
All'interno di una grotta in Arabia Saudita, un gruppo di ricercatori ha trovato i resti perfettamente mummificati di 7 ghepardi, insieme ad altri reperti risalenti a migliaia di anni fa. Si tratta di un ritrovamento unico nel suo genere, sia perché i ghepardi sono ormai estinti nella penisola arabica, sia perché si tratta della prima volta in assoluto che vengono trovati resti mummificati di un grande felino. La scoperta è stata recentemente pubblicata in uno studio pre-print, quindi ancora in fase di revisione, sulla piattaforma Research Square.
I ghepardi vivevano tra le dune del deserto: la scoperta

Un tempo i ghepardi erano diffusi in gran parte del Medio Oriente, compresa la penisola arabica. Oggi di quella popolazione resta purtroppo solo il ricordo, mentre la specie ha perso circa il 98% del suo areale storico. Dentro il complesso di grotte di Lauga, nel nord del Paese, i ricercatori hanno rinvenuto i resti di almeno 61 animali diversi, 54 scheletri e 7 mummie perfettamente conservate, alcune con ancora tracce del manto maculato. Accanto a loro c’erano anche le ossa delle prede che un tempo avevano cacciato.
Le analisi hanno rivelato che i campioni più antichi risalgono a circa 4.200 anni fa, mentre le mummie conservate meglio hanno "solo" poco più di un secolo. I ghepardi più datati risultano geneticamente più affini a quelli dell'Africa nordoccidentale (ovvero la sottospecie Acinonyx jubatus hecki), mentre altri mostrano una parentela più stretta con il rarissimo ghepardo asiatico (Acinonyx jubatus venaticus), oggi ridotto a una manciata di individui rimasti solo in Iran e considerati ormai a un passo dall'estinzione.
Una mummificazione mai vista prima

È la prima volta che un grande felino ancora vivente viene trovato in uno stato di mummificazione naturale. Finora erano infatti noti solo casi di gatti domestici mummificati artificialmente nell’antico Egitto e, più recentemente, un cucciolo di tigre dai denti a sciabola trovato nel permafrost siberiano. Ma si trattava di un'altra linea evolutiva, ormai completamente estinta da millenni. Qui, invece, le particolari condizioni microclimatiche della grotta, come temperatura e umidità costanti, hanno permesso la conservazione straordinaria di animali che vivevano qui appena pochi secoli o millenni fa.
C'è però un aspetto che ha sorpreso più di ogni altro gli studiosi: i ghepardi attuali non usano le grotte né per rifugiarsi né per nascondere le prede. Secondo una delle ipotesi avanzate dagli autori, gli animali potrebbero essere caduti accidentalmente in cavità scivolose da cui non sono più riusciti a uscire, restando intrappolati fino alla morte. A supporto di questa idea, le fototrappole piazzate dai ricercatori hanno mostrato che ancora oggi le grotte vengono frequentate da altri animali, tra cui i lupi.
Indizi per un possibile ritorno del ghepardo?

Oltre al valore scientifico, questi resti rappresentano una memoria tangibile di un'epoca non troppo lontana in cui i ghepardi correvano anche tra le dune della penisola arabica. Secondo i ricercatori, lo studio potrà infatti fornire informazioni utili per eventuali progetti di reintroduzione futura del ghepardo in quest'area, ipotesi di cui si discute da molto tempo e che il governo locale ha già annunciato come uno dei suoi obiettivi più ambiziosi.
Resta però da capire come e soprattutto quali ghepardi si sceglierà di reintrodurre. Con la sottospecie asiatica presente solo in Iran e ormai a un passo dall'estinzione e con quella dell'Africa nord-occidentale in uno status altrettanto critico, è probabile che si scelgano individui provenienti dall'Africa meridionale che, tuttavia, non hanno alcun legame con questi habitat o con le popolazioni originali. Scelta che ha già fatto recentemente anche l'India, ma che è stata duramente criticata dagli esperti e considerata più un'operazione mediatica, che vera conservazione.