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16 Ottobre 2025
16:57

I pesci vanno in letargo? Come funziona lo svernamento e perché rallentano le funzioni vitali durante l’inverno

I pesci non vanno in un vero e proprio letargo, ma rallentano comunque drasticamente il proprio metabolismo per affrontare lo svernamento. Lo fanno soprattutto le specie che vivono in regioni e habitat con grandi variazioni stagionali nella temperatura dell'acqua e altre variabili ambientali.

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Anche i pesci, come gli animali sulla terraferma, spesso devono trovare un modo per superare le rigidità dell’inverno

Con l'arrivo dell'inverno le temperature calano, le ore di luce diminuiscono e il cibo inizia a scarseggiare. Tanti animali devono quindi trovare un modo per superare questo periodo difficile e sopravvivere fino alla primavera successiva. Molti di quelli che vivono a terra, come orsi, ricci, rettili e altri, lo fanno andando in letargo o adottando strategie simili, come l'ibernazione e la brumazione. Ma cosa accade invece sotto la superficie dell'acqua? Anche i pesci, infatti, seppur in modo diverso, devono fare i conti con le rigidità dell’inverno.

Molto dipende da dove ci troviamo nel mondo e, soprattutto, da cosa intendiamo per "pesci": sotto questo termine ci finiscono infatti tanti organismi molto diversi tra loro, come squali, pesci marini, specie d'acqua dolce e persino pesci polmonati. Tutti, però, devono fare i conti con l'inverno se vivono in acque fredde o soggette a congelamento. E anche se non vanno in letargo nel senso stretto del termine, molte di loro attraversano una fase di riduzione delle attività, una sorta di "dormienza" per affrontare lo svernamento.

Che cos'è lo svernamento e come funziona il "letargo" dei pesci

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Ogni specie o gruppo adotta strategie diverse, anche seconda del luogo e dell’habitat in cui vive

Lo svernamento è l'insieme delle diverse strategie fisiologiche e comportamentali che permettono agli animali di sopravvivere ai mesi più freddi dell'anno. Nel caso dei pesci non si tratta di un vero letargo, poiché questi animali non smettono completamente di muoversi o di respirare: semplicemente rallentano. È un adattamento che interessa soprattutto le specie d'acqua dolce e quelle che vivono in regioni temperate o subartiche, dove gli ambienti acquatici interni possono ghiacciare in superficie o diventare poveri di ossigeno.

Nei laghi e negli stagni europei, per esempio, carpe, tinche e persici si spostano verso il fondo, dove l'acqua mantiene una temperatura più stabile, intorno ai 4 °C. Qui trovano uno strato di sedimento più caldo e ricco di microambienti, dove gli animali si rifugiano in un stato di torpore quasi immobile. Alcuni pesci, come le carpe, possono restare per settimane semi-sepolte nel fango, respirando lentamente e riducendo il consumo di energia al minimo.

Altre specie come lucci e pesci gatto, invece, restano più attive, ma limitano comunque le loro attività. Altri, rallentando drasticamente il loro metabolismo, riescono anche a sopravvivere a temperature che si avvicinano molto allo zero. Esistono poi adattamenti estremi, come nei comuni pesci rossi "da compagnia". Loro possono sopravvivere anche in acque completamente ghiacciate e quasi prive di ossigeno. In Antartide, invece, i pesci nototenioidei producono una particolare glicoproteina "antigelo" nel sangue, che impedisce la formazione di cristalli di ghiaccio.

Cosa fanno i pesci durante lo svernamento

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Ci sono poi anche pesci come i dipnoi che devono invece superare l’estate e la stagione secca senza acqua. Lo fanno sigillandosi all’interno di un involucro fatto di muco nascosto sotto il fango

Durante lo svernamento, il corpo dei pesci entra in uno stato di ipometabolismo, in cui tutte le funzioni vitali rallentano per conservare energia. Il battito cardiaco si riduce, la frequenza respiratoria cala e l'attività enzimatica del fegato e dei muscoli diminuisce. I pesci si muovono lentamente o restano fermi sul fondo, spesso nascosti tra rocce o nel sedimento. L'obiettivo è uno solo: consumare il meno possibile. Poiché il cibo scarseggia, i pesci si affidano quindi soprattutto alle riserve di grasso accumulate prima dell'inverno.

Alcune specie smettono completamente di mangiare, altre lo fanno solo nel caso in cui le condizioni ambientali lo permettono, ma comunque si alimentano in maniera più sporadica. In mare, molte specie possono invece anche migrare, un po' come fanno gli uccelli. Possono per esempio spostarsi verso acque più calde e ricche di nutrienti, oppure seguire una migrazione di tipo "verticale", ovvero spostandosi su e giù nella colonna d'acqua a seconda della stagione e delle necessità.

In alcuni ambienti davvero estremi, come laghi ghiacciati o zone soggette a siccità e disseccamento stagionale, i pesci possono entrare in una condizione ancora più profonda di quiescenza. È il caso dei pesci polmonati – i dipnoi – che durante la stagione secca scavano una tana nel fango e vi restano in uno stato di "estivazione" – l'equivalente estivo dello svernamento – rallentando il metabolismo fino al 10% del normale sigillandosi all'interno di un involucro fatto di muco. Riemergono appena poi ritorna l'acqua con le prime piogge.

Quanto dura e quando finisce lo svernamento dei pesci

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Quando le temperature e le altre condizioni ambientali lo permettono, i pesci tornano piano piano nel pieno delle loro attività

La durata dello svernamento varia naturalmente molto a seconda del clima e della specie. Nei laghi del Nord Europa o del Canada può durare fino a cinque o sei mesi, mentre in regioni più miti, come l'Italia o la Spagna, i pesci rallentano solo per poche settimane e nei periodi più freddi. La "riaccensione" del metabolismo avviene poi gradualmente, quando la temperatura dell'acqua inizia a salire e le ore di luce durante la giornata si allungano.

È allora che i pesci cominciano a muoversi di più, a cercare cibo e, in molte specie, a prepararsi alla riproduzione primaverile. Negli ambienti più freddi, come i laghi nel nord o in alta montagna, lo svernamento può durare anche fino a marzo o aprile inoltrato. Lo svernamento dei pesci, insomma, è una delle tante strategie con cui la vita ha imparato ad adattarsi al ritmo delle stagioni. Non un vero e proprio letargo, ma le finalità sono le stesse: fermarsi, resistere e aspettare il ritorno della primavera.

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