
E' su tutti i media internazionali: in Marocco è in corso una strage di cani randagi in vista dei Mondiali di calcio che si terranno nel 2030. L'attenzione pubblica questa volta è davvero alta ma quanto sta accadendo nel paese africano, purtroppo, non è una novità.
Cosa sta succedendo ai cani in Marocco e qual è il ruolo della FIFA
Da anni, infatti, in Marocco la popolazione canina in libertà viene decimata ma i risultati di queste azioni violente – i cani vengono avvelenati o anche uccisi con armi da fuoco – sono del tutto inefficaci. In ogni territorio che viene privato di animali stanziali, infatti, altri soggetti si insediano e spesso sono portatori di malattie, come la rabbia, in zone dove invece la cura e il monitoraggio attraverso protocolli cosiddetti di TNVR (cattura, sterilizzazione, vaccinazione e rilascio) hanno sempre garantito un numero fisso di individui e anche una serena convivenza tra persone e cani.
Spesso è stata attribuita alla Fifa, ovvero al passaggio di funzionari dell'organizzazione internazionale, la responsabilità indiretta delle stragi di cani che vivono allo stato libero ma ora ciò che è cambiato è che davvero in Marocco ci saranno i Mondiali: l'edizione del 2030 si disputerà infatti anche lì oltre che in Spagna e Portogallo.

Su Kodami abbiamo denunciato quanto sta accadendo da anni, ormai, attraverso i contatti che ho sul territorio dove spesso mi sono recata per osservare e riportare le corrette informazioni relative proprio alla convivenza tra persone e cani liberi.
Le immagini che vedete in questo articolo, infatti, sono quelle che ho scattato personalmente in diversi viaggi studio che ho fatto da sola o a seguito dell'organizzazione Stray Dogs International proprio per osservare il rapporto che gli animali hanno con le persone e scoprire attraverso i miei occhi quanto la popolazione locale, in media, ha rispetto per i cani. L'esempio più eclatante è avvenuto nell'aprile del 2018 quando cittadini e turisti si interposero tra gli animali e i fucili imbracciati da alcuni messi comunali inviati per uccidere i cani a Taghazout, un piccolo paese di pescatori a sud di Agadir.

Il commento delle associazioni animaliste, IAWPC: "Uccisione aumentata dall'annuncio dei Mondiali"
L'occasione più recente qui su Fanpage, per segnalare quanto stava e sta continuando a succedere, era stata invece la discesa in campo di una voce decisamente autorevole per la tutela e il benessere degli animali in generale, ovvero l'appello di Jane Goodall alla Fifa che ha chiesto all'organizzazione internazionale di esprimersi una volta per tutte in prima persona, lì dove la Fifa non ha mai voluto commentare questo genere di episodi: "Fermate la mattanza per i prossimi Mondiali", è stata la richiesta della famosa etologa.
Sono tante le associazioni animaliste che da tutto il mondo (in Italia Save The Dogs in prima fila) si stanno muovendo per far conoscere quanto sta continuando ad accadere in Marocco e a tenere le fila è nata la IAWPC (International Animal Coalition) che così spiega la situazione: "Ogni anno in Marocco vengono uccisi 300.000 cani randagi. Vengono brutalmente massacrati da individui che lavorano per conto del Governo. Tuttavia, da quando la FIFA ha annunciato che il Marocco avrebbe co-ospitato la Coppa del Mondo, le uccisioni disumane e barbare sono aumentate. I cani vengono colpiti e avvelenati, provocando una morte dolorosa e lenta. I cani vengono anche catturati con strumenti simili a pinze, che hanno un effetto doloroso e debilitante, prima di essere gettati nei veicoli insieme ad altri animali terrorizzati, dove vengono poi portati in strutture per essere uccisi in modo disumano. Tutte e tre le pratiche sono giustamente vietate nella maggior parte dei paesi del mondo. Eppure, sembrano essere tollerati dalla FIFA, che ha ripetutamente IGNORATO i dossier di prove che le sono stati forniti sugli orribili omicidi".

A parte poi questo aspetto legato all'evento, il governo marocchino ha da poco presentato un disegno di legge per la gestione dei cani che non hanno umani di riferimento fissi e che è altrettanto duramente contestata da chi ha a cuore la libertà di questi animali e la loro tutela. Il disegno di legge è il "19-25" e secondo chi lo ha stilato sarebbe volto a tutela dei randagi e a mitigare i rischi associati alla loro presenza.
IAWPC ha analizzato il testo e così hanno fatto le diverse associazioni internazionali che fanno parte della coalizione, sottolineando invece che "le disposizioni sostanziali in esso contenute rivelano un approccio regressivo e profondamente imperfetto. Lungi dal promuovere un benessere animale rispettoso o efficaci misure di salvaguardia della salute pubblica, il disegno di legge sembra istituzionalizzare misure punitive che criminalizzano l'impegno compassionevole della comunità, consentono l'uccisione incontrollata di massa di cani randagi e ignorano le migliori prove scientifiche disponibili sul controllo della popolazione e delle malattie".
In particolare viene contestato l'articolo 5 "che stabilisce inequivocabilmente che nessuno può nutrire, ospitare o curare animali randagi. Questo criminalizza di fatto tutti gli atti di gentilezza e di cura umana da parte di individui e organizzazioni della società civile, riconosciuti a livello mondiale come pilastri fondamentali per una gestione umana della popolazione e per il miglioramento del benessere".
Il 30 agosto si è svolta una giornata online di mobilitazione internazionale: oltre 50.000 persone provenienti da più di 22 Paesi si sono unite per protestare contro la controversa proposta di legge marocchina sugli animali, in quella che gli attivisti definiscono "la più grande mobilitazione internazionale per i cani mai realizzata nella regione".
Il rapporto tra cittadini e cani liberi in Marocco: aggressioni molto rare
I massacri, comunque, continuano e avvengono alla luce del sole e sono tanti i testimoni diretti che ne raccontano la violenza e che hanno assistito all'orrore dei cani ammazzati brutalmente in strada o degli accalappiamenti tra i guaiti strazianti. A raccontare quanto sta accadendo, infatti, non solo sono gli animalisti o gli attivisti ma anche gran parte della società civile marocchina e i turisti di passaggio soprattutto nei paesini delle coste o nelle città come Agadir in cui le vacanze si trasformano in giorni di orrore quando si entra a contatto con quello che sta accadendo.
Il Marocco, infatti, ha una tradizione di lunga data del sereno rapporto che si crea tra cani liberi e forestieri che condividono giornate tra sabbia e mare. Una storia che racconta di vere e proprie relazioni di amicizia "a tempo" in cui gli animali diventano una sorta di guide turistiche e compagni di viaggio fino al saluto finale in cui ognuno riprende la vita di tutti i giorni con le persone che rientrano nei loro paesi d'origine e i quattro zampe che continuano a calpestare il territorio in cui sono nati.
Episodi di morsicature o di aggressioni sono del resto rarissimi e anzi il pericolo di contrarre la rabbia è aumentato, come si accennava, da quando sono iniziati di nuovo i massacri che comportano la decimazione di cani invece già vaccinati e seguiti dalle organizzazioni di volontariato locali.
La coalizione internazionale da mesi ha lanciato una petizione online e esorta le persone di tutto il mondo di rivolgersi anche direttamente alla FIFA il cui silenzio, ancora una volta, pesa tanto quanto i latrati di centinaia di migliaia di animali la cui vita è finita in strada senza alcuna compassione.