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28 Agosto 2025
11:39

Gli squali rischiano di perdere il loro morso: cosa succede ai denti con i mari sempre più acidi

L’acidificazione degli oceani causata dalle emissioni di CO2 minaccia gli squali: il pH più acido corrode i denti, rendendoli più fragili. Una minaccia non solo per i predatori, ma per l’intero equilibrio degli ecosistemi oceanici.

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L’acidificazione degli oceani causata dalle emissioni di CO2 potrebbe rendere i denti degli squali sempre più fragili

Gli squali sono da oltre 400 milioni di anni tra i predatori più formidabili degli oceani di tutto il mondo. Una delle loro armi segrete sono naturalmente i denti, che crescono e vengono cambiati in continuazione per essere sempre affilati e pronti all'uso. Tuttavia, un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Marine Science avverte che perfino queste iconiche e potenti strutture, affinate dall'evoluzione per tagliare carne e ossa, potrebbero non resistere a una minaccia inattesa: l'acidificazione degli oceani causata dalle attività umane, che potrebbe presto rendere i denti degli squali sempre più fragili.

Lo studio: 600 denti messi alla prova in laboratorio

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Un pH dell’acqua più acido può indebolire e corrodere i denti degli squali

Quando l'anidride carbonica rilasciata dai combustibili fossili si dissolve in acqua, modifica il pH rendendolo più acido. È un processo purtroppo ben noto per i danni già arrecati ai coralli e ad altri animali con conchiglie o scheletri calcarei, che vengono erosi e indeboliti. Molto meno si è studiato, invece, l'impatto dell'acidificazione sui denti degli squali. Eppure questi, sebbene composti da fosfati mineralizzati, non sono infatti immuni alla corrosione.

Il team guidato da Maximilian Baum e Sebastian Fraune, dell'Università Heinrich Heine di Düsseldorf, ha raccolto circa 600 denti di squalo pinna nera del reef (Carcharhinus melanopterus) caduti naturalmente in un acquario. I denti sono stati poi immersi per otto settimane in vasche con livelli di acidità differenti. E i risultati parlano chiaro: nei campioni esposti ad acque più acide sono comparse crepe, fori, erosioni alla radice e un degrado strutturale ben visibile al microscopio elettronico.

Le conseguenze per gli squali e per gli ecosistemi

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Con gli oceani sempre più acidi, i denti diventano fragili e gli squali potrebbero faticare a sopravvivere, con conseguenze negative per interi ecositemi

Denti più fragili significa inevitabilmente maggiore rischio di rottura durante il morso e un'usura molto più rapida, cose che potrebbero mettere in difficoltà anche un predatore in grado di rimpiazzare costantemente i propri strumenti di caccia. Anche gli squali, naturalmente, possiedono meccanismi di riparazione e rigenerazione dentale che i denti caduti non hanno. Tuttavia, spiegano gli autori, in acque più acide questi processi potrebbero richiedere molta più energia. E l'energia, in natura, è sempre una risorsa preziosa e molto limitata.

Quella spesa per rigenerare denti fragili potrebbe per esempio essere sottratta ad altre funzioni vitali, come la crescita o la riproduzione. Pensare a squali "sdentati" potrebbe sembrare rassicurante per chi teme questi predatori, ma in realtà avrebbe effetti devastanti sulle dinamiche degli ecosistemi marini. Gli squali, predatori apicali, regolano le popolazioni di altre specie, mantenendo la biodiversità e la salute dei mari e delle barriere coralline. Se i loro morsi perdessero potenza, si rischierebbe un effetto a catena su tutto l'oceano.

Quanto è vicino questo scenario?

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Il livello di acidità più critico tra quelli simulati corrispondeva a un pH medio di 7,37. Oggi il livello media si aggira intorno a 8,1

In laboratorio, il livello di acidità più critico corrispondeva a un pH medio di 7,37: una condizione che gli oceani non raggiungeranno prima del 2300, a meno che le emissioni di CO₂ non continuino senza freni. Si tratta quindi di uno scenario molto pessimistico e modellizzato in base alle emissioni attuali. Tuttavia, anche cambiamenti più moderati potrebbero già avere conseguenze su alcune specie chiave. Attualmente, il pH degli oceani si aggira intorno a 8,1 ed è cruciale mantenerlo tale per evitare che squali "perdano" i loro denti.

Per centiania di milioni di anni questi predatori hanno superato estinzioni di massa e cambiamenti climatici e ambientali estremi. Ma oggi si trovano ad affrontare un problema inedito: livelli di CO₂ che non si registravano da almeno 20 milioni di anni, concentrati però in appena due secoli. Troppo poco tempo per permettere all'evoluzione di "intervenire" e agli animali di adattarsi. Il tempo e gli strumenti per evitare che ciò accada ci sono, sta a noi ora intervenire per ridurre le nostre emissioni di anidride carbonica.

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