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26 Settembre 2025
13:46

Il Tar ferma la sperimentazione sui Beagle di Aptuit. Lav: “Ecco chi sono questi cani sottoposti a pratiche dolorose”

L'azienda farmaceutica Aptuit di Verona fermata dal Tar del Lazio: stop alla sperimentazione su circa 800 Beagle. La vice presidente della Lav ricostruisce le fasi più importanti di una lunga battaglia legale e spiega: "Usati per testare delle sostanze potenzialmente tossiche e per verificare gli effetti che ne derivano"

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Intervista a Michela Kuan
responsabile scientifica dell’area Ricerca Senza Animali della LAV
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Foto d’archivio

Il Tar del Lazio ha deciso: stop alla sofferenza dei Beagle su cui sperimentano i ricercatori dell'azienda farmaceutica Aptuit di Verona. La sentenza è arrivata a seguito della battaglia legale che la LAV porta avanti da anni e dopo i sequestri già avvenuti, il più recente quello di nove cani che ora cercano adozione, da parte della Procura di Verona.

Di questa vicenda Kodami se ne occupa da tempo, cercando di chiarire uno scenario ancora possibile nel nostro Paese, ovvero che nonostante ci sia un divieto di sperimentazione sugli animali vigente sul territorio nazionale ancora è possibile che, non solo sui cani ma anche su primati e roditori, la pratica sia ancora in atto. Per comprendere tutta la vicenda che riguarda i Beagle in particolare ma un sistema che coinvolge migliaia di animali all'anno, abbiamo intervistato Michela Kuan, responsabile scientifica dell’area Ricerca Senza Animali della LAV che segue sin dall'inizio il caso.

Chi sono questi cani e cosa ne fa di loro l’azienda che ne ha il possesso?

Si tratta di almeno 800 Beagle che sono destinati dall’azienda ad esperimenti di tossicologia. I cani vengono usati per testare delle sostanze potenzialmente tossiche e per verificare gli effetti che ne derivano. Nella pratica questo comporta su di loro dei prelievi ripetuti e delle iniezioni a vari dosaggi, cosa che può portare ad effetti collaterali gravi tra cui tremore, nausea, spossatezza, ulcere, collasso stesso delle vene e problemi comportamentali. Questi test non si limitano quindi ad essere invasivi per l'animale e vanno oltre al dolore provocato dalla singola iniezione: sono il risultato della somma di pratiche dolorose previste da un intero progetto.

Risulta evidente da questa situazione che è ancora possibile in Italia sperimentare sui cani. Perché? Ci spiega cosa dice la legge in merito?

In Italia, grazie a LAV, non è più possibile allevare cani, gatti e primati da destinare alla sperimentazione. Questo risultato è stato ottenuto dopo anni di battaglie, che ci hanno portato ad avere una legge nazionale, il decreto26 del 2014, più restrittivo rispetto alla direttiva europea grazie all’inserimento di divieti e limitazioni ottenuti dalla nostra associazione. Sebbene ne sia vietato l’allevamento, è ancora possibile utilizzarli, ma solo in casi eccezionali e con autorizzazione del Ministero della salute, essendo il cane, insieme ai primati non umani e ai gatti, una specie particolarmente protetta.

C’è un po’ di confusione rispetto ai numeri e a dove si trovano i cani. Quanti ce ne erano, quanti ancora ce ne sono e dove sono?

Il numero dei cani attualmente presenti in Aptuit non è un dato che abbiamo a disposizione. Questi 800 cani erano gli animali previsti in totale per lo svolgimento di un progetto della durata di due anni e mezzo. Il numero degli animali attualmente all'interno dello stabilimento potrebbe essere più basso, ma deduciamo che nell'arco di due anni e mezzo ne sarebbero arrivati molti altri.

Avete mai avuto un confronto diretto con Aptuit?

Non abbiamo avuto un confronto diretto con Aptuit, ma ci teniamo a sottolineare che la nostra non è una mobilitazione fatta contro la singola azienda, bensì una parte di una campagna più ampia volta a fare luce sulle procedure – e le conseguenti lacune che queste procedure hanno – che autorizzano le aziende a sperimentare sugli animali. Le irregolarità riscontrate presso Aptuit non sono state rilevate da noi, ma da varie autorità completamente super partes, tra cui il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, il Consiglio di Stato e i Carabinieri Forestali coordinati dalla Procura di Verona.

Perché sempre si parla sempre di Beagle nel caso di sperimentazione sui cani?

Diciamo subito che la sperimentazione animale coinvolge quasi 400 mila animali all'anno solo in Italia, appartenenti a qualsiasi specie. Nel nostro Paese, grazie a LAV, abbiamo ottenuto il divieto di poter utilizzare le grandi scimmie, come scimpanzè e gorilla, ma esclusi questi, è possibile ricorrere a qualsiasi specie, come roditori – le specie più rappresentate all'interno dei laboratori – le pecore, i maiali, i primati, ovviamente i cani e anche i pesci. Abbiamo identificato addirittura delle marmotte, dei furetti e dei cavalli, chiaramente tutti gli animali ad interesse zootecnico, ma è possibile utilizzare persino specie in via d’estinzione e selvatiche.

Il cane soprattutto nell’ambito farmaceutico, resta, per prassi, il modello di riferimento; sebbene non sia un obbligo previsto dalla legge (che prevede due specie di cui una non roditore). Il Beagle, che molti di noi ricordano per la campagna di LAV contro Green Hill, pietra miliare dei diritti degli animali grazie alla liberazione dei cani stabulati e la chiusura dello stabilimento nel 2012, è un cane simbolo della sperimentazione. Si tratta di una razza particolarmente resistente, che ha un cuore molto forte, è di piccola taglia e un carattere molto docile; quindi, è relativamente facile da stabulare in laboratorio. Inoltre, ha anche il pelo corto e ispido, di conseguenza adatto alle iniezioni/prelievi. Queste sono caratteristiche che non sono delle necessità scientifiche, ma sono legate solo alla praticità che non può essere il principio su cui basare una scelta “scientifica”.

La vostra battaglia legale parte da molto lontano. Ci può riassumere i passaggi più importanti?

Le tappe principali a livello legale si possono riassumere così: l'inizio delle indagini e l'apertura della procedura a livello penale contro le due veterinarie e contro l'allora amministratore delegato di Aptuit per maltrattamenti e uccisione non necessitata di animali, che hanno portato nel corso dell'ultima udienza alla richiesta da parte delle due veterinarie della messa alla prova, e da parte dell’amministratore delegato al patteggiamento. Mentre sul fronte amministrativo, la sospensione nel giugno 2024 di tre autorizzazioni, di cui una ha potuto riprendere a seguito di appello dell'azienda e autorizzazione del Consiglio di Stato. Lo stesso organo di giustizia ha però al contempo richiesto delle nuove ispezioni che hanno dimostrato delle nuove irregolarità il cui esito ha poi condotto la Procura di Verona a disporre nuovi sequestri (di recente abbiamo ottenuto l'affido definito di 9 beagle). L’ultima sentenza del Tar, invece, ha confermato la nostra richiesta iniziale di sospendere il rinnovo dell'autorizzazione di tossicologia, la stessa per cui il Consiglio di Stato aveva concesso una temporanea ripresa.

Qual è adesso la situazione e quali i prossimi passi?

Il procedimento penale è ancora in corso. Le udienze si terranno nei prossimi mesi e capiremo se il giudice vorrà accogliere quanto richiesto dalle due veterinarie e dall'ex amministratore delegato, mentre per il filone amministrativo difenderemo ad ogni costo il risultato ottenuto nella sentenza del Tar del Lazio.

Dal vostro osservatorio qual è la percezione, secondo voi, dell’opinione pubblica?

L'opinione pubblica si è dimostrata negli anni sempre più contraria al fenomeno sperimentazione animale, sia a livello internazionale, tramite sondaggi europei, sia a livello italiano come dimostrano gli ultimi risultati del Rapporto Eurispes. Non bisogna confondere questo con quanto in oggetto in questo caso. Noi come LAV promuoviamo una ricerca senza animali per ragioni etiche e scientifiche e chiediamo una scienza diversa e rispettosa della vita animale e dell’uomo. Ma in questo processo parliamo di irregolarità: il punto è che non sono stati rispettati neanche i minimi parametri definiti dalla legge. Quindi si va oltre il concetto di sperimentazione animale o no, qui si tratta di rispondere alla giustizia.

A livello politico avete avuto sostegno rispetto a questa situazione?

A livello politico non abbiamo avuto nessun sostegno particolare e non è entrata nessuna forza politica in gioco, anzi auspichiamo che queste situazioni di denuncia, ricordiamo anche il caso dell'Università di Catanzaro, portino i politici e il contesto italiano a voler rendere questo fenomeno il più trasparente e controllato possibile e che ci sia un sistema quanto più attinente almeno ai requisiti richiesti dalla legge.

Cosa rispondete a chi dice che la sperimentazione animale (in generale) è ancora necessaria?

Volendo fare un discorso più generale, la sperimentazione animale è un modello antiquato, obsoleto, una prassi mai validata scientificamente, relativa alla fine del Novecento. Nel 2025 abbiamo la necessità di investire e superare il modello animale attraverso dei modelli human-based, che quindi siano sviluppati dall'uomo per l'uomo.

Pretendere che un topo, un ratto, persino un cane, per alcune somiglianze, possa essere il giusto modello per l'uomo, non è la risposta, lo poteva essere alla fine del Novecento, tralasciando le considerazioni etiche, non può esserlo ora. Ricordo che nessun modello animale è mai stato validato, mentre invece i metodi alternativi affrontano una seria procedura di validazione, che può impiegare anche dieci anni. Noi abbiamo in Italia l'onore di ospitare il centro di validazione europeo per i metodi alternativi e ricordo anche che la necessità del superamento del modello animale non è una cosa che nasce dagli animalisti, ma nasce da una volontà chiara dell'Unione Europea, scritta nero su bianco nella direttiva, che vede come prioritario il modello animal-free e come obiettivo comune per l'Unione Europea una ricerca senza animali.

Numerose pubblicazioni scientifiche hanno dimostrato come questo modello animale fallisca in oltre il 95% dei casi, un indice di fallimento altissimo. Per voler garantire un futuro sicuro alla nostra specie, una cura per i malati, e anche per il nostro pianeta, che si vede riversare nell'ambiente tantissime sostanze tossiche grazie a risultati sicuri sugli animali, deve esserci, ora, la volontà di investire in una ricerca innovativa, pratica, sicura, basata sull’unico modello attendibile: l’uomo.

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