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20 Giugno 2025
13:00

Il film “Lo squalo” compie 50 anni: com’è cambiata nel frattempo la nostra percezione di questi predatori

A 50 anni dall’uscita de "Lo squalo", la nostra percezione degli squali sta radicalmente cambiando: da mostri a specie preziose e minacciate, fondamentali per gli ecosistemi e oggi minacciate dalle attività umane.

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Una scena del film "Lo squalo". Immagine da Wikimedia Commons

Era il 1975 quando nelle sale cinematografiche appariva per la prima volta la pinna di uno squalo in avvicinamento. "Lo squalo" (titolo originale Jaws), diretto da un giovanissimo Steven Spielberg, compie cinquant'anni e, nonostante l'età, resta un film profondamente radicato nell'immaginario collettivo. Ma il successo di questa pellicola – il primo vero blockbuster della storia del cinema – ha avuto un prezzo altissimo per gli squali reali, soprattutto per lo squalo bianco.

Lo squalo di Benchley e Spielberg era un mostro assetato di sangue

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Il film contribuì a dipingere gli squali come macchine assetate di sangue

Il film nacque da un romanzo di Peter Benchley ispirato agli attacchi di squalo del Jersey Shore del 1916 e fu pubblicato nel 1974. Nel libro, lo squalo protagonista era già rappresentato come una creatura gigantesca e assetata di sangue. Ma nel passaggio al grande schermo, la creatura mangia-uomini diventò persino più grande: 7,6 metri di terrore, ben oltre le dimensioni medie dei veri squali bianchi, che raramente superano i 5 metri.

La narrazione del film e il suo enorme successo trasformarono gli squali in mostri, creature irrazionali e spietate. Un'immagine lontanissima dalla realtà. Gli squali sono animali fondamentali per la salute degli ecosistemi marini, e gli attacchi verso gli esseri umani sono eventi rarissimi. Basti pensare che nel 2024 si sono registrati nel mondo solo 47 attacchi non provocati, con "appena" 4 decessi. Numeri infinitesimali se confrontati con le vittime causate da attività umane come la pesca, l'inquinamento e la distruzione degli habitat.

Le conseguenze drammatiche di una narrazione errata

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Gli squali in tutto il mondo sono numericamente crollati e molte specie rischiano seriamente l’estinzione

Eppure, "l'effetto Jaws" fu devastante. Nei decenni successivi all'uscita del film, la paura generata da quella finzione alimentò campagne di sterminio, trofei di caccia e programmi di controllo. Gli squali bianchi subirono un crollo numerico tra l'80% e il 90% a livello globale, un declino aggravato anche dalla lentezza del loro ciclo riproduttivo. Le femmine impiegano più di 30 anni per raggiungere la maturità sessuale e possono partorire pochissimi piccoli per volta. L'immagine degli squali era rovinata, e lo vediamo in parte ancora oggi.

Fortunatamente, qualcosa nel frattempo è cambiato. Oggi sappiamo molto di più su questi animali. Sappiamo, per esempio, che attaccano le persone quasi sempre per sbaglio, perché le scambiano per foche o cetacei. Sappiamo che sono molto più sociali di quanto pensassimo e che alcuni a individui sono rimasti insieme per anni. E sappiamo anche, purtroppo, che la quasi totalità delle specie che nuotano negli oceani del mondo rischiano seriamente l'estinzione.

Dopo 50 anni una nuova immagine per gli squali

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Oggi l’immagine pubblica degli squali sta cambiando, da mostri a simbolo della fragilità della biodiversità marina e degli oceani

Ma nonostante la scienza abbia smontato i miti creati dalla finzione, la strada per la riabilitazione dell'immagine pubblica degli squali, in particolare quella dello squalo bianco è ancora lunga. Oggi sono fortunatamente protetti in diversi Paesi, e sempre più persone si avvicinano a loro con maggiore rispetto, spesso grazie anche a un  turismo naturalistico responsabile, come le escursioni in barca e le immersioni per osservare questi predatori nel loro habitat naturale.

Lo squalo, da simbolo di paura, è lentamente diventato un simbolo della fragilità della biodiversità marina e della necessità – più urgente che mai – di proteggere gli oceani. Ma restano ancora animali minacciati per colpa di attività umane come pesca eccessiva, catture accidentali, finning – il taglio delle pinne – e dai cambiamenti climatici. Cinquant'anni dopo Jaws, forse è il momento di riscrivere definitivamente la narrazione: un predatore antico, potente, ma fragile, che ha più da temere da noi che viceversa.

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