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22 Settembre 2025
19:57

I problemi dei Ddl Caccia e Montagna secondo gli ornitologi: “Ritorno al Medioevo”

La comunità ornitologica italiana, riunita al 22° Convegno di Lecce, ha lanciato un appello al Governo: sospendere i ddl Caccia e Montagna, che minacciano la biodiversità, e aprire un tavolo tecnico con la comunità scientifica.

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Il Convegno Italiano di Ornitologia (Foto di Fabrizio Lecce)

La comunità ornitologica italiana ha lanciato un appello al Governo per chiedere di sospendere immediatamente l'applicazione delle parti più problematiche dei ddl Caccia e Montagna, e aprire invece un tavolo tecnico che coinvolga la comunità scientifica.

La richiesta è arrivata nell'ambito del 22esimo Convegno italiano di Ornitologia che si è tenuto a Lecce a settembre. Al termine dell'evento che ha riunito oltre 300 ricercatori, il Centro Italiano Studi Ornitologici (CISO) e la comunità scientifica ornitologica italiana hanno rilasciato una risoluzione congiunta esprimendo una "unanime e forte preoccupazione" per due recenti provvedimenti legislativi: il Ddl Montagna e il Ddl Malan, meglio noto come ddl Caccia. Questi disegni di legge "minacciano gravemente la conservazione della biodiversità ornitologica in Italia, vanificando decenni di sforzi scientifici e conservazionistici".

La risoluzione è stata approvata all'unanimità accompagnata anche dalla richiesta diretta alla politica di dare maggiore peso alla comunità scientifica.

I problemi dei Ddl Montagna e Caccia: "Scientificamente insensati"

Il Ddl Montagna, approvato l'11 settembre 2025, ha suscitato particolare allarme tra gli ornitologi a causa di un emendamento che riapre la caccia sui valichi montani. Questa mossa legislativa, secondo gli esperti, bypassa le sentenze dei tribunali che avevano precedentemente vietato la caccia in 475 valichi lombardi, considerati corridoi migratori cruciali.

L'emendamento, introdotto dal deputato leghista Francesco Bruzzone, è stato giustificato dal ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida con la necessità di "ristabilire la normalità", ma per gli ornitologi si tratta di un "attacco diretto alla protezione della fauna migratoria".

La norma, infatti, aggira il divieto prevedendo l'istituzione di Zone di Protezione Speciale (ZPS) con una regolamentazione della caccia che la vieta solo prima del primo ottobre. "Ciò è scientificamente insensato, poiché la migrazione di passeriformi come i tordi avviene principalmente tra ottobre e novembre. Inoltre, l'emendamento protegge solo i valichi sopra i 1000 metri, lasciando centinaia di altri valichi sotto questa altitudine, cruciali per la migrazione, senza alcuna tutela", spiegano.

Anche per quanto riguarda il Ddl Caccia il bilancio è molto duro. Viene descritto dalla comunità ornitologica come un "tentativo ‘sistematico' di riportare la caccia italiana a un'epoca precedente alle moderne normative di conservazione". Nello specifico, il disegno di legge prevede modifiche sostanziali alla legge quadro 157/92, con l'obiettivo, secondo gli scienziati, di:

  • Estendere la stagione venatoria a periodi di migrazione cruciali;
  • Ridurre o eliminare le "pause ecologiche" settimanali;
  • Reintrodurre l'uccellagione, cioè la cattura di uccelli per usarli come richiami vivi;
  • Sminuire il ruolo dell'ISPRA e rafforzare il Comitato tecnico faunistico-venatorio, che include rappresentanti dei cacciatori;
  • Consentire la caccia in aree demaniali precedentemente protette e persino in spiaggia e con silenziatori, come evidenziato dagli appunti del convegno;
  • Definire la caccia come "attività che tutela la biodiversità", un concetto scientificamente discutibile.

L'appello del Ciso: "Aprire tavolo tecnico con comunità scientifica"

Il CISO e la comunità ornitologica italiana hanno quindi utilizzato il momento di confronto offerto dal convegno leccese per chiedere formalmente al Governo di "sospendere immediatamente l'applicazione delle norme lesive e di aprire un tavolo tecnico che coinvolga la comunità scientifica". Ma la risoluzione si rivolge anche all'Unione Europea, chiedendo di "avviare procedure di infrazione contro l'Italia per la violazione delle Direttive Uccelli e Habitat".

"È tempo che la politica ascolti la scienza", conclude la risoluzione, sottolineando che il Paese "non può permettersi passi indietro nella conservazione, specialmente in un momento in cui la crisi della biodiversità è una delle emergenze globali più gravi". Il CISO e la comunità ornitologica italiana fanno sapere che in ogni caso "continueranno la loro battaglia scientifica e culturale per preservare il patrimonio naturale".

La comunità ornitologica ha evidenziato che la situazione dell'avifauna in Italia è già allarmante. Dei 250 uccelli che nidificano nel Paese, il 30% è in stato di conservazione "cattivo" e il 33% in stato "inadeguato". L'indice delle specie agricole (Farmland Bird Index) registra un calo del 33%, con specie come la rondine, l'allodola e il saltimpalo che hanno subito perdite drammatiche, rispettivamente del 51%, 54% e 73%.

Il presidente Ciso: "Ritorno al Medioevo della gestione faunistica nazionale"

Il presidente Ciso, Maurizio Sarà, ha evidenziato i rischi per l'avifauna, già fortemente compromessa: "Gli indicatori di status riportano diminuzioni di una grande percentuale di specie nidificanti e migratrici a causa dell’alterazione climatica e della sempre maggiore pressione antropica sul territorio nazionale. Solo le specie commensali di successo e quelle aliene sono in controtendenza proprio perché approfittano del disequilibrio ecologico e delle alterazioni degli ecosistemi".

Sarà ha chiesto maggiore attenzione alla comunità scientifica da parte della politica: "L’ornitologia scientifica ha gli strumenti e la capacità scientifica e tecnologica di arginare questi scompensi, laddove ci sia la volontà politica di attuare una gestione del territorio integrata su scala sia nazionale che locale, ascoltando l’opinione della comunità scientifica. Manca però da parte della politica governativa la volontà di un confronto tecnico per la risoluzione duratura delle problematiche faunistiche. Dopo anni di disinteresse e incuria che hanno spesso incancrenito alcune situazioni, come ad esempio la gestione delle specie problematiche, si preferisce raschiare il fondo del barile proponendo due DDL che agevolano il prelievo faunistico incontrollato nelle aree di biodiversità residua".

"Il DDL Malan e il DDL Montagna portati avanti dal Governo italiano rappresentano un ritorno al Medioevo della gestione faunistica nazionale. Annullano decenni di progresso scientifico e legislativo operato nel nostro Paese. Ubbidiscono ad istanze unilaterali e ascientifiche che cozzano non solo contro le evidenze dei dati ma anche contro il buonsenso. La Comunità ornitologica italiana invita il Governo ad una riflessione sui due DDL ed è aperta ad un confronto tecnico per la redazione di una riforma dell’attività venatoria che garantisca un prelievo bilanciato alle necessità concrete di mantenimento della biodiversità".

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