UN PROGETTO DI
18 Settembre 2025
8:44

Il ritorno del dodo sempre più vicino? L’annuncio: “Coltivate per la prima volta le cellule germinali”

Colossal Bioscience, l'azienda statunitense specializzata in progetti di de estinzione, ha annunciato di essere riuscita "a coltivare con successo" cellule germinali primordiali di una specie parente del dodo facendo così il primo passo necessario per arrivare a riportare in vita l'uccello estinto.

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Il dodo è l'animale estinto più famoso e iconico del Pianeta proprio perché è diventato il simbolo della scomparsa di molte specie a causa dell'uomo. Descritto per la prima volta nel 1598 dai marinai olandesi che erano sbarcati alla isole Mauritius, questo uccello "che non sapeva volare" (apparteneva alla famiglia dei columbidi) scomparve nel giro di qualche decennio a causa però non solo dalla caccia ma specialmente per l'introduzione di specie aliene nel suo unico habitat nell'Oceano Indiano.

Da anni si insegue la speranza di riportarlo in vita e ora Colossal Biosciences, l'azienda che è diventata nota per aver annunciato la "rinascita dei lupi feroci" in pompa magna per poi dover precisare che si trattava invece di lupi grigi, ha reso noto di aver compiuto un passo importante per la de estinzione del dodo.

Coltivate le prime cellule germinali primordiali: Colossal Biosciences a lavoro per la rinascita del Dodo

L'annuncio dell'inizio dei test in laboratorio era stato dato nel febbraio 2023 e quello che ora è accaduto è che, secondo quanto comunicato dall'azienda fondata nel 2021 dal genetista di Harvard George Church e dall'imprenditore Ben Lamm, gli scienziati sono riusciti a coltivare per la prima volta delle cellule germinali primordiali, partendo da quelle di alcuni piccioni, che possono diventare il primo passo per la produzione di spermatozoi e uova per far "rinascere" il dodo.

Quelli che potrebbero nascere, in ogni caso, sarebbero poi dei polli geneticamente modificati che a loro volta "serviranno" come surrogati dei dodo. A questi esemplari, infatti, saranno iniettati altre cellule primordiali che appartengono a una specie in particolare: il piccione delle Nicobare, che è l'animale vivente che viene considerato ancora un parente stretto del dodo. Questa ibridazione, secondo gli esperti, consentirà di operare sulla morfologia degli animali andando a modificare la forma del corpo, in particolare del capo, per "creare" di nuovo il dodo.

Solo per questa attività Colossal Bioscience ha raccolto ben 120 milioni di finanziamenti privati da parte di investitori americani che si interessano a progetti in cui la tecnologia e la ricerca si mettono al servizio della conservazione delle specie o alla "rinascita" di quelle estinte. L'azienda, che ancora viene definita "start up", è leader del settore ormai da anni, tanto che con questo nuovo round di finanziamenti è arrivata a valere oltre 10 miliardi di dollari. 

La complessità della "de estinzione" e il dibattito etico

In un video sul canale YouTube di Colossal Bioscience è spiegato tutto il procedimento che gli scienziati stanno eseguendo e ai media Usa l'amministratore delegato Ben Lamm ha spiegato quali tempistiche si aspettano per rivedere i dodo in vita: "A grandi linee, pensiamo che ci vorranno ancora dai cinque ai sette anni". Il progetto prevede che gli animali poi siano reintrodotti in natura, secondo quanto dichiarato dalla responsabile scientifica Beth Shapiro: "Non si tratta di un processo in cui un giorno getteremo migliaia di dodo a Mauritius. Ovviamente sarà un processo lento, attento e ponderato. Se riuscissimo a reintrodurre un grande uccello frugivoro che vive a terra ad oggi non conosciamo tutte le conseguenze che ciò comporterebbe ma prevediamo che avremmo delle piacevoli sorprese".

L'entusiasmo che provocano questo tipo di notizie è dovuto soprattutto perché la clonazione, le modifiche del DNA e la de-estinzione sono tecniche costose, complesse, lente e soprattutto molto rischiose. I tassi di insuccesso sono molto alti, così come le probabilità che compaiano malformazioni, difetti genetici e problemi di salute.

Su questi temi si svolge poi da sempre anche un dibattito etico nella stessa comunità scientifica e che riguarda appunto proprio il senso del re introdurre poi in natura un animale che "ritornerebbe" in un ambiente decisamente cambiato dopo 400 anni dalla sua dipartita. Che tipo di danni potrebbe causare ciò alle altre specie che ora abitano quella porzione di territorio? E il dodo riuscirebbe poi a sopravvivere? Le questioni al riguardo sono diverse, non ultima anche proprio la domanda se abbia un senso o meno riportare in vita animali che sono, ad oggi, scomparsi per sempre mentre si potrebbero invece indirizzare i fondi e le menti degli scienziati per tutelare le specie che sono a rischio scomparsa oggi.

Quando si è estinto il dodo, simbolo dell'impatto delle attività umane

Il dodo, in ogni caso e suo malgrado, è il simbolo del fenomeno dell'estinzione causata dall'intervento umano, anche quando ciò non avviene con consapevolezza ma, come avvenuto per questa specie, per l'introduzione di animali come cani, gatti, maiali, ratti e topi alle isole Mauritius dove non vi erano predatori e competitori che potessero disturbarne l'esistenza. Cani e gatti in particolare, infatti, divennero un vero pericolo per il dodo e i suoi pulcini, mentre suini e roditori mangiavano le sue uova. I maiali, le capre e altri animali erbivori, arrivati sempre via mare grazie all'uomo, entrarono pure in competizione alimentare con i dodo per la frutta, i semi e le altre risorse alimentari.

Nell'agosto del 2024 uno studio ha però cambiato la visione del dodo così come ancora viene narrato e immaginato. Questo "uccello incapace di volare", infatti, spesso è stato quasi additato come responsabile della sua estinzione perché particolarmente lento non solo fisicamente, anche a causa del suo "non saper volare", ma anche di cervello. Pubblicato sullo Zoological Journal of the Linnean Society, lo studio invece ha dimostrato che i dodo erano animali potenti e veloci attraverso una revisione completa della tassonomia della specie e del suo parente più prossimo, il solitario di Rodriguez (Pezophaps solitaria), endemico dell'isola di Rodrigues, la più piccola delle Isole Mascarene.

L'ultimo avvistamento di un dodo risale al 1662, appena 64 anni dopo la sua prima scoperta avvenuta nel 1598. Presunti avvistamenti successivi al 1962 ce ne sono stati diversi ma non sono mai stati confermati e quindi non vengono riconosciuti. In ogni caso entro il 1700 il dodo sparì certamente e definitivamente dal pianeta.

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