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E' una delle domande o delle affermazioni che sento con maggiore ricorrenza, quando le persone ‘scoprono' che sono un'istruttrice cinofila o anche solo quando ci si confronta tra umani di riferimento di un cane. "Il mio cane è geloso", con o senza punto interrogativo. In tanti, anche ora che state leggendo, avrete questa ‘certezza' oppure vi siete posti il dubbio se quel modo di fare del vostro Fido è davvero classificabile come quella che in umana viene definita una "emozione complessa", ovvero "secondaria".
Ebbene la scienza ha dato già una risposta e ci ha sempre invitato – in fondo – a guardare oltre l'antropocentrismo che necessariamente caratterizza la nostra specie ma che in questo caso è utile per comprendere che il "miglior amico dell'uomo" non solo prova le emozioni primarie (paura, gioia, disgusto, tristezza e sorpresa) ma ha capacità cognitive che gli consentono di elaborare sentimenti appunto più profondi, dovuti a ciò che effettivamente prova a seconda del contesto e della relazione in cui è calato.
Un cane che si mette in mezzo tra la sua persona di riferimento e un altro individuo che sia un umano o un altro animale, che usa varie parti del corpo come il muso o il posteriore, che abbaia per farsi notare è un cane che sa bene cosa sta provando e cosa ci vuole comunicare: ‘ehi, ci sono anche io e sono geloso".
Non si tratta solo di aneddoti tra amanti dei cani, però, ma di un tema trattato in diversi studi scientifici che analizzano proprio il repertorio etologico e che hanno dato come esito una conferma del fatto che i cani possono provare gelosia.
Ora, però, dobbiamo fare quello scatto che ci fa togliere dalla mente la nostra visione specie specifica (il famoso "antropocentrismo") e capire che tipo di gelosia è quella di Fido, ovvero conoscere la motivazione sociale che li spinge a provare quel sentimento e che è funzionale e profondamente legata al tipo di relazione che hanno con gli umani di riferimento.
Dal dato empirico alla scienza: come e quando è geloso un cane
Uno studio approfondito in cui si è andati a valutare se un’emozione come la gelosia appartiene anche ai cani è stato condotto da Paola Valsecchi, etologa e professoressa associata all’Università di Parma, tra le voci più autorevoli in Italia quando si parla di comportamento animale.
Su Kodami, in una puntata della nostra serie MeetKodami dedicata proprio all'incontro con personalità che a vario titolo hanno studiato e approfondito l'etologia di diverse specie, la professoressa Valsecchi ha spiegato: "La nostra relazione con i cani è frutto di una co-evoluzione lunga almeno 40.000 anni. Questo ha permesso lo sviluppo di una comunicazione incredibilmente raffinata, che va oltre il semplice linguaggio dei gesti: è una forma di sintonia emotiva".
Ed è proprio da questa sintonia che, secondo l'esperta, nascono alcune dinamiche comportamentali che noi interpretiamo come “gelosia”.
"In uno studio condotto insieme alla collega Emanuela Prato Previde – ha precisato la professoressa – abbiamo osservato come i cani reagiscono quando il loro proprietario dà attenzioni a un altro cane. Abbiamo registrato segnali di disagio, tentativi di interposizione e vocalizzazioni: tutti comportamenti che, nel contesto relazionale, possono essere letti come una forma di gelosia".
La funzione sociale della gelosia nei cani
In noi umani gelosia può scaturire da motivazioni complesse o irrazionali, nei cani si tratta di una scelta emotiva basata sulla cognizione di causa/effetto. E una risposta funzionale. Essere geloso per un cane significa preservare e proteggere in qualche modo il legame con la figura di riferimento, che non è solo un fornitore di cibo o altre necessità basiche ma anche e soprattutto di interazioni sociali che per Fido sono fondamentali da appagare.
"La gelosia, in questo senso, ha una funzione adattiva – ha sottolineato Valsecchi – Serve a mantenere relazioni stabili e a prevenire la perdita di risorse sociali importanti. Per questo è più corretto parlare di gelosia sociale piuttosto che antropomorfizzare l’emozione".
Lo studio australiano: i cani arrivano anche a immaginare situazioni di gelosia
Uno studio pubblicato su Scientific Reports nel 2018 ha dimostrato che i cani tentano fisicamente di separare il proprio umano da un altro cane, anche quando in realtà il ‘contendente' è… un peluche.
I ricercatori avevano reclutato 36 cani e relativi umani di riferimento chiedendo a questi ultimi di dedicare attenzione a tre oggetti: un pupazzo che abbaiava e scodinzolava, un secchiello di Halloween e un libro, ignorando il proprio cane mentre lo facevano.
La reazione di gelosia da parte dei cani è stata decisamente più evidente quando le persone avevano finto di dare attenzione al peluche, manifestandola attraverso l'interposizione del corpo, l'abbaio e anche rivolgendosi direttamente all'oggetto con altrettante vocalizzazioni e anche tentativi di afferrarlo.
Nel 2021, ecco che un altro studio – questa volta a cura di alcuni ricercatori dell'Università di Auckland – ha dimostrato qualcosa di ancora più importante: Fido prova gelosia anche solo immaginando che il suo umano di riferimento stia interagendo con un altro cane. Praticamente, non c'è bisogno di vedere l'interazione da parte di un cane ma è stato dimostrato che gli animali riuscivano ad evocare mentalmente quanto avevano già vissuto e manifestare fastidio, come del resto avviene anche da parte dei bambini. Ciò porta a comprendere quanto siano profonde le abilità cognitive dei cani che hanno – come noi umani – la capacità di avere rappresentazioni mentali ben definite.
Come è stato possibile stabilirlo? Il test è stato fatto con 18 cani che sono stati messi di fronte a due situazioni differenti. Nella prima i ricercatori hanno di nuovo usato un pupazzo a forma di cane con cui la persona di riferimento ha interagito e nella seconda la persona aveva un oggetto (un cilindro di pile) tra le mani. In entrambi i casi c'era una barriera che impediva al cane di vedere chi era l'oggetto delle attenzioni del suo umano di riferimento e la reazione però era evidentemente più ‘forte' quando si trattava del peluche.
Da questo comportamento è stata dedotta l'abilità cognitiva di poter immaginare che vi fosse un reale ‘competitor' a ricevere l'affetto del proprio umano e così la scienza ha compreso un tassello in più per riconoscere le abilità cognitive dei cani e come le emozioni giocano un ruolo fondamentale nel rapporto con l'umano.
Come si riconosce la gelosia in Fido e cosa fare?
L'etologia canina, dunque, ha definito l'importanza della funzione sociale delle emozioni secondarie nei cani e i segnali, in fondo, sono gli stessi che noi ‘normali proprietari' vediamo nella vita quotidiana insieme a Fido quando poi, appunto, riconosciamo da parte sua il desiderio di essere il centro delle nostre attenzioni.
Ne elenchiamo alcuni, ma sono diverse le manifestazioni e dipende tantissimo da soggetto a soggetto, ricordandoci che ogni cane è un individuo a sé.
- Il cane si mette in mezzo tra noi e un altro animale o una persona.
- Cerca il nostro sguardo e anche fisicamente chiede di riportare l’attenzione su di sé.
- Vocalizzazioni e agitazione: messaggio chiaro per dire: "Guardami".
- Prende oggetti, sale sul letto o fa qualcosa che ‘non ci piace' così da distrarci.
Si tratta di comportamenti che vanno osservati e di richieste che non vanno punite o lasciate nell'indifferenza. Perché, come ha precisato la professoressa Valsecchi "dietro la gelosia del cane c’è spesso il timore di perdere il ruolo che ha nel nostro mondo. È un'emozione sociale, e come tale merita rispetto".
Sta a noi dunque rimanere una guida coerente e che è degna di fiducia, rassicurare Fido quando ci sono estranei o quando interagiamo affettuosamente con altri membri della famiglia – umani o non che siano – e non farlo sentire escluso, gestendo eventuali picchi emotivi che bisogna fargli comprendere non sono necessari perché anche lui è amato, considerato e rispettato.
La gelosia nei cani non è un ‘dispetto' né qualcosa di cui però dobbiamo vantarci, perché a volte capita proprio di rinforzare questo sentimento perché così ci sentiamo più ‘soddisfatti' da quel famoso ‘amore incondizionato' che invece deve essere frutto di una relazione basata sulla coerenza.
«I cani leggono il nostro mondo emotivo con una chiarezza disarmante. Quando manifestano disagio, stanno parlando con noi. Sta a noi ascoltarli davvero», ha concluso la professoressa Valsecchi e questo ci sembra il messaggio più importante da recepire nell'ambito di quella osmosi emozionale che si crea tra noi e il "miglior amico dell'uomo".