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14 Agosto 2025
18:28

Il Goblin degli abissi: lo squalo più “strano” al mondo

Lo squalo goblin (Mitsukurina owstoni) è un raro predatore degli abissi appartenente a una famiglia di squali antichissima. Ha caratteristiche definite "terribili", ma in realtà nascondono adattamenti per vivere a circa 13 km di profondità, dove la luce non penetra e le prede scarseggiano.

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Goblin shark: il predatore degli abissi con le mascelle “a fionda”

Tra le creature più singolari e meno conosciute del mondo marino c’è il Goblin shark (Mitsukurina owstoni), uno squalo che vive a profondità estreme e che, per catturare le sue prede, impiega una strategia unica nel regno animale: il cosiddetto slingshot feeding. In questa tecnica di alimentazione, le mascelle possono fuoriuscire letteralmente dal cranio con una rapidità impressionante – meno di 100 millisecondi – estendendosi fuori dal cranio e bloccando la vittima grazie a denti lunghi e ricurvi.

Image courtesy of K. Nakaya et al. (2016)
Image courtesy of K. Nakaya et al. (2016)

In tutti gli squali le mascelle non sono saldate al cranio, sono collegate invece tramite legamenti e cartilagini mobili. Questa condizione, detta iposplasia cranio-mandibolare o più comunemente protrusione mandibolare, consente di far scorrere in avanti le mascelle per afferrare le prede. Il Goblin shark, però, ha spinto questa capacità all’estremo: grazie a un sistema di legamenti elastici e a un’articolazione molto mobile, può proiettare la mascella fino a quasi il 10% della lunghezza del corpo in un singolo scatto, imprimendo una velocità tale da giustificare il termine “slingshot feeding”. Questo movimento non è soltanto più ampio di quello di altri squali, ma anche più veloce e permette di compensare la scarsa velocità natatoria: invece di inseguire la preda, la sorprende con un attacco fulmineo.

La scoperta del Goblin shark: una storia iniziata per caso e non tanto tempo fa

La storia scientifica del Goblin shark (Mitsukurina owstoni) comincia nel 1897, lungo le coste del Giappone. Un pescatore catturò accidentalmente uno squalo dall’aspetto insolito: il corpo flaccido, la pelle rosa e la conformazione poco familiare non lo rendevano certo appetibile. Stava per ributtarlo in mare quando Alan Owston, noto collezionista di fauna selvatica dell’epoca, lo notò.

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Kakichi Mitsukuri

Owston consegnò l’animale a Kakichi Mitsukuri, zoologo dell’Università di Tokyo, che in quei giorni si stava recando negli Stati Uniti per un convegno scientifico. Qui incontrò David Starr Jordan, uno degli ittiologi più autorevoli  e, più avanti,  primo presidente della Stanford University. Dopo l’analisi, Jordan stabilì che si trattava di una specie mai descritta in precedenza.

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David Jordan

Il nome scientifico fu scelto come duplice omaggio: Mitsukurina per riconoscere il contributo di Mitsukuri, e owstoni per ricordare Owston, colui che aveva recuperato l’esemplare. L’animale si rivelò talmente unico da richiedere l’istituzione di una nuova famiglia tassonomica, le Mitsukurinidae.

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La scienza conosce lo squalo goblin da relativamente poco tempo e continua a essere un vero mistero. Talmente misterioso che persino i suoi parassiti non erano stati osservati fino a poco tempo fa, e la loro classificazione resta ancora incerta. Ogni specie ha generalmente parassiti specifici, ma se l’ospite vive in ambienti remoti e profondi, come lo squalo goblin, anche i suoi parassiti rimangono straordinariamente rari e difficili da studiare.

Un predatore che sfugge allo studio

Nonostante la sua descrizione scientifica risalga a oltre un secolo fa, il Goblin shark resta uno degli squali meno conosciuti. Vive a profondità che possono raggiungere i 1.300 metri, molto più in basso rispetto alla maggior parte dei Lamniformi – l’ordine che comprende anche lo squalo bianco, generalmente presente in acque superficiali. Questo habitat rende estremamente difficile studiarlo in natura e praticamente impossibile mantenerlo in cattività. I tentativi effettuati hanno dato risultati limitati: un esemplare della Tokai University sopravvisse una settimana. Nel 1995, al Tokyo Sea Life Park, un altro esemplare morì dopo 5 giorni, senza che si riuscisse nemmeno a determinarne il sesso. Nel 2007, un maschio sopravvisse 3 giorni in cattività. Sempre nel 2007, un altro maschio lungo 1,20 metri fu ospitato in una vasca a pressione controllata, sopravvivendo 14 giorni: un record, ma ancora insufficiente sia per l'animale, sia per studi approfonditi.

Dimensioni, dieta e longevità

Nel 1995, il ricercatore Katsumi Yano e il suo team analizzarono esemplari pescati con reti di fondo nel canyon sottomarino di Tokyo. Lo studio rivelò che i maschi possono raggiungere 3,75 metri di lunghezza e che la maturità sessuale viene raggiunta intorno ai 16 anni. Un’età relativamente tardiva, compensata da una longevità stimata fino a 60 anni. L’analisi dei contenuti stomacali indicò una dieta composta principalmente da pesci ossei e calamari, coerente con le prede reperibili a quelle profondità.

Perché si chiama “Goblin”

Quando la mascella è completamente estesa, la testa assume una forma allungata che ricorda il naso prominente dei goblin della tradizione occidentale. Da qui deriva il nome comune con cui è conosciuto a livello internazionale. Tuttavia, l’appellativo varia da paese a paese: in Giappone è chiamato Tengu-zame, lo “squalo tengu”, dal nome di creature mitologiche con volto umano e lungo naso, nel mondo anglosassone è “Goblin shark” (squalo folletto). In Germania è lo “squalo coboldo”, in Svezia lo “squalo troll”. In lingua zulu viene chiamato ushaka we-goblin.

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Strategie di caccia e adattamenti unici

Molti tratti del Goblin shark, per quanto inusuali, sono perfettamente funzionali al suo ambiente.

Il comportamento alimentare del Goblin shark è fortemente influenzato dal suo habitat. Più si scende in profondità, più le prede diventano rare: in questo contesto, la mascella a “fionda” è un vantaggio determinante. La muscolatura debole e il corpo flaccido, indicano che non è progettato per scatti prolungati o inseguimenti veloci. Si muove lentamente, quasi in sospensione, adottando una strategia di caccia basata sulla pazienza e sul minimo dispendio energetico. L’attacco fulmineo della mascella compensa la lentezza del nuoto, permettendogli di alimentarsi in un ambiente povero di risorse.

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 Il colore rosa, dovuto alla pelle sottile e traslucida che lascia intravedere i vasi sanguigni, è un eccellente camuffamento: nelle profondità oceaniche, la luce rossa non penetra, e questa tonalità lo rende quasi invisibile alle prede.

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Dianne Bray – Museum Victoria

Il lungo muso ospita numerose ampolle di Lorenzini, organi sensoriali presenti in tutti gli squali, ma particolarmente concentrati in questa specie. Questi recettori rilevano campi elettrici prodotti dalle prede, variazioni di temperatura e salinità, piccoli movimenti dell’acqua e persino il campo magnetico terrestre, utile per l’orientamento. La superficie ampia del “nasone” consente di ospitare più sensori, aumentando la sensibilità e la precisione nella localizzazione della preda.

Fossile vivente?

Molti definiscono lo squalo goblin “preistorico”. Ma attenzione: se vive ancora oggi, non è primitivo, è semplicemente una specie vivente. La sua famiglia, infatti, ha origini antichissime, risalenti al Cretaceo, un’epoca in cui i dinosauri non aviani popolavano ancora la Terra.

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Wikimedia – Citron

In passato, si ipotizzava che il goblin fosse una sorta di discendente moderno del genere estinto Scapanorhynchus, simile sia per forma che per dentatura. Alcuni studiosi erano arrivati persino a proporre di raggrupparli nello stesso genere. Studi più recenti hanno invece evidenziato differenze significative, soprattutto nella forma delle pinne e nella morfologia dei denti, portando a separarli definitivamente. Le somiglianze evolutive restano, ma oggi sappiamo che lo squalo goblin appartiene a un genere distinto, pur rimanendo nella stessa famiglia.

Non è un pericolo per l'uomo

Non raggiungiamo le profondità in cui vive, è uno squalo schivo e si nutre esclusivamente di prede molto più piccole di noi.

La specie è stata studiata pochissimo e gli avvistamenti sono rari, proprio perché non possiamo sopravvivere nei suoi habitat profondi. Tuttavia, questo non significa che gli squali goblin siano pochi: potrebbero essere molto più diffusi di quanto immaginiamo. E personalmente, lo spero: chissà quante altre creature straordinarie popolano ancora gli abissi, sconosciute alla scienza.

Nel frattempo, noi restiamo qui, a raccontare e a meravigliarci di fronte alla straordinaria diversità della vita marina. Perché è proprio nella diversità che la natura manifesta il suo genio più sorprendente.

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