UN PROGETTO DI
3 Ottobre 2025
10:36

Forse abbiamo finalmente scoperto perché le donne (e le femmine di altre specie) vivono più a lungo degli uomini

Un nuovo studio suggerisce che le femmine di molte specie animali (inclusa la nostra) vivono più a lungo dei maschi per ragioni evolutive strettamente legate ai cromosomi, alle diverse strategie riproduttive e alla selezione sessuale.

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In molte specie animali, inclusi gorilla e altri grandi primati, le femmine vivono mediamente più a lungo dei maschi

Le donne vivono mediamente più a lungo dei uomini. Non è solo una caratteristica umana, anche in molte altre specie animali, soprattutto tra i mammiferi, le femmine tendono ad avere un'aspettativa di vita mediamente più lunga di quella dei maschi. Ma da cosa dipende questa differenza così costante? Un nuovo studio pubblicato recentemente su Science Advances prova a dare delle nuove risposte, suggerendo che le radici di questo fenomeno affondano nell'evoluzione stessa e nella selezione sessuale.

Un team internazionale guidato dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology ha analizzato 1.176 specie di mammiferi e uccelli che vivono in cattività all'interno degli zoo. Si tratta dello studio più ampio mai realizzato sulle differenze nella longevità tra i sessi. I risultati hanno confermato un divario più marcato nei mammiferi, con le femmine vivono in media il 12% in più dei maschi. Al contrario, negli uccelli lo scenario invece si ribalta e i maschi hanno un'aspettativa di vita superiore di circa il 5% rispetto alle femmine.

I cromosomi sessuale giocano un ruolo fondamentale

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Avere due copie di cromosomi sessuali (XX nelle femmine dei mammiferi, ZZ negli uccelli maschi), gioca un fattore cruciale

Uno dei principali indizi di queste differenze porta ai cromosomi sessuali. Nei mammiferi, le femmine hanno due cromosomi X, mentre i maschi uno X e un Y. Avere una "copia di riserva" del cromosoma X sembra proteggere le femmine da mutazioni dannose, favorendo una maggiore sopravvivenza. Negli uccelli, invece, accade il contrario e sono le femmine ad avere due cromosomi diversi (ZW), e questo potrebbe spiegare perché spesso sono loro a vivere meno dei maschi (ZZ).

Ma i cromosomi, da soli, non bastano a spiegare tutto. Lo studio ha evidenziato che esistono numerose eccezioni e in molte specie le differenze nella longevità tra i sessi non seguono lo stesso schema. Per esempio, tra i rapaci come le aquile le femmine sono sia molto più grandi sia più longeve dei maschi. In questi casi, entrano in gioco anche le differenti strategie riproduttive e la selezione sessuale.

Strategie riproduttive diverse, aspettative di vita differenti tra maschi e femmine

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Una minor competizione sessuale tra maschi e la monogamia, più diffusa negli uccelli, riducono il divario

Nei mammiferi poligami, dove i maschi competono duramente tra loro per avere accesso alle femmine, la selezione sessuale favorisce tratti che accorciano la vita, corpi più possenti, colori e ornamenti vistosi (pensiamo alla coda dei pavoni maschi), altri caratteri sessuali secondari ingombranti ed energeticamente dispendiosi, come corna, palchi e zanne. Gli uccelli, invece, molto spesso sono monogami e la competizione tra maschi è quindi meno estrema: questo sembra tradursi in una maggiore longevità.

Un altro elemento cruciale riguarda anche le cure parentali. Nelle specie in cui sono le femmine a investire di più nell'accudimento e nella crescita dei piccoli – come avviene nella maggior parte dei mammiferi – una maggiore longevità diventa inevitabilmente un chiaro vantaggio evolutivo: vivere più a lungo significa potersi prendere maggiormente cura dei propri figli e aumentare le possibilità che sopravvivono fino all'età adulta.

Progressi e cure migliori non cambiano la biologia

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Le condizioni di vita migliori e i progressi nella medicina possono ridurre questo divario, ma non cancellarlo, poiché è "scritto" nella nostra biologia

Tutte le specie studiate vivevano in cattività, all'interno di zoo, dove i pericoli naturali come predatori, malattie o scarsità di cibo sono chiaramente molto ridotti se non del tutto assenti. Eppure, anche in condizioni protette e di risorse costanti, la tendenza delle femmine ad avere una maggiore longevità è rimasta, prova dell'esistenza di una chiara radice biologica ed evolutiva. Infatti, proprio come accade anche nella nostra specie, i progressi della medicina hanno ridotto il divario tra uomini e donne, ma non lo hanno cancellato.

Secondo gli autori, il fatto che questa differenza emerga in modo costante anche tra gli altri grandi primati non umani, come scimpanzé e gorilla, indica chiaramente che l'aspettativa di vita più lunga delle donne non può essere un caso o legata solo a condizioni ambientali e sociali, ma è un altro tratto ben radicato nella nostra biologia e nella storia evolutiva. Un'eredità – l'ennesima – che accomuna Homo sapiens e molte altre specie di scimmie e non solo, e che da oggi finalmente stiamo riuscendo a comprendere meglio.

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