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7 Dicembre 2025
15:43

I pinguini africani stanno morendo di fame in massa: sardine in calo e mortalità record

I pinguini africani stanno letteralmente morendo di fame. Il crollo delle sardine, aggravato da pesca eccessiva e cambiamenti ambientali, ha causato un declino dell’80% in 30 anni.

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Il pinguino africano (Spheniscus demersus) è una delle specie a maggior rischio estinzione e il suo declino è direttamente collegato con quello delle sue prede, le sardine

I pinguini africani (Spheniscus demersus), una specie diffusa lungo le coste di Sudafrica e Namibia, erano fino a non molto tempo fa uno degli uccelli marini più numerosi dell'Africa meridionale. Ora, però, stanno affrontando da anni una crisi senza precedenti che sembra proprio non volersi arrestare. A ribadirlo è anche un nuovo studio pubblicato di recente su Ostrich: Journal of African Ornithology, frutto del lavoro congiunto di ricercatori del Dipartimento sudafricano di Foreste, Pesca e Ambiente e dell’Università di Exeter.

Secondo gli autori, infatti, migliaia di pinguini sono morti letteralmente di fame negli ultimi anni, cosa che accade soprattutto durante il periodo della muta, una fase critica in cui questi uccelli marini non possono cacciare. Il problema però non è tanto il non poter mangiare, ma il non riuscire a mettere su il grasso e l'energie necessarie a sopravvivere durante questa fase così delicata. Nel mare, a causa della pesca e del sovrasfruttamento delle risorse ittiche, non ci sono più sardine a sufficienza.

Come la muta influisce sulla sopravvivenza dei pinguini

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Durante la muta i pinguini restano a terra e senza mangiare per circa tre settimane, sopravvivendo solo grazie al grasso accumulato

La muta è un processo che tutti i pinguini affrontano ogni anno: perdono il vecchio piumaggio e lo sostituiscono con nuove penne e piume, indispensabili per mantenere impermeabilità e isolamento termico. Durante questa fase non possono naturalmente entrare in acqua, quindi restano a terra per circa tre settimane, senza alcuna possibilità di nutrirsi. Per poter sopravvivere devono quindi accumulare grandi riserve di grasso prima di iniziare la muta e recuperare rapidamente peso una volta terminata.

Se il cibo scarseggia in uno di questi due momenti, le probabilità di morire aumentano quindi drasticamente ed è esattamente ciò che sta accadendo. Lo studio dimostra che nelle due colonie storicamente più importanti, Dassen Island e Robben Island, il 95% degli individui che si erano riprodotti nel 2004 è morto entro gli otto anni successivi. In totale, si stima la perdita di circa 62.000 pinguini adulti soltanto tra il 2004 e il 2011. Il motivo? Il crollo delle popolazioni di sardine (Sardinops sagax), il loro cibo principale.

Senza più sardine, la popolazione di pinguini è crollata dell'80%

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La pesca eccessiva delle sardine ha privato i pinguini del cibo necessario per poter sopravvivere e negli ultimi 30 anni la popolazione è crollata dell’80%

Tra il 2004 e il 2011, il numero di sardine presenti al largo della costa ovest del Sudafrica è rimasto quasi sempre sotto il 25% del suo livello massimo storico. Le cause sono principalmente due: cambiamenti ambientali nelle aree di riproduzione dei pesci (legate ai cambiamenti climatici e di salinità) e una forte pressione della pesca, concentrata in regioni dove le sardine risultavano peraltro già in declino. In alcuni anni, lo sfruttamento ittico ha raggiunto addirittura l'80%, un valore insostenibile per una specie in difficoltà.

Per capire quanto i pinguini dipendano dalla disponibilità di sardine, i ricercatori hanno perciò analizzato vent'anni di dati raccolti sulle due isole, osservando sia le coppie riproduttive che gli adulti in fase di muta. I risultati sono stati confrontati con un "indice di abbondanza delle prede", studiato sulla dieta della sula del Capo (Morus capensis), un altro uccello marino che si nutre di sardine e acciughe. È così emerso un legame fortissimo tra sopravvivenza dei pinguini e quantità di pesce disponibile: meno sardine significa più pinguini morti.

Il declino non riguarda però solo Dassen e Robben e, in tutto l'areale di distribuzione della specie, la popolazione è crollata dell'80% negli ultimi 30 anni, tanto che nel 2024 il pinguino africano è stato classificato come "In pericolo critico" nella Lista Rossa IUCN delle specie minacciate, ovvero la categoria immediatamente precedente all'estinzione. Ma nonostante questa situazione così drammatica, esistono ancora dei margini di recupero.

Non è troppo tardi per fermare il declino

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Secondo gli autori, se non si riduce la pressione della pesca sulle sardine difficilmente i pinguini potranno essere salvati

Le misure di conservazione avviate negli ultimi anni includono l'installazione di nidi artificiali, il soccorso e la riabilitazione dei pulcini e il divieto di pesca con le reti intorno alle sei principali colonie riproduttive in Sud Africa. L'obiettivo è semplice: permettere ai pinguini di accedere più facilmente al cibo nei momenti più delicati del loro ciclo vitale. Secondo i ricercatori, però, il vero punto chiave resta il recupero delle popolazioni di sardine.

Ridurre la pesca quando la biomassa scende sotto il 25% del massimo storico e proteggere i giovani pesci potrebbe fare la differenza, anche se non tutti sono d'accordo sulle misure necessarie. Oggi gli scienziati continuano a monitorare costantemente lo stato delle colonie, nella speranza che gli interventi recenti possano almeno rallentare – e magari invertire – il declino. Il team sottolinea però che far crescere le popolazioni sarà comunque un'impresa molto difficile. Ma senza più sardine, i pinguini non hanno alcuna possibilità.

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