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A Chiavari, una donna è stata aggredita dai cani di cui si prendeva cura per conto di un amico. Dei sette cani presenti nell'abitazione sarebbero solo due, di razza Rottweiler, quelli coinvolti nell'incidente, ma l'esatta dinamica deve ancora essere accertata dalle Forze dell'ordine e dal personale veterinario dell'Asl 4 che ora dovrà decidere il destino degli animali.
Non è il primo caso di una persona, amica dell'umano di riferimento, aggredita dai cani. La dinamica in questi casi è sempre molto simile: una persona esterna alla famiglia che entra nell'ambiente che i cani sentono proprio. Questo fattore attiva quella che in ambito cinofilo è conosciuta come motivazione territoriale, cioè il bisogno di alcuni cani di proteggere il loro spazio personale.
Cosa è successo durante l'aggressione di Chiavari
Sabato 21 giugno, intorno alle ore 20.30, una donna di 49 anni è stata aggredita da alcuni cani di cui si prendeva cura per conto di un amico. Secondo le prime ricostruzioni, la 49enne è entrata nel giardino dell'abitazione dell'amico lungo l'Aurelia, e qui per causa ancora da accettare è stata ripetutamente morsa da due cani di razza Rottweiler.Non è chiaro ancora il coinvolgimento degli altri cani presenti, sette in totale.
È stata la donna stessa a chiamare il 112 per chiedere aiuto dopo essersi rifugiata in casa. Il personale del servizio di emergenza l'ha trasportata in codice rosso al pronto soccorso dell'ospedale San Martino di Genova a causa delle ferite alle braccia e al collo.
Oltre al personale sanitario e alle Forze dell'ordine sul posto sono intervenuti anche i veterinari dell'Asl 4, i quali adesso dovranno stabilire il destino degli animali.
Perché i cani hanno aggredito la donna a Chiavari: cosa dice la cinofilia
Le aggressioni di cani nei confronti delle persone vengono percepite come un'emergenza nazionale, questo in considerazione del risalto che hanno sui media e della grave inconsapevolezza con cui si prendono cani di cui non si conosce l'indole. In realtà, come aveva spiegato l'etologo Roberto Marchesini, tra le voci più influenti della cinofilia, la conoscenza che abbiamo di queste aggressioni è spesso puramente aneddotica, e non ci sono dati reali sul contesto o sulla razza da poter analizzare.
Anche nel caso di Chiavari resta difficile capire cosa abbia davvero spinto i cani ad attaccare, tuttavia possiamo ipotizzare cosa sia potuto succedere grazie agli strumenti messi a disposizione della cinofilia. Esistono infatti dei fattori come la tipologia del cane, il modo in cui viene gestito e come ci si relaziona con lui che hanno una grande importanza ma che troppo spesso vengono ignorati o sottovalutati sia da chi gestisce gli animali sia da chi si relaziona con loro.
I cani sono tendenzialmente protettivi nei confronti del loro spazio vitale e questo vale soprattutto per alcune tipologie in cui questo tratto, noto come motivazione territoriale, è stato selezionato proprio al fine di creare attraverso la genetica individui utili agli scopi umani, in questo caso di protezione delle proprietà.
Il Rottweiler è uno di questi: selezionato per fare la guardia e proteggere chiunque sia parte della sua famiglia. Questo non rende ogni cane potenzialmente pericoloso, perché produca effetti tanto tragici è necessario capire in che contesto di vita si trova il cane, come è stato cresciuto, e in che relazione si trova con la persona estranea alla cerchia familiare che entra nella sua proprietà.
La conoscenza pregressa degli animali può non essere sufficiente perché un ospite che ha incontrato i cani qualche volta in presenza della loro persona di riferimento non viene percepito come un membro della famiglia e quindi non dovrebbe entrare da solo nella proprietà su cui vigilano, soprattutto se sono più di uno. La dinamica di gruppo può contribuire a fare aumentare il pericolo perché oltre alla tensione nei confronti dell'estraneo si può sviluppare un rapporto di tensione tra uno o più membri del gruppo.
Senza i dati di queste dinamiche, che dovrebbero essere raccolte da veterinari ed esperti sui luoghi delle aggressioni, non è possibile arginare un fenomeno che abbiamo tutti gli strumenti per conoscere e quindi evitare.