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11 Dicembre 2025
9:12

Il piccolo “cervo topo” e altri cinque animali più monogami di noi: la classifica in uno studio

Secondo uno studio dell'Università di Cambridge, la nostra specie paragonata ad altre 35 risulta tra i mammiferi più monogami: circa il 66% dei fratelli condivide entrambi i genitori.

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Peromyscus californicus

Ebbene sì: i cervi-topo della California sono più monogami degli essere umani. E non solo: ci sono altre sei specie che nelle relazioni osservano la monogamia come stile di vita più di homo sapiens. E' quello che emerge da uno studio condotto dal professor Mark Dyble dell'Università di Cambridge, in cui il tema della stabilità nel tempo delle coppie è stato valutato in base a un indice univoco proprio per trovare una traccia comune tra i diversi animali che sono stati valutati: il cosiddetto "tasso di full siblings", ovvero il numero di fratelli e sorelle di una specie che condividono la stessa coppia di genitori.

"Esiste una serie di monogamie di alto livello, in cui gli esseri umani si trovano a loro agio, mentre la stragrande maggioranza degli altri mammiferi adotta un approccio molto più promiscuo all'accoppiamento", ha commentato Dyble, antropologo evoluzionista che ha stilato una classifica in cui la nostra specie si posiziona al settimo posto tra quelle più longevi all'interno di una coppia.

La classifica degli animali più monogami sul Pianeta: gli esseri umani al settimo posto

Sul gradino più alto del podio ci sono i topi cervi della California (Peromyscus californicus), che rimangono in coppia per tutta la vita, ma gli esseri umani ne escono comunque "bene" entrando nella top ten delle specie più monogame al mondo. Nello studio, pubblicato su The Royal Society Publishing, Dyble sottolinea da subito qual è stato il suo ragionamento per arrivare a stilare questa particolare classifica: "Ho valutato un contesto comparativo sul comportamento di accoppiamento umano confrontando la distribuzione delle tipologie di fratelli (fratelli germani contro fratellastri) in oltre 100 società umane con dati equivalenti provenienti da 34 specie di mammiferi non umani. Sebbene vi siano delle variabili a livello interculturale, i tassi di fratelli germani negli esseri umani si avvicinano molto a quelli osservati tra i mammiferi socialmente monogami e si attestano costantemente al di sopra dell'intervallo osservato nei mammiferi non monogami".

L'analisi condotta dal ricercatore che lavora al Dipartimento di Archeologia dell'Università di Cambridge ha portato a questa top ten:

  1. Topo cervo della California (Peromyscus californicus)100%
  2. Licaone (detto anche "cane selvatico africano"- Lycaon pictus) – 85%
  3. Talpa di Damaraland (Fukomys damarensis)79,5%
  4. Tamarino dai mustacchi (Saguinus mystax)77,6%
  5. Caberù(detto anche "lupo etiope" – Canis simensis) – 76,5%
  6. Castoro europeo (Castor fiber) – 72,9%
  7. Essere umano (Homo sapiens)66%
  8. Gibbone dalle mani bianche (Hylobates lar)63,5%
  9. Suricato (Suricata suricatta Schreber) – 59,9%
  10. Lupo grigio (Canis lupus)46,2%

Il criterio di partenza, dunque, è stato quello di valutare il numero di fratelli nelle varie cucciolate che condividono i geni degli stessi genitori. Dyble ha così analizzato 35 specie, incluso la nostra, che sono note per condurre una vita monogama, come appunto i suricati o i castori, e nella consapevolezza che gli esseri umani – per motivi sociali e considerando anche le differenze culturali tra le varie popolazioni – tendono a procreare all'interno di coppie durature.

Il numero delle specie valutate è basso per la mancanza di dati genetici e demografici che si hanno a disposizione, quindi la classifica generata dal ricercatore non può essere generalizzata rispetto a tutte le specie che effettivamente abitano il mondo.

È importante però mettere bene in evidenza un dato fondamentale, onde evitare narrazioni antropocentriche e legate a valutazioni prettamente "sentimentali" e poco scientifiche quando poi si divulgano questo tipo di ricerche: l'esperto ha misurato la monogamia riproduttiva che non equivale a dire che vi sia una corrispondente fedeltà relazionale o sessuale nel senso sociale del termine.

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Una famiglia di suricati

I suricati, ad esempio, hanno una percentuale di fratelli germani pari quasi al 60%, mentre i castori superano gli umani in monogamia con un tasso del 73%. Quello che più si avvicina alle nostre scelte di vita in termini di coppia

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Il gibbone dalle mani bianche è quello che più si avvicina agli esseri umani nello studio con un tasso di monogamia del 63,5%. È l'unica altra specie unipara nella top ten, ovvero che in media dà alla luce un solo piccolo per ogni parto, a differenza delle cucciolate di altri mammiferi monogami. L'altro primate non umano infatti è il tamarino dai mustacchi ("tamarino baffuto"): una piccola scimmia che vive nell'Amazzonia e che solitamente partorisce gemelli e ha un tasso di fratelli germani di quasi il 78%.

Il focus sull'essere umano: perché siamo diventati monogami

Gli esseri umani, dunque, hanno un tasso complessivo del 66% di fratelli germani. La nostra tendenza verso la monogamia ha origini antiche che, nonostante tutte le differenze culturali e sociali che ci sono tra le varie popolazioni umane, trova fondamento nella logica della convenienza.

Il costo per crescere dei figli è infatti da sempre molto alto per la nostra specie. I nostri "cuccioli" dipendono dai genitori per un lungo arco di tempo e gli anni spesi per garantire la loro crescita fino alla fase adulta richiedono cure, risorse e continua attenzione.

"La scoperta che i tassi di fratelli germani tra gli esseri umani si sovrappongono a quelli osservati nei mammiferi socialmente monogami rafforza ulteriormente l'idea che la monogamia sia il modello di accoppiamento dominante nella nostra specie", scrive Dyble e ciò trova conforto non solo in questa ultima e particolare ricerca ma in anni di studi e dibattiti proprio sulla monogamia degli esseri umani. In breve, gli studiosi sono arrivati a ritenere che quella "fatica" di crescere i figli abbia portato alla scelta di dimostrare in questo modo "la garanzia della certezza" della paternità per incentivare  l'impegno da parte del maschio della coppia nella cura della prole in modo tale che l'investimento non cadesse solo sulla femmina. Non esiste solo questa teoria, chiaramente, ma in via di massima si arriva sempre alla conclusione che la monogamia sia dovuta alla necessità di stabilire rapporti saldi e duraturi in funzione sempre delle esigenze sociali e riproduttive.

Ciò che questa ricerca ribadisce, in ogni caso, è che quella percentuale di monogamia che fa arrivare al sesto posto gli esseri umani (66%) ci pone in una posizione che ci fa comprendere che tutto dipende dall'aspetto culturale nel quale siamo calati e che non è la biologia a determinare il comportamento.

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