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Gli attacchi delle vipere sono più rapidi di qualsiasi altro serpente: ci vuole appena un battito di ciglia

Un team di ricercatori australiani ha filmato con videocamere ad alta velocità gli attacchi di 36 specie di serpenti velenosi. I risultati mostrano che vipere, elapidi e colubridi colpiscono con stili diversi ma tutti fulminei: in molti casi basta meno di 60 millisecondi per essere morsi, e vale soprattutto per le temute vipere.

24 Ottobre 2025
8:43
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Quanto tempo hai prima che un serpente velenoso scatti e riesca a morderti? È la domanda che si è posto un team di ricercatori australiani e la risposta sta in una serie di video ad alta velocità (1000 fotogrammi al secondo) dell'attacco di 36 diverse specie di serpenti velenosi.

I risulatati sono stati pubblicati sul Journal of Experimental Biology e svelano che gli esemplari appartenenti a tre diverse famiglie di serpenti –  Viperidae, Elapidae e Colubridae – hanno modalità di attacco leggermente diverse, tutte però accomunate da una estrema velocità e precisione.

Ci vogliono meno di 60 millisecondi per essere morsi da un serpente velenoso

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I serpenti velenosi hanno evoluto attacchi rapidi per catturare le loro prede preferite, e quelle che si cibano di mammiferi hanno investito parecchio in velocità. L'esperimento ha osservato come, a prescindere dalla specie, i serpenti che si nutrono di mammiferi attivano la risposta dei muscoli tra i 14 e 151 millisecondi, che si traduce in un movimento effettivo entro 60-395 millisecondi. La capacità di rimanere entro questo intervallo di tempo è stata confermata per tre specie: Pantherophis obsoletus; Agkistrodon piscivorus e Crotalus atrox. L'84% dei viperidi inclusi nello studio ha raggiunto la preda in meno di 90 millisecondi e il 55% entro i primi 60 ms, rendendoli più rapidi della risposta media dei mammiferi.

Le vipere quindi raggiungono le velocità massime più elevate, tuttavia, alcuni elapidi come Acanthophis rugosus raggiungono velocità altrettanto importanti.

Sono state osservate anche differenze comportamentali tra le tre famiglie: i Viperidae eseguivano un attacco fluido, spesso seguito dal riposizionamento delle zanne; gli Elapidae raggiungevano la preda rapidamente, mordendola e stritolandola ripetutamente con le mascelle; e i Colubridae usavano le zanne posizionate posteriormente con movimenti alternati delle mascelle per danneggiare la superficie della preda.

Come si è svolto l'esperimento e quali risultati ha dato

Tutti i serpenti oggetto dello studio erano stati ospitati presso Venomworld, un istituto di produzione di veleno a Parigi, in Francia. E per riprendere gli attacchi i ricercatori hanno utilizzato due videocamere ad alta velocità (1000 fotogrammi s −1 ) per simulare gli attacchi a una preda utilizzando un oggetto in gel balistico. In questo modo è stata tracciata la traiettoria del morso in tre dimensioni. Le coordinate 3D sono state poi utilizzate per misurare la cinematica e le prestazioni dell'attacco.

Secondo le rilevazioni, i Viperidi colpiscono rapidamente con una penetrazione fluida delle zanne nel gel. Nel 50% delle specie una o entrambe le zanne vengono rimosse dal gel e riposizionate con un'angolazione più favorevole. Questo sembrava verificarsi solo quando la penetrazione iniziale non è favorevole. Quando la posizione del morso è accettabile ma la zanna è solo leggermente fuori posizione, questa viene riposizionata molto vicino al sito di penetrazione originale.

Gli Elapidi mostrano uno schema di attacco diverso. Spesso i serpenti si avvicinano prima alla preda e, quando sono abbastanza vicini, si lanciano in avanti aprendo la bocca. Tuttavia, questo balzo è meno esplosivo di quello dei Viperidi e non parte da una posizione completamente rannicchiata. Dopo il primo morso, rilasciano leggermente per poi tornare all'attacco diverse volte ancora. Questa azione ripetuta è probabilmente il risultato della tensione muscolare utilizzata per comprimere la ghiandola velenifera e iniettare altro veleno.

I Colubridi hanno dimostrato di avere un attacco molto diverso. Raggiungono prima la massima apertura e dopo il contatto con la preda chiudono la bocca iniziando a trascinare la mascella sulla superficie, provocando due tagli a forma di mezzaluna. Questa ampia ferita probabilmente assicura un buon trasferimento del veleno nella preda.

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