
Vivere al freddo non è proprio il massimo. Eppure, nel corso dei milioni di anni di evoluzione, molte specie animali sono riuscite a sviluppare strategie incredibili per poter sopravvivere anche in ambienti estremi, dove il termometro scende parecchio sotto lo zero. Dalle distese artiche alle cime montagne più alte del mondo, fino alle acque gelide dell'Antartide, la vita è riuscita comunque a trovare un modo, come sempre.
Gli animali che vivono in questi luoghi hanno evoluto tanti adattamenti "progettati" proprio per sopravvivere al gelo: pellicce molto spesse, strati di grasso che funzionano come veri "piumoni naturali", piumaggio isolante, sistemi circolatori in grado di conservare il calore e comportamenti che riducono al minimo la dispersione del calore e il consumo energetico. Alcuni, come certi pesci antartici, hanno addirittura sviluppato proteine "antigelo" che impediscono al sangue di congelare.
Gli animali specialisti del freddo sono tantissimi, ma eccone cinque che raccontano bene quanto la natura e l'evoluzione possano essere ingegnose.
L'orso polare

L'orso polare (Ursus maritimus) è probabilmente la specie più iconica che associamo al freddo estremo. Vive nel Circolo Polare Artico, dove le temperature possono scendere anche fino a meno 40 gradi. Il suo segreto principale è il foltissimo strato di grasso sottocutaneo, spesso oltre 10 centimetri, che funziona come isolamento termico. A questo si aggiunge una pelliccia a doppio strato, con un manto esterno composto da peli cavi che intrappolano aria calda e un sottopelo più fitto e lanoso che trattiene ulteriore calore.
Anche la pelle, che sorprendentemente è di colore nero, serve ad assorbire e conservare meglio il calore dei raggi del sole. Altra cosa da non sottovalutare è che dove fa molto freddo spesso c'è anche tanta neve o ghiaccio, che possono rendere davvero complicato muoversi a terra. Proprio per questo, gli orsi polari hanno zampe grosse, larghe e pelose che permettono di camminare sul ghiaccio senza scivolare e riducono ulteriormente la perdita di calore a contatto con il terreno gelido.
I pinguini

Al polo opposto, troviamo invece i pinguini, anche se non tutti vivono al gelo artico. In realtà, solo poche specie vivono così a sud mentre molte altre si trovano in zone più miti e addirittura una, il pinguino delle Galápagos, vive a Nord all'equatore. Tra quelli che vivono al Polo Sud c'è però il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) che ha trasformato il freddo in un compagno di vita. Il suo corpo è avvolto da tre strati di piume sovrapposte che bloccano l'aria calda vicino alla pelle, creando così un isolamento eccellente.
Sotto le piume c'è anche uno spesso strato di grasso, essenziale per affrontare il vento polare e le acque prossime al punto di congelamento. Hanno inoltre un sistema circolatorio "a scambio di calore": il sangue caldo che scende verso piedi e pinne riscalda quello più freddo che ritorna verso il corpo, riducendo la dispersione termica. Il comportamento sociale è un altro adattamento fondamentale: nelle tempeste più rigide, i pinguini si stringono in enormi gruppi "abbracciandosi" e condividendo calore e protezione.
I pesci antigelo

Restiamo in Antartide, dove il mare può arrivare a anche -1,9°C. Per la maggior parte dei pesci questa temperatura sarebbe letale, poiché il loro sangue congelerebbe. I nototenioidei o pesci antartici, invece, hanno evoluto una soluzione che sembra uscita da un romanzo di fantascienza: proteine antigelo. Queste molecole si legano ai minuscoli cristalli di ghiaccio che si formano nell'acqua all'interno del corpo impedendo loro di crescere e di bloccare la circolazione sanguigna.
Inoltre, molti di questi pesci che vivono intorno al Polo Sud non hanno la vescica natatoria – l'organo che regola il galleggiamento – perché sarebbe troppo rischiosa a queste temperature così basse. Al suo posto usano lipidi e altre strutture corporee che gli permettono di muoversi verticalmente in acque così fredde senza rischiare spiacevoli conseguenze. Questi pesci sono probabilmente i "re" indiscussi della vita al gelo.
La rana del legno

Qualcosa di simile accade anche sulla terra ferma con alcune specie di rettili e anfibi, animali "a sangue freddo" e perciò notoriamente a disagio alle basse temperature. La rana del legno o dei boschi (Rana sylvatica) è uno degli esempi più incredibili in tal senso. Vive nelle foreste nordamericane, dove in inverno le temperature vanno molto sotto zero. Lei però non ha trovato un modo ingegnoso per evitare di congelare, anzi, ha proprio abbracciato il congelamento.
Può infatti letteralmente congelare senza troppi problemi e fino al 70% del suo corpo può ghiacciare, con il cuore che smette anche di battere. Eppure, non muore. Il segreto è una sorta di "crioprotezione" naturale: la rana produce glucosio e urea in grandi quantità, sostanze che funzionano come antigelo e proteggono le cellule dalla formazione di cristalli di ghiaccio. Quando poi arriva la primavera e le temperature risalgono, il corpo si scongela lentamente e l'anfibio torna alla sua vita normale come se nulla fosse.
Le foche

Le foche vivono tra acqua e ghiaccio, e devono mantenere la temperatura corporea anche durante lunghe immersioni nelle acque polari. Il loro principale adattamento è lo spesso strato di grasso che avvolge tutto il corpo e le aiuta a trattenere il calore. La forma idrodinamica e l'assenza quasi totale di parti esposte – come orecchie esterne o arti lunghi – riducono ulteriormente l'area attraverso cui il corpo può disperdere il calore.
Trascorrono inoltre molto tempo a riposare sul ghiaccio per recuperare e limitare il consumo di preziose energie, alternando fasi di attività a momenti di "relax" e immobilità quasi totale. In modi diversi, questi cinque animali dimostrano quanto la biodiversità sia capace sempre di reinventarsi e di conquistare anche i luoghi più ostili del pianeta. Non esiste un luogo che la vita non abbia conquistato, neppure dove il freddo è davvero estremo.