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11 Luglio 2025
13:50

Il DNA svela la storia degli antichi cani da slitta della Groenlandia e quella di noi umani nell’Artico

Il DNA antico del Qimmeq, un antica razza da slitta groenlandese, svela origini di questi cani e della storia umana fatta di migrazioni, adattamento e sopravvivenza nell'Artico estremo.

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Il Qimmeq è un cane di grandi dimensioni, simile all’Husky, allevato in Groenlandia come cane da slitta e che vive nell’Artico insieme agli umani da millenni. Foto da Wikimedia Commons

In Groenlandia vive una delle razze canine più antiche e misteriose al mondo. Si chiama Qimmeq (al plurale Qimmit) ed è un cane di grandi dimensioni, simile all'Husky, allevato soprattutto come cane da slitta. Questi cani vivono nell'Artico da millenni accanto agli esseri umani, ma solo ora stiamo iniziando a svelare davvero la loro storia e quella della popolazioni umane con cui hanno convissuto.

Un nuovo studio pubblicato recentemente sulla rivista Science ha infatti analizzato il DNA antico di questi straordinari e possenti cani da slitta, rivelando che le loro radici risalgono addirittura a oltre 9.500 anni fa, a partire dall'Isola Zhokhov, nell'est della Siberia. I Qimmit, quindi, non sono solo tra le razze canine più antiche ancora esistenti, ma sono anche i testimoni viventi delle migrazioni e dell'adattamento umano nell'estremo Nord.

Dalla Siberia alla Groenlandia: il viaggio di cani e umani svelato dal DNA

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Cani e umani sono arrivati in Groenlandia tra 800 e 1.200 anni fa partendo dalla Siberia oltre 9.000 anni fa attraversando il Nord America

I ricercatori, guidati dalla paleogenetista Tatiana Feuerborn, hanno sequenziato 92 genomi completi di cani estratti sia da antichi resti archeologici che da individui moderni ancora allevati dai mushers groenlandesi, i conducenti delle mute da slitta. I dati hanno permesso così di tracciare la diffusione di questi cani da slitta, e con essa quella delle popolazioni inuit, attraverso le distese ghiacciate della Siberia, dell'Alaska e del Canada, fino a raggiungere la Groenlandia nordoccidentale tra 800 e 1.200 anni fa.

Una scoperta particolarmente interessante è che la genetica dei Qimmit è rimasta sorprendentemente stabile nel tempo. Questo suggerisce che, per più di un millennio, questi cani sono stati selezionati per compiere esattamente lo stesso lavoro: trainare slitte, aiutare nella caccia e sopravvivere a temperature estreme. A differenza di altri cani nordici, come per esempio Husky e Malamute, oggi spesso allevati anche come animali da compagnia, i Qimmit sono rimasti animali da lavoro, modellati dalla dura vita artica.

Migrazioni umane e sorprese inattese

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Nel DNA dei Qimmit non son ostate trovate grosse tracce di lupo, al contrario di quanto ci si poteva aspettare

I risultati dello studio hanno permesso inoltre di identificare quattro principali popolazioni canine storiche in Groenlandia – settentrionale, occidentale, orientale e nordorientale – che riflettono anche la distribuzione genetica degli stessi gruppi umani. Le analisi suggeriscono infatti che gli Inuit si siano spostati in due direzioni dalla regione di insediamento iniziale a nord: verso est e verso ovest, confermando così le ipotesi ancora oggi in discussione sulla storia del popolamento umano della Groenlandia.

Un dato invece del tutto inatteso riguarda l'assenza di tracce genetiche significative di lupo nei Qimmit moderni, nonostante le testimonianze storiche sull'ibridazione diffusa tra cani da slitta e lupi locali. Forse, spiegano gli autori, quei geni "lupini" non conferivano reali vantaggi nella vita quotidiana. Un cane troppo indipendente, poco collaborativo o inadatto alla vita e al lavoro di squadra semplicemente non sopravviveva e quindi non ha lasciato troppi discendenti.

Proteggere un pezzo della loro e della nostra storia

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Proteggere questi cani significa proteggere anche un pezzo importante della nostra storia

I Qimmit non sono solo una delle razze canine più antiche e "pure", ma anche uno dei simboli più identitari e vitali della Groenlandia ancora oggi. Nonostante abbiano rischiato l'estinzione e stiano vivendo un recente calo numerico (da 25.000 individui nel 2002 a circa 13.000 nel 2020), questi cani restano infatti indispensabili per il trasporto e la caccia nelle aree più remote, dove ancora non esistono strade e dove nemmeno una motoslitta può sostituire un cane in grado di fiutare una foca sotto il ghiaccio.

Conservarli significa quindi preservare anche una parte fondamentale della storia umana. Nell'Artico, i cani da slitta sono stati compagni di viaggio dell'umanità fin dagli albori e senza le loro straordinarie capacità, probabilmente questa storia di migrazione, adattamento e sopravvivenza sarebbe stata decisamente diverse. Preservare questa razza e proteggere il Qimmeq significa quindi proteggere anche noi stessi e una delle più belle e difficili avventure umani-cani che siano mai avvenute.

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