekaterinburg. Assemblato dalla natura", è infatti un altro degli slogan che sono stati messi in evidenza sul sito ufficiale dell'iniziativa e tutta la promozione del prodotto è basata su una comunicazione che punta sulle capacità dei cani e sul far conoscere alle persone in particolare le caratteristiche dei cani liberi e di quelli che lo erano ma sono finiti nei rifugi o nei canili, proprio per trovare degli adottanti per questi ultimi. "Il nostro progetto di arte scientifica mira ad attirare l'attenzione delle persone sui cani randagi attraverso la lente della collaborazione. Ora il cane randagio è socializzato e serve la società distribuendo internet ad alta velocità e illimitato", ha dichiarato Anna Klets, direttrice del festival di street art "Stenograffia".
I cani liberi in Russia, un fenomeno amato o odiato dalla popolazione
Proprio la scelta della tipologia di cani fa assumere a questo progetto una sua peculiarità, sperando che quanto promesso dalla start up sia davvero quello che intende fare, ovvero far cambiare la percezione dei cani di strada alle persone che ne hanno timore o li vedono come animali da togliere dal territorio.
I cani liberi che popolano gran parte del territorio russo vengono spesso definiti banalmente come "randagi" e tali sono nel senso comune del termine, ma questi animali – come molti altri in tante parti del mondo – che vivono senza una persona di riferimento fissa sono centinaia di migliaia e mediamente sono tollerati dalla popolazione se non anche rispettati e amati, a parte poi però lo svolgimento di stragi sistematiche da parte delle autorità o gli accalappiamenti seriali per "liberare" delle zone quando l'urbanizzazione prende piede e non guarda in faccia nessuno, persone o animali che siano.
Per comprendere quanto i cani liberi facciano parte del "patrimonio nazionale" russo, basta pensare ai cani della metropolitana di Mosca, conosciuti in tutto il mondo per la loro indipendenza e socievolezza, e in generale ai tanti cani liberi della Capitale raccontati anche in un lungo metraggio che ha vinto nel 2008 l‘orso di cristallo a Berlino, intitolato "Space Dogs" in cui si ricostruiva la storia di Laika, la prima cagna a essere mandata in orbita nello spazio, che era proprio una meticcia che viveva che viveva nelle strade di Mosca.
Il progetto di Lai-Fi è dunque fondato sulla partecipazione proprio degli ex cani di strada e non nell'addestramento di soggetti di razza. Animali che non sono "pet" e nemmeno "oggetti" da utilizzare per le sole necessità umane ma che, coinvolti in un'attività che li avvicina alle persone, consente alla popolazione di venire in contatto con le loro grandi capacità collaborative e così affiliarsi maggiormente in modo tale da garantirne protezione e, per alcuni, la possibilità eventuale di incontrare una persona di riferimento a cui legarsi.
Come funziona il progetto "Lai-FI"
E' proprio il cambio di prospettiva che è importante da considerare per "giudicare" questo progetto e non rischiare di cadere o in una visione completamente antropocentrica ("usiamo i cani per i nostri scopi") o in una visione estremamente pietistica e comunque sempre antropocentrica ("poverini i cani di strada vanno salvati"). Si tratta, almeno per quanto emerge studiando il materiale online, di un tentativo di mettere in luce le capacità dei cani in generale che non necessariamente hanno bisogno di avere un "proprietario", come dimostrano i soggetti che vivono nelle strade in Russia ma in generale i cani liberi nel mondo che comunque rappresentano ben l'80% della specie.
Ritornando al progetto, il funzionamento è abbastanza semplice nel concept ma ben studiato nell'organizzazione e nell'attenzione al benessere psicofisico dell'animale: i cani consentono di avere un hotspot cui collegarsi nelle zone della città in cui camminano e hanno così una funzione che dovrebbe rappresentare un messaggio diretto alla cittadinanza per far comprendere che hanno un valore sociale importante e che troppe volte, ormai anche in Russia, finiscono invece accalappiati e rinchiusi in canili (a volte veri e propri lager per animali) da cui non usciranno mai.
"Ogni cane viene assegnato a un volontario che a turno monitora il modo in cui i partecipanti al progetto si integrano nell'ambiente urbano con il nuovo dispositivo e come sviluppano scenari di interazione con gli esseri umani", ha aggiunto Klets in un'intervista su un sito locale proprio per mettere l'accento sulla cura dell'animale rispetto ad un eventuale stress psicofisico su cui il progetto sta avendo delle critiche.
Le critiche del mondo del volontariato e delle autorità locali
Alcuni volontari animalisti infatti hanno avanzato perplessità sull'iniziativa e in un'intervista con il quotidiano Takie Dela, diverse organizzazioni di protezione animale locali hanno definito il progetto "immorale e potenzialmente pericoloso per gli animali coinvolti".
Critiche sono arrivate anche da Vladimir Burmatov, vicepresidente del Comitato per l'ecologia della Duma di Stato che ha prima lanciato un messaggio chiaramente di stampo punitivo per chi abbandona i cani e poi chiarito la sua contrarietà alla presenza in generale di animali liberi sul territorio, affermando che "i cani dovrebbero essere portati nei rifugi e chi li abbandona dovrebbe essere multato di 30.000 rubli. Questo è ciò che dovrebbero fare le autorità locali, e allora non ci saranno più cani randagi per strada". Poi il funzionario della Duma ha aggiunto che "la presenza di cani randagi per strada è un problema per tutti noi. Perché ogni anno, 100.000 finiscono per strada contemporaneamente e iniziano a riprodursi in modo incontrollato, e in primavera assistiamo ad attacchi con vittime e così via. Dovremmo davvero mettere i router a tutti i cani?".
Il progetto Lai-Fi pare invece voler proprio ribaltare questo tipo di narrazione, tanto nei confronti di quegli animalisti che vedono gli animali solo come da "salvare" togliendoli dalla strada quanto nei confronti di quella visione politica che li vuole frutto sì della superficialità degli esseri umani ma che non punta all'educazione di questi ultimi ma solo alla punizione. Il team di artisti che ha dato vita al progetto invece ritiene che non deve essere il cane a doversi puntualmente attenere al modello classico di rapporto che vede l'animale come surrogato dell'essere umano ma quest'ultimo e le infrastrutture a misura solo della nostra specie che possono essere adattate anche alla funzione sociale del "miglior amico dell'uomo".
La metafora di questo progetto è da interpretare in maniera positiva se la si vede come un passo verso un'integrazione del cane in quanto soggetto pensante che diventa partner in modo funzionale per l'uomo, ma senza perdere di vista le sue capacità e le sue pulsioni, intese queste come l'espressione delle motivazioni dei soggetti coinvolti.
Dal punto di vista del benessere fisico, gli ideatori hanno spiegato che gli zaini "non ostacolano i movimenti dei cani né alterano la sua temperatura corporea naturale e in inverno fornisce persino calore. I componenti elettronici sono disposti in modo da distribuire il peso in modo uniforme, così che ogni cane possa muoversi normalmente. In media, ogni zaino pesa circa 500 grammi".