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"Dominanza". E' sul significato di questa parola che dobbiamo interrogarci prima di associarla a qualsiasi essere vivente. Nello specifico, quando la si attribuisce a un cane è importante capire la differenza di interpretazione che passa tra l'uso che se ne fa in etologia e quello che invece si intende nel linguaggio comune. E sì: ancora tantissime persone definiscono il proprio cane come "dominante", ma dando a questa parola un senso che poco ha a che fare con il suo significato reale nel campo degli studi sul comportamento della specie.
Facciamo prima alcuni esempi utili a capire come spesso viene mal interpretato il comportamento di Fido e scambiato, appunto, come una manifestazione del suo "carattere dominante". Siete al parco e Fido abbaia ad ogni cane che passa. Guai se ti siedi su una panchina: il tuo compagno a quattro zampe non si rilassa mai e non consente a nessuno di incrociare, anche da una certa distanza, nemmeno uno sguardo con voi. Ancora, il cane con cui convivi "non ti ascolta": continua incessantemente a tirare al guinzaglio e pensi che si senta "più forte" di te, che sia lui praticamente a decidere cosa fare a discapito anche delle tue necessità. Ritornando al parco, poi, ecco che siete in un'area cani e ogni volta che vi entrate dentro il tuo cane "bullizza" gli altri conspecifici, scacciando via quelli che non gli piacciono o esprimendo proprio un comportamento aggressivo che per te significa voler emergere rispetto agli altri. Ultimo ma non ultimo esempio, il tuo cane monta la tua gamba ma anche quella degli ospiti oppure il suo giocattolo o la sua cuccia. E anche lì, magari, pensi che si tratti dell'espressione di un soggetto che vuole, ed ecco che usiamo la parola chiave, "dominare" qualsiasi cosa.
Ecco, tutti questi casi spesso vengono "giustificati" proprio perché l'opinione della persona di riferimento si riduce a definire quel cane come un individuo che non fa altro che esprimere la sua propensione a voler dominare gli altri, persone o cani che siano.
Le cose non stanno così: gli esempi fatti infatti descrivono situazioni e comportamenti le cui motivazioni sono diverse e che alla base però non rappresentano un cane dominante ma, a seconda del singolo individuo, un animale che sta esprimendo in realtà dei sintomi di disagio o altre componenti del suo carattere. Dobbiamo dunque partire dal principio e capire insieme, esattamente, cosa significa "dominanza" nel mondo dell'etologia canina (e degli animali in generale).
Dominanza, un termine il cui utilizzo è scorretto

Come ha scritto l'etologa Federica Pirrone su Kodami: "Si definisce ‘di dominanza' quellarelazione tra due individui in cui sussiste un'asimmetria di status: lo status del vincitore è quello di dominante mentre lo status dello sconfitto è di subordinato. Il dominante vince e ottiene privilegi, come un accesso prioritario a risorse chiave, quali il cibo, il partner sessuale o un luogo di riposo. In genere, nell'interazione sono coinvolti sia comportamenti che non implicano un contatto, che comportamenti di contatto. I primi includono l’inseguimento o le minacce, come l’apertura completa delle pinne e l’estroflessione della membrana branchiale nei pesci o le vocalizzazioni e i gesti nei primati, nei cani e nei gatti".
Ciò che emerge da questa descrizione scientifica e che può esserci utile sapere è che dunque essere dominante o subordinato avviene all'interno di una relazione che si ripete nel tempo tra due soggetti in cui uno ha priorità e l'altro accetta per evitare scontri. E sebbene ora potresti pensare che è quello che può succedere in area cani quando il tuo cane incontra sempre lo stesso suo simile ciò che deve essere chiaro è che sì, potrebbe essere effettivamente così, ma ciò non significa che il tuo compagno a quattro zampe poi lo sia sempre in ogni altro contesto. Avviene, per fare un esempio più chiaro, ad esempio in famiglie in cui convivono due cani che vi sia un rapporto tra i due soggetti in cui etologicamente gli animali stabiliscono delle regole di convivenza e ciò è stato dimostrato anche in uno studio in cui la percezione delle persone di riferimento è stata definita corretta da parte degli studiosi.
Ma il pezzo che bisogna aggiungere è che questi rapporti si creano in situazioni stabili e in "branchi" in cui ognuno ha il suo status e rango sociale. In natura o dove vi siano più soggetti conviventi, poi, il comportamento di un individuo cambia a seconda delle relazioni che si creano con ogni membro del gruppo e dipendono dal carattere di ognuno e del contesto in cui le interazioni accadono. Detto in parole povere: parlare di "dominanza" e "subordinazione" da un punto di vista scientifico ha assolutamente senso ed è utile per comprendere le dinamiche sociali ma non lo ha per definire e etichettare il cane di famiglia che viene messo in situazioni in cui esprimere il repertorio comportamentale della specie canis lupus familiaris così come è in natura è semplicemente impossibile da replicare.
La dominanza, poi, anche in natura non significa affatto esprimere continuamente l'aggressività. Sono proprio due concetti diversi. Anche in questo ci viene in soccorso la dottoressa Pirrone: "L’aggressività è la motivazione che spinge un individuo ad aggredire, ossia a compiere un comportamento dannoso, potenzialmente dannoso o minaccioso verso un altro individuo, con l’obiettivo di aumentare la distanza tra sé e l’altro. L’aggressività può essere vista come un tratto della personalità, ed è influenzata dai geni, dalle esperienze precoci, e da altro. La dominanza, invece, non è un tratto di personalità che un soggetto possiede. Nella maggior parte degli uccelli e dei mammiferi sociali e/o gregari, lo stesso soggetto, relazionandosi con altri individui, può comportarsi da dominante o da sottomesso, e quindi avere la meglio, o meno, in un confronto, a seconda di diversi fattori, che fanno sì che lo stato di dominanza fluttui nel tempo e nei diversi contesti, in relazione al cambiamento delle capacità competitive, della salute e della motivazione".
Da dove nasce il mito della dominanza: quell'errore scientifico che rimane nel tempo

Nel 1900 l'etologia è un campo di studio che muove i primi passi. E per quanto riguarda i cani, molti dei miti che ancora ci trasciniamo dipendono dagli studi che si facevano sul comportamento dei lupi. Ma dove avveniva l'osservazione degli animali in una prima fase? Non in natura, ma negli zoo dove individui che avevano provenienze e famiglie diverse erano costretti a convivere.
David Mech è un biologo americano che, sin da giovane, si è appassionato e specializzato proprio nello studio dell'etologia degli "antenati dei cani" e fu lui a sfatare il mito del "lupo alfa", anzi della "coppia alfa", che era stato ipotizzato da un altro ricercatore, Rudolp Schenkel, negli anni '40. Quest'ultimo aveva speso molto tempo ad osservare dei lupi in cattività allo zoo di Basilea, sviluppando così la teoria della "dominanza del più forte sui più deboli" in un contesto in cui gli animali erano però costretti a condividere spazi ristretti, non avevano legami di parentela e l'aggressività, e non la dominanza, era finalizzata alla sopravvivenza in un ambiente ostile e con individui sconosciuti.
Il pensiero di Schenkel fu, nei fatti, l'unica cosa dominante tanto da far chiudere gli occhi e la mente, per un certo periodo, anche allo stesso Mech che solo quando riuscì a voltare lo sguardo alla vita in libertà dei branchi di lupi si rese conto che le cose erano del tutto diverse, tanto da fondare poi il Wolf Science Center in Austria che ancora oggi è un punto di riferimento molto importante per chi studia l'etologia canina e dei parenti lupi e da ritirare dal mercato anche un libro che aveva scritto nel 1970 in cui aveva appoggiato la teoria di Schenkel.
Ma cosa ha scoperto Mech nelle sue osservazioni? Che i branchi di lupi sono fondati su famiglie cooperative, con coppie genitoriali che hanno la leadership sugli altri componenti non finalizzata a dominare ma utile a proteggere e insegnare le regole di convivenza e sopravvivenza perché tutti possano vivere al meglio. Il biologo americano ha smentito se stesso e gli studi precedenti prima di arrivare a questa conclusione con la pubblicazione di diversi studi e noto è un articolo che ancora oggi è un caposaldo per chi lavora in questo campo: Pubblicato nel 1999, e intitolato "Alpha status, dominance, and division of labor in wolf packs".
Cosa significa "dominante" nel mondo canino?

Questi due ricercatori sono stati fondamentali per comprendere proprio il concetto di dominanza ma sono tanti gli esperti che hanno poi aggiunto ulteriori analisi importantissime per arrivare a definire il cane, poi, come un animale altamente sociale che regola le sue relazioni a seconda della singola personalità, del contesto e delle interazioni intraspecifiche e interspecifiche che vive di volta in volta. Riportato poi al cane di famiglia c'è un elemento in più che bisogna sempre considerare e che è determinante rispetto al bagaglio di esperienza e anche all'autostima e l'auto efficacia che Fido ha: la relazione con il suo umano di riferimento.
Clive Wynne, direttore del Canine Science Collaboratory dell'Università statale dell’Arizona, proprio su questo aspetto ha pubblicato uno studio intitolato "Il cane indispensabile" in cui spiega che esiste una forma di "super dominanza" da parte dell'uomo sul cane di casa. L'esperto ha spiegato che avendo noi il controllo di tutto ciò di cui necessita il nostro amico a quattro zampe (dal cibo alle altre risorse, anche relative all'appagamento psichico oltre che fisico) ecco che sarà nei nostri confronti naturalmente dipendente e ciò significa che non c'è bisogno di essere coercitivi o aggressivi, a nostra volta, per ottenere la sua collaborazione.
Come comportarsi se si ritiene che il proprio cane è "dominante"

Il passaggio fondamentale, dunque, è capire che nelle relazioni intra o inter specifiche è fondamentale uscire dal luogo comune errato che noi diamo al concetto di dominanza e sostituirlo con quello di leadership.
Anche su questo è una scienziata a darci una mano per comprendere di cosa si tratta. Sophia Yin, professoressa del dipartimento di Scienze Animali dell'Università della California, nel suo articolo "Dominanza versus leadership nell'educazione del cane" del 2007, ha dimostrato quanto la costruzione di una relazione basata sulla fiducia sia molto più produttiva rispetto a chi tratta il cane con atteggiamenti di supremazia e manifestazioni verbali o fisiche di forza.
Ritornando dunque agli esempi che facevamo all'inizio, un cane che scaccia via tutti mentre siete al parchetto non sta esprimendo un atteggiamento dominante ma probabilmente ha una forte motivazione territoriale e protettiva e messo in una situazione di stasi mette in atto quelle che sono le sue vocazioni. Ciò su cui bisogna interrogarsi, in un caso come questo, è dunque perché rimanete fermi in una situazione in cui il cane non si sente a suo agio e, allo stesso tempo, ciò non significa che non potrete mai fermarvi insieme a Fido da qualche parte. Un educatore o un istruttore cinofilo, cui è bene rivolgersi, non farà altro che andare a fondo però analizzando tutti i fattori che possono determinare questo comportamento tra cui anche il vostro comportamento oltre a quello di Fido per far sì che si trovi la soluzione ideale perché entrambi possiate vivere l'esperienza nel modo giusto.
Ancora, se pensiamo a quella che viene sempre tradotta come "monta da dominanza", ovvero attribuire un significato prettamente legato alla sfera sessuale al cane che monta un altro cane o anche una persona o un oggetto, siamo lontani dalla realtà. Un cane può decidere di montare perché così riesce a calmare un altro individuo, ad esempio. O, ancora, lo fa perché lui stesso (o lei: sì, lo fanno anche le femmine!) ha bisogno di esprimere fisicamente il disagio che sta provando. Insomma, la monta ha significati diversi, non vuol per nulla dire che se il tuo cane la mette in atto vuole sopraffare qualcuno.
E per quanto riguarda la situazione in cui entri in area cani e il tuo cane fa il bullo con tutti gli altri ciò su cui devi riflettere non è solo l'evidente disagio che causa ai suoi conspecifici ma sappi che anche lui non si trova bene in quel contesto. Cosa c'è di piacevole, del resto, all'essere sempre "arrabbiati"? In realtà il tuo cane, visto che abbiamo capito che aggressività e dominanza non sono da correlare, non è nemmeno arrabbiato in quel contesto ma, a sua volta, è in una situazione di stress.
Se sei arrivato fino a questo punto e qualche dubbio ti è sorto, il miglior consiglio che possiamo darti è di rivolgerti ad un dog trainer con approccio cognitivo zooantropologico per andare più a fondo. Scoprirai così che la dominanza non c'entra nulla (se non riferita al suo significato etologico scientificamente provato) e che Fido può andare nel mondo più sereno grazie a regole condivise già con te e, soprattutto, attraverso il riconoscimento dei suoi veri bisogni e con l'espressione corretta delle sue motivazioni.