
Tra gli uccelli più numerosi e adattabili del pianeta c'è sicuramente lo storno (Sturnus vulgaris), una presenza ormai familiare anche nei grandi centri urbani. Basta pensare che uno studio di qualche anno fa stimava che sulla Terra vivano circa 1,3 miliardi di individui, distribuiti tra Europa, Asia e molte altre regioni dove è stato introdotto dagli esseri umani.
Alle nostre latitudini, lo storno è tipicamente un migratore invernale e molti arrivano in autunno dal Nord e dall'Est Europa per svernare, riempiendo i cieli al tramonto con le loro danze spettacolari, in cui migliaia di individui si muovono come un unico grande organismo. Negli ultimi anni, però, gli storni non si limitano più a visitare le nostre città solo in inverno. Sempre più coppie scelgono di restare anche in primavera, nidificando tra tetti, cornicioni e cavità naturali degli alberi urbani.
È un esempio lampante di quanto questa specie sia estremamente adattabile, capace di trarre vantaggio dalle trasformazioni causate dalle attività umane e dai grandi cambiamenti ambientali globali che stanno influenzando il clima, la distribuzione e il comportamento di tantissime specie animali in tutto il mondo.
Cosa attira gli storni vicino alle case

In Italia, siamo abituati a notare gli storni nei mesi più freddi, quando al tramonto si radunano in stormi imponenti che volteggiano nel cielo in coreografie tanto spettacolari quanto misteriose. Con questi voli collettivi, gli uccelli si radunano, si compattano e muovono tutti insieme verso i loro dormitori comuni, chiamati roost, spesso situati tra le chiome fitte dei pini, nei giardini pubblici, lungo i viali alberati o nei parchi cittadini.
Anche le grandi città come Roma, Napoli e Milano offrono agli storni riparo, calore e abbondanza di cibo. I entri urbani sono infatti più caldi delle campagne circostanti, dove olito di dirigono gli uccelli di giorno in cerca di cibo, e i dormitori urbani godono quindi di una temperatura molto più stabile. In primavera, quando arriva la stagione riproduttiva, i grandi gruppi si disperdono e la maggior parte degli uccelli migra nuovamente verso il Centro e l'Est Europa.
Tuttavia, negli ultimi anni stanno aumentando gli uccelli decidono di rimanere nelle nostre città e nelle nostre campagne anche in primavera. Le coppie costruiscono il loro nido all'interno di cavità, come un buco in un muro, sotto una tegola, nel tronco di un albero o persino nei semafori spenti o nei lampioni. Non è raro, quindi, che sempre più spesso uno storno si avvicini alle nostre case per cercare un sito adatto alla nidificazione, o semplicemente da mangiare, come insetti, frutta e semi.
Cosa fare quando uno storno si avvicina alla nostra casa

Se avvistiamo uno storno sul nostro balcone o sul nostro tetto, non c'è motivo di allarmarsi più di tanto. Si tratta di piccoli passeriformi innocui e che, se non raramente quando si muovono in grandi gruppi, non creano grossi danni a coltivazioni e giardini. Non serve quindi fare nulla, se non apprezzarne i colori iridescenti del piumaggio, il comportamento vivace e il suo incredibile repertorio canoro, tra i più ricchi e complessi del mondo degli uccelli.
Diverso è naturalmente il caso dei grandi dormitori invernali. In città come Roma, Firenze e altre, i roost possono riunire anche decine di migliaia di individui sugli stessi alberi, producendo enormi quantità di guano. In questi casi, è bene evitare di parcheggiare le auto sotto gli alberi scelti dagli storni o di sostare troppo a lungo nelle aree direttamente interessate. Il guano, infatti, può sporcare e danneggiare veicoli e pavimentazioni, e rappresenta uno dei pochi aspetti indubbiamente problematici legati alla loro presenza massiccia in ambiente urbano.
Tuttavia, al di là di questi disagi pratici, che sono esclusivamente invernali, gli storni rimangono uno degli spettacoli naturali più belli e affascinanti. La loro capacità di coordinarsi, di adattarsi e di trovare nuove strategie di sopravvivenza in un mondo dominato e trasformato dalle attività li rende una delle specie più sorprendenti e di successo del nostro pianeta. Guardarli "danzare" al tramonto è ormai divento una parte integrante della nostra routine invernale che rende un po' meno caotiche e "artificiali" anche le nostre metropoli pù affollate.