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Gli scimpanzé vanno matti per la frutta fermentata e amano consumarla e condividerla con i propri simili, un po' come facciamo noi umani con le bevande alcoliche che beviamo durante un aperitivo tra amici. La frutta fermentata, infatti, contiene etanolo e le scimmie, mangiandola, assumono ogni giorno la stessa quantità di alcol contenuta in una birra. Lo dimostra uno studio pubblicato recentemente su Science Advances, risultato delle osservazioni condotte nel Parco Nazionale di Kibale, in Uganda, e in quello di Taï, in Costa d'Avorio.
Che non fossimo gli unici animali ad apprezzare l'alcol, lo sapevamo ormai da tempo, ma ora i ricercatori hanno misurato la concentrazione di etanolo nella polpa dei frutti caduti a terra, soprattutto quelli di Ficus, molto amati dagli scimpanzé, scoprendo che sebbene i singoli frutti contenessero meno dello 0,5% di alcol, il consumo complessivo arrivava a circa 14 grammi al giorno, l'equivalente di mezzo boccale di birra lager al 5%.
Gli scimpanzé, l'alcol e l'ipotesi della "scimmia ubriaca"

Gli scimpanzé mangiano mangiano dal 5 al 10% del loro peso corporeo in frutta matura ogni giorno, hanno spiegato gli autori, e anche concentrazioni molto basse di etanolo portano a un'assunzione significativa. Studi precedenti avevano già dimostrato che i nostri cugini primati più vicini a noi amano la frutta fermentata, molto probabilmente proprio perché "alcolica". Un altro studio recente aveva persino dimostrato che spesso la consumano in compagnia condividendola, cosa che potrebbe avere un importante ruolo sociale nel rafforzare i legami.
Ora, questo nuovo studio aggiunge un importante nuovo elemento che rafforza la cosiddetta ipotesi della "scimmia ubriaca", una teoria evolutiva che suggerisce che l'attrazione umana per l'alcol (etanolo) sia un'eredità dei nostri antenati primati, ipotesi formulata da Robert Dudley, biologo dell'Università della California, Berkeley, e autore principale di questo nuovo studio. La frutta fermentata non è però solo ricca di zuccheri, ma l’etanolo può aver rappresentato un segnale utile per riconoscere i frutti più maturi e calorici, quindi una fonte preziosa di energia.
La nostra passione per l'alcol ha origini evolutive profonde?

Come detto, non è la prima volta che vengono osservati comportamenti nei primati e non si tratta di un'abitudine esclusiva degli scimpanzé. Una review pubblicata nel 2024 ha dimostrato che molte specie animali, dai primati ai pipistrelli, passando per gli elefanti, possono assumere alcol attraverso la dieta, senza però manifestare segni di ebbrezza. Anche gli scimpanzé, infatti, non sembrano mai ubriachi, nonostante possano ingerire fino a 4,5 chili di frutta fermentata in un giorno.
Per sperimentare realmente gli effetti dell'alcol, dovrebbero consumarne quantità tali da gonfiarsi lo stomaco, cosa che di fatto non accade mai. Noi esseri umani, al contrario, abbiamo sviluppato un rapporto molto complesso e fortemente culturale con le bevande fermentate, una predilezione che probabilmente è nata proprio nel periodo in cui la dieta dei nostri antenati si arricchiva di frutta caduta e fermentata. Un legame che potrebbe spiegare perché l’alcol, pur con i suoi rischi per la salute, continui a occupare un ruolo centrale nelle società umane.