
In Africa lo chiamano "serpente dei sette passi", perché, secondo i racconti, quando ti morde non si riesce a fare più di sette passi prima di cadere a terra. È il famigerato mamba nero (Dendroaspis polylepis), uno dei serpenti più velenosi e letali del pianeta, in grado di uccidere un uomo adulto con appena 10 milligrammi di veleno. Ma un nuovo studio della University of Queensland, pubblicato recentemente sulla rivista Toxins, svela che dietro il suo morso letale si nasconde un segreto che riesce a "ingannare" persino gli antidoti.
Il veleno del mamba nero è un cocktail di neurotossine potentissime, tra cui le dendrotossine, che bloccano la trasmissione degli impulsi nervosi. In pratica, il sistema nervoso resta acceso, ma non riesce più a comunicare con i muscoli, che così smettono di rispondere ai segnali. È l’origine della cosiddetta paralisi flaccida, una condizione in cui il corpo si affloscia, i muscoli si rilassano e persino respirare diventa molto complicato.

Finora si pensava che solo tre delle quattro specie di mamba conosciute – quello nero, il verde occidentale e verde di Jameson – provocassero questo tipo di paralisi, mentre il mamba verde orientale (Dendroaspis angusticeps) fosse un'eccezione, poiché causava invece una paralisi spastica, fatta di spasmi e contrazioni incontrollabili. Ma il nuovo studio ribalta questa certezza: anche le altre tre specie, spiegano gli autori, possono innescare lo stesso meccanismo, ma in modo ancora più subdolo.
Il veleno del mamba, infatti, sembra agire in due fasi differenti. Prima paralizza il corpo, bloccando i segnali nervosi; poi, quando entra in gioco l’antidoto, cambia strategia. Come spiegano i ricercatori, è come se la cura per una malattia ne facesse emergere improvvisamente un'altra. Una volta neutralizzata la prima ondata tossica, infatti, le molecole residue del veleno vanno ad attaccare altri recettori del sistema nervoso, provocando spasmi violenti e incontrollabili.

Si tratta in realtà di un fenomeno noto da tempo a livello aneddotico, con diversi casi di persone che, dopo aver ricevuto il siero, sembravano riprendersi, solo per essere poi colpite da improvvise convulsioni. Ora però questo tipo di reazione è stata confermata per la prima volta anche in laboratorio. Il veleno del mamba nero non si limita quindi a paralizzare, ma colpisce due volte, svelando così la tossicità nascosta dopo il trattamento con l'antiveleno.
Capire finalmente come funziona questo meccanismo è molto importante, soprattutto in Africa sub-sahariana, dove i mamba sono responsabili di migliaia di vittime umane ogni anno. Gli antidoti attuali salvano molte vite, ma non sempre riescono a fermare del tutto gli effetti del veleno e ora sappiamo finalmente perché. Capire in che modo il veleno dei mamba riesce a colpire due volte il sistema nervoso, prima paralizzando, poi sovrastimolando, aiuterà gli scienziati a sviluppare terapie più efficaci e a salvare molte più vite.