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Quando avvistano un predatore, i cani della prateria sanno bene come difendersi e avvisare tutti del pericolo in arrivo. Lo fanno attraverso dei richiami d'allarme – una sorta di linguaggio fatto di versi distinti, acuti, rapidissimi – che trasmettono informazioni dettagliate su chi si avvicina: è un'aquila o una volpe? Arriva dal cielo o si muove a terra? È un "linguaggio" sofisticato e ben conosciuto da tempo, ma ciò che i ricercatori non si aspettavano è che a "origliare" queste conversazioni non sono solo gli altri membri della colonia, ma anche altri animali.
Secondo un nuovo studio pubblicato su Animal Behaviour, i chiurli beccolungo ascoltano i segnali d'allarme dei cani della prateria dalla coda nera e modificano di conseguenza il proprio comportamento anti-predatorio. Una scoperta che potrebbe finalmente spiegare perché questi grandi uccelli delle praterie scelgono di nidificare proprio vicino alle colonie dei roditori, nonostante siano aree ad alto rischio: veri e propri "magneti per predatori".
Le città sotto assedio dei cani della prateria

I cani della prateria dalla coda nera (Cynomys ludovicianus) vivono in grandi gruppi sociali complessi che sono un po' come delle piccole città tra i prati del Nord America. Queste "città", fatte di tane e cunicoli sorvegliati da sentinelle, sono spesso circondate da tantissimi pericoli: rapaci, serpenti, tassi, volpi. Per far fronte a minacce così diverse, questi roditori hanno quindi sviluppato un complesso sistema di allarmi vocali in grado di comunicare rapidamente alla colonia l'identikit del nemico.
Ma cosa succede se qualcuno di esterno, pur non parlando la stessa "lingua", è comunque in grado di capirne il senso? È questa la domanda che ha guidato Andrew Dreelin, primo autore dello studio e dottorando presso la Northern Illinois University. Insieme ai ricercatori dello Smithsonian's National Zoo and Conservation Biology Institute, ha voluto testare l'ipotesi che anche i chiurli beccolungo o americani (Numenius americanus) possano beneficiare dell'informazione diffusa dai cani della prateria ascoltando i richiami "di nascosto".
L'esperimento con un tasso imbalsamato radiocomandato

Per capire se i chiurli sfruttassero davvero gli allarmi vocali dei cani della prateria, i ricercatori hanno ideato un esperimento abbastanza insolito: hanno montato un tasso americano imbalsamato su una macchinina radiocomandata – soprannominata "Badger-inator" – e l'hanno guidata verso i nidi dei chiurli in cova. Nello stesso momento, hanno fatto partire le registrazioni dei richiami d'allarme emessi dai cani della prateria in presenza di un predatore.
Il risultato? Le femmine di chiurlo che stavano covando reagivano con largo anticipo quando sentivano il richiamo: si appiattivano sul nido, mimetizzandosi perfettamente tra le erbe, e rimanevano completamente immobili mentre il "tasso finto" si avvicinava. Un comportamento difensivo che, in caso di predatore reale, avrebbe potuto fare la differenza tra la sopravvivenza e la perdita della covata. I maschi a guardia del nido, invece, cercavano invece di distrarre e "attaccare" con versi d'allarme il nemico a distanza.
Roditori amici inconsapevoli degli uccelli

Per Andy Boyce, ecologo del National Zoo e coautore dello studio, il comportamento dei cani della prateria apre a una riflessione più ampia sul ruolo che questi animali svolgono nei loro ecosistemi: "Sapevamo già che sono una specie chiave di volta, in grado di modificare l'ambiente fisico e creare habitat per molte altre specie. Ma non avevamo compreso fino in fondo il loro potenziale come produttori di informazioni. In un certo senso, funzionano anche come sistemi di sicurezza per gli altri abitanti della prateria".
Il caso dei chiurli non è infatti isolato: studi precedenti hanno mostrato che anche le civette delle tane (Athene cunicularia) reagiscono agli allarmi dei cani della prateria. Questi nuovi risultati suggeriscono quindi che l'"ascolto interspecifico" potrebbe essere una strategia molto più diffusa di quanto si pensasse. Inoltre, comprendere come le informazioni si muovono all'interno di un ecosistema non è solo una curiosità etologica, ma può rivelarsi cruciale anche per la conservazione.
Le popolazioni di uccelli delle praterie sono in calo un po' dappertutto e anche il chiurlo beccolungo è considerato una specie vulnerabile. Se gli allarmi dei cani della prateria contribuiscono davvero ad aumentare la sopravvivenza dei nidi, allora proteggere queste colonie significa anche proteggere gli uccelli che vi gravitano intorno. Perciò, le piccole sentinelle inconsapevoli delle praterie diventano elementi chiave per qualsiasi piano di conservazione di questi ecosistemi e della biodiversità che li abita.