
All'interno della grotta Luftloch, nel cuore del Carso in Friuli-Venezia Giulia, un piccolo gruppo di speleologi si è trovato davanti a qualcosa di davvero unico. Mentre esploravano un tratto del fiume Timavo – un corso d-acqua sotterraneo che scorre per chilometri sotto la roccia – i ricercatori della Società Adriatica di Speleologia hanno recuperato un proteo da record.
Un animale lungo ben 31 centimetri, con una stazza tale che nel retino se ne percepiva chiaramente il peso, stimato intorno all'etto. Per quanto ne sappiamo, nessun proteo osservato e misurato in Italia aveva mai raggiunto dimensioni così grandi.
Il ritrovamento del proteo da record
La scoperta è avvenuta a oltre 300 metri di profondità, un ambiente estremo dove la luce non arriva mai e dove ogni forma di vita sembra appartenere più a un mondo fantastico che al nostro. E infatti il proteo – il cui nome scientifico è Proteus anguinus – è un anfibio che ha proprio l'aspetto di un piccolo drago acquatico: pelle bianca e traslucida, testa grande, corpo allungato, minuscole zampe e branchie rosse che sporgono come piume ai lati della testa.
Gli speleologi della Società Adriatica di Speleologia si sono subito resi conto che avevano tra le mani qualcosa di unico, anche perché questi animali raramente superano i 20-25 cm. Una volta misurato e fotografato, il proteo è stato poi subito rilasciato esattamente dove è stato trovato. Si tratta, inoltre, di un avvistamento molto importante per lo studio e la conservazione di questa specie.
Ogni nuovo individuo osservato, infatti, permette di raccogliere informazioni preziose sulla biologia del proteo, sulla qualità delle acque carsiche e sulle minacce che gravano su un ecosistema fragile e quasi invisibile.
Chi è davvero il proteo, l'anfibio che sembra un drago

Il proteo è un anfibio cavernicolo, cioè un animale che ha scelto di vivere esclusivamente negli ambienti sotterranei. È completamente cieco: gli occhi, non avendo alcuna utilità nel buio assoluto delle grotte, si sono ridotti fino a diventare appena accennati sotto la pelle. La mancanza di luce ha portato anche alla perdita di pigmentazione e per questo appare bianco o rosato, quasi come se fosse fatto di cera.
Queste caratteristiche così particolari sono adattamenti perfetti per la vita nelle acque profonde delle falde carsiche dell'area dinarica, un vasto sistema che comprende Slovenia, Croazia e una piccola porzione dell'Italia nord-orientale, l'unico posto in cui vive questa specie. Nel Carso isontino e triestino, il proteo si trova solo in pochissime grotte e sempre a grande profondità, dove la temperatura dell'acqua rimane costante tutto l'anno e il cibo è estremamente scarso.
Fatta però eccezione per il proteo nero (Proteus anguinus parkelj), una particolare sottospecie "colorata" osservata talvolta anche in superficie, normalmente il proteo vive solo nelle profondità bui delle caverne.
L'anfibio che vive cent'anni
Una delle caratteristiche più sorprendenti del proteo è la sua longevità. Può vivere fino a un secolo, un vero record per gli anfibi. Questo è possibile grazie a un metabolismo molto lento che consente all'animale di consumare pochissima energia. Un proteo può infatti resistere per lunghi periodi anche senza nutrirsi di piccoli invertebrati acquatici. Sono documentati individui che non mangiano quasi nulla per anni, sopravvivendo grazie alle riserve accumulate e retando completamente immobili anche per otto anni.
Il suo ciclo vitale è altrettanto particolare. Il proteo rimane "neotenico", cioè conserva per tutta la vita tratti tipici della fase larvale degli anfibi, come le branchie esterne. In un certo senso, è un animale che non diventa mai davvero adulto, almeno nel modo in cui lo intendiamo noi, un po' coma accade con l'axolotl, altro anfibio molto particolare. Proprio perché così sensibile ai cambiamenti dell'ambiente, la presenza del proteo è considerata un segnale di eccellente qualità dell'acqua.
Questi anfibi non tollerano sostanze inquinanti e vivono solo dove le falde sono pulite e ben ossigenate. Trovarne uno – e soprattutto trovarne uno così grande – significa che almeno in quella parte del sistema carsico le condizioni naturali sono ancora intatte.