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21 Maggio 2025
14:46

Gli italiani mangiano sempre meno carne di cavallo, Animal Equality: “Sono come animali d’affezione”

Secondo il nuovo report di Animal Equality, quasi 9 italiani su 10 non mangiano carne di cavallo. L'ONG chiede quindi di riconoscere i cavalli come animali d’affezione e denuncia anche i rischi legati alla filiera e alla sicurezza aliementare.

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Il nuovo report Animal Equality, realizzato in collaborazione con Ipsos, dice che nel nostro paese il consumo di carne equina è sempre più marginale

In Italia, i cavalli finiscono sempre più raramente a tavola e quasi 9 persone su 10 non mangiano carne equina. Lo conferma un nuovo report di Animal Equality, realizzato in collaborazione con Ipsos, che fotografa un Paese dove la carne equina è considerata sempre più marginale nel panorama alimentare mentre allo stesso tempo cresce una certa sensibilità che vede i cavalli non più come "bestie da soma", ma come veri e propri animali da affezione.

Un dato chiaro: in Italia l'83% delle persone non consuma carne equina

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Solo il 17% consuma carne di cavallo almeno una volta al mese

Secondo il sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione italiana, quasi 9 persone su 10 non mangiano carne di cavallo. Di queste, il 44% semplicemente non è abituato a farlo e non prova curiosità. Ma c'è di più: un 42% motiva la scelta con ragioni emotive, affermando di provare empatia verso questi animali. Il 31%, invece, adotta una posizione ancora più etica: per loro, i cavalli sono come i cani e dei gatti, compagni più che cibo.

Non si tratta solo di opinioni, poiché queste percentuali raccontano un cambiamento culturale in corso, un diverso modo di guardare agli animali e, in particolare, ai cavalli. E non è un caso che Animal Equality chieda oggi che vengano riconosciuti ufficialmente come animali d'affezione, con tutele analoghe a quelle riservate a cani e gatti. Anche tra chi consuma carne in generale, solo il 17% dichiara di mangiare quella di cavallo almeno una volta al mese.

L'Italia ai primi posti, tra importazione e filiera poco chiara

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Sotto i riflettori, anche la poca trasparenza e la scarsità di controlli nella filiera e per la sicurezza alimentare

I consumatori abituali si concentrano soprattutto in Lombardia e Puglia e spesso si affidano a macellerie specializzate. Tuttavia, il trend è in calo e la carne equina sembra destinata a rimanere una nicchia. Tuttavia, secondo il report l'Italia è ancora tra i primi paesi europei per consumo e, secondo i dati Businesscoot, nel 2024 ha importato una quantità significativa di cavalli destinati alla macellazione, arrivando a quota 17.000 esemplari abbattuti.

Una delle criticità più gravi della filiera equina riguarda la sicurezza alimentare. Molti cavalli, soprattutto quelli provenienti dal mondo sportivo, vengono trattati con farmaci incompatibili con il consumo umano. Se un cavallo non è iscritto nel registro DPA (destinato alla produzione alimentare), la sua carne non dovrebbe finire nei piatti. Eppure, come denuncia Animal Equality, la tracciabilità è debole, i controlli sono limitati e le falle nel sistema lasciano spazio a un mercato parallelo e ancora più pericoloso.

Una battaglia culturale e politica

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Animal Equality chiede che i cavalli vengano vengano riconosciuti ufficialmente come animali d’affezione, con tutele analoghe a quelle riservate a cani e gatti

Solo il 56% dei consumatori di carne equina conosce la distinzione tra DPA e non-DPA. Tra chi mangia altre carni, la percentuale scende al 33%. Anche la consapevolezza del problema della macellazione clandestina è bassa: solo il 10% dichiara di essersi informato seriamente sul tema. Secondo la Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani, molti cavalli macellati in Italia non provengono infatti da allevamenti ufficiali.

A rendere ancora più opaca la situazione contribuisce il fatto che, per anni, i dati statistici Istat non hanno fornito numeri chiari sulle macellazioni equine, spesso inclusi nella più generica categoria degli "ungulati". Una scelta che rende difficile monitorare il fenomeno e intervenire in modo mirato.

"Finora abbiamo raccolto quasi 195 mila firme per chiedere lo stop alla macellazione dei cavalli – ha spiegato Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia – L'Italia può seguire l'esempio della Grecia, che nel 2020 ha vietato questa pratica equiparando i cavalli agli animali da compagnia. I dati Ipsos ci dicono che l’opinione pubblica è pronta: è il momento che anche la legge riconosca ai cavalli la protezione che meritano".

Il cavallo, insomma, sta uscendo dal recinto dell'utilità per entrare, a pieno titolo, nella sfera dell'affetto e della relazione. Un cambiamento che non riguarda solo le abitudini alimentari e la crescente sensibilità verso le tematiche ambientale, ma anche la nostra stessa idea del rapporto con gli altri animali.

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