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10 Dicembre 2025
12:52

E’ morto lo zoologo Iain Douglas-Hamilton: ha dedicato la sua vita alla protezione degli elefanti

Addio a Iain Douglas-Hamilton, lo zoologo che ha dedicato tutta la sua vita alla tutela degli elefanti africani insieme alla moglie Oria. A lui si deve il divieto internazionale di commercio d'avorio.

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Iain Douglas–Hamilton

Iain Douglas-Hamilton è morto a 83 anni. Il suo nome è il simbolo di una storia di vita unica al mondo, un'esistenza dedicata alla cura e alla protezione degli elefanti. La notizia della sua scomparsa infatti è stata data da Save the Elephants (STE), l'organizzazione che aveva fondato nel 1993, in questo modo: “Una perdita immensa per la conservazione e per chiunque abbia a cuore il futuro degli elefanti africani”.

Douglas-Hamilton è scomparso lo scorso 8 dicembre a Nairobi, in quell'Africa che amava profondamente sin da giovane e dove aveva incentrato tutte le sue attività rivolte alla salvaguardia dei pachidermi. La sua vita è finita in Kenya ma era in Tanzania che aveva mosso i primi passi per la conoscenza della specie e sin dal primo momento aveva affrontato il pericolo maggiore che continua, anche oggi, a causare gravi perdite nella popolazione di elefanti e altri animali selvatici: il bracconaggio. A lui si deve il divieto del commercio d'avorio. 

Chi era Iain Douglas-Hamilton: la sua storia e quella degli animali che ha tutelato

Iain Douglas-Hamilton era nato il il 16 agosto del 1942 a Ferne House, una zona di campagna vicino a Shaftesbury, nel Dorset. La sua passione per gli animali e in particolare per gli elefanti lo aveva portato a laurearsi in etologia a Oxford con una tesi dedicata proprio ai grandi animali africani che aveva osservato quando all'età di 23 anni si era recato nell'area del lago Manyara che si trova nella parte settentrionale della Tanzania. E proprio in Africa poi era tornato spesso, fino a stabilirsi lì e a fondare l'associazione dedicata alla tutela dell'elefante africano.

Da subito Douglas-Hamilton riuscì a dare una svolta al modo in cui gli animali venivano monitorati, sviluppando una tecnica peculiare che gli consentiva di riconoscere i singoli individui attraverso l'osservazione della forma delle orecchie e del livello di rugosità della pelle. Con questo tipo di approccio, riuscì a modificare anche la percezione comune nei confronti di questi animali che non erano più solo dei "branchi senza anima" ma soggetti dotati di cognizioni ed emozioni molto complesse, con comportamenti sociali che prima non erano stati mai considerati.

"L'uomo che amava gli elevanti" riuscì infatti a dimostrare attraverso le sue ricerche la capacità di questi pachidermi di avere legami stretti l'uno con l'altro basati sulla cura, l'empatia e anche emozioni profonde come il sentimento di lutto per la scomparsa di conspecifici. Altro aspetto fondamentale emerso dallo studio  di Douglas-Hamilton è l'aver compreso la struttura matriarcale della "società degli elefanti", ovvero gruppi che seguono le regole date dalle femmine adulte che gestiscono i rapporti e creano legami tra tutti gli individui che ne fanno parte.

Il lungo capitolo mai chiuso della guerra al bracconaggio

Gli animali con cui ha convissuto e che ha sempre rispettato, però, non erano visti come esseri senzienti da coloro che li hanno invece perseguitati a tal punto da metterne a rischio la specie. Douglas-Hamilton è entrato sin da subito in contatto con l'orrore causato dai bracconieri, cacciatori illegali alla ricerca dell'avorio delle zanne da mettere in commercio a causa della richiesta a livello internazionale.

Il momento di picco drammatico che ha fatto temere il peggio per il futuro degli elefanti africani è stato tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento: un periodo storico in cui la popolazione era praticamente dimezzata. L'etologo non usò mezzi termini per definire quegli anni infausti e così rese bene l'idea di quanto stava accadendo: un “olocausto degli elefanti”.

Si dedicò dunque anima e corpo alla lotta al bracconaggio, promuovendo e conducendo in prima persona indagini da cui emergeva la rete di ingaggio che arrivava dall'Occidente e foraggiava i bracconieri locali a decimare gli animali per recuperare l'avorio e spedirlo poi nella "parte ricca" del Pianeta, ovvero Usa ed Europa in primis. Grazie alla sua operazione in larga scala, è a Douglas-Hamilton che si deve il divieto assoluto di commercio internazionale d'avorio riportato nella Convenzione di Washington dal 1989 .

Gli effetti di questa decisione non sono stati però sufficienti a mettere uno stop definito all'abominio del bracconaggio e famoso è l'intervento che lo zoologo fece nel 2012 durante una sessione al Senato degli Stati Uniti in cui descrisse la strage di elefanti che continuava ad andare avanti in Africa sempre per mano dei bracconieri e nonostante il divieto internazionale.

Save The Elephants, l'eredità di Douglas-Hamilton per la tutela degli elefanti

Douglas-Hamilton ha fondato la sua associazione, "Save The Elephants"nel 1993. La mission era chiara sin dall'inizio e ancora oggi è la base su cui si muove l'intera organizzazione: fare di tutto per garantire una vita pacifica agli elefanti africani e far sì che abbiano un futuro. L'associazione persegue gli interessi nei confronti della specie su cui il suo fondatore aveva basato tutta la sua vita: studiarli, monitorarli e far sì che il loro habitat non venga devastato dall'intervento umano, spingendo sulla collaborazione con le popolazioni locali.

Oltre agli studi scientifici cui abbiamo accennato che hanno consentito e continuano a permettere di conoscere l'etologia di questi animali, a Save The Elephants si deve anche l'inserimento come metodo di monitoraggio dei GPS satellitari per conoscere le rotte degli elefanti durante le migrazioni e comprendere quali sono le aree più rischiose per la loro salvaguardia al fine di creare dei corridoi protetti.

L'etologo poi ha sempre spinto sulla necessità del coinvolgimento delle comunità umane che convivono nelle aree in cui si trova l'elefante africano e l'associazione porta avanti progetti di condivisione e supporto tanto all'interno del Samburu National Reserve che nel centro dell'organizzazione che si trova a Tsavo, dove sorge un parco nazionale naturale che copre quasi 22 mila chilometri quadrati ed è il più grande del Kenya. 

La storia d'amore con la moglie, figlia di un cacciatore d'avorio

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Iain e Oria Douglas–Hamilton (foto: www.douglashistory.co.uk)

La sua eredità è anche nei libri che ha scritto insieme alla moglie, Oria Rocco, e che consentono di poter "incontrare" l'elefante prima ancora di recarsi in Africa per vederlo da vicino. I due lavori a quattro mani si chiamano "Among the Elephants" (1975) e Battle for the Elephants (1992). Ma la storia nella storia che commuove e rende ancora di più la vita di quest'uomo unica è la relazione che ha avuto con la donna della sua vita. Oria era la figlia di un cacciatore d'avorio e l'incontro tra i due si trasformò in una relazione non solo d'amore ma di profonda condivisione di ideali comuni e azioni concrete per la salvaguardia degli elefanti.

Oria aveva origini italiane da parte del padre che era un ufficiale di cavalleria che dopo il matrimonio con la moglie francese Giselle Banau-Varilla si trasferirono nel 1928 in quello che all'epoca era il Congo Belga proprio per trovare fortuna nella caccia degli elefanti per procacciarsi l'avorio.

Proprio la nascita di Oria indusse la coppia a fermarsi in Kenya dopo varie peripezie e a creare un'azienda di allevamento di animali, vitelli e agnelli,  sul lago Naivasha nella tenuta chiamata Sirocco House. A distanza di anni, nel 1969, ci fu l'incontro tra Iain e la sua futura moglie, proprio quando Douglas-Hamilton era in Tanzania per studiare gli elefanti. La loro conoscenza fu travolgente e Oria conobbe finalmente la realtà dei fatti, ovvero quanto quegli animali che aveva sempre avuto accanto, fondamentalmente, erano in pericolo e non esitò a diventare anche lei una paladina dei diritti degli elefanti africani sposando la causa del marito e diventando fondamentale per tutto quello che in realtà hanno poi creato insieme.

Oggi Iain Douglas-Hamilton ha lasciato per sempre i suoi amati elefanti, la moglie Oria, i figli Saba e Dudu e sei nipoti.

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