
Quando la stagione della raccolta delle ciliegie è ormai finita, nel nord del Michigan, negli Stati Uniti, c'è già chi guarda alla primavera successiva con un certo ottimismo. E il motivo non ha nulla a che fare con il clima o con i fertilizzanti: ha le ali, pesa meno di una mela e appartiene alla famiglia dei falchi. Si tratta del gheppio americano (Falco sparverius), il più piccolo falco del Nord America, un predatore agile e sorprendentemente prezioso per gli agricoltori.
Secondo infatti un nuovo studio, pubblicato recentemente sul Journal of Applied Ecology, la presenza di questi piccoli rapaci tra i campi e i frutteti non solo tiene lontani gli uccelli golosi di ciliegie e frutta, ma contribuisce anche a migliorare la sicurezza alimentare riducendo la contaminazione da feci di altri animali. Un risultato che, tradotto in pratica, significa più frutti sani, meno perdite e potenzialmente maggiori guadagni.
Dove ci sono i gheppi ci sono meno uccelli che mangiano la frutta

L'idea alla base dello studio è molto semplice: se un predatore pattuglia un'area, gli uccelli più piccoli preferiscono starne alla larga. E il gheppio americano, con il suo volo "a spirito santo" – la capacità di rimanere sospeso per qualche secondo mentre scruta il terreno alla ricerca di insetti, topi o piccoli passeriformi – è un deterrente molto efficace. Le specie che più danneggiano le ciliegie, come storni, tordi americani e altri passeriformi, tendono a evitare i frutteti dove i gheppi nidificano.
Per capire se questa strategia potesse aiutare anche dal punto di vista sanitario, i ricercatori hanno installato delle cassette nido in otto frutteti del Michigan. I rapaci si sono stabiliti rapidamente e, man mano che la stagione della raccolta si avvicinava, gli studiosi hanno contato gli uccelli presenti nei campi e raccolto campioni di feci trovate sui rami. Il risultato è stato netto: dove erano presenti i falchi, il rischio che gli uccelli frugivori visitassero i frutteti diminuiva di oltre dieci volte.
Con meno uccelli in giro, ci sono meno feci e batteri pericolosi sulla frutta

Non solo. I ricercatori hanno registrato anche un calo significativo della presenza di deiezioni sugli alberi – circa tre volte in meno – e in alcuni campioni hanno trovato tracce di Campylobacter, un batterio responsabile di infezioni gastrointestinali negli esseri umani. Nulla che faccia pensare a un rischio immediato per i consumatori di frutta, ma un indizio importante sul ruolo che i predatori possono svolgere anche nel rendere gli alimenti più sicuri.
Certo, anche i gheppi producono feci. Ma, come sottolineano gli autori dello studio, il bilancio complessivo pende nettamente a favore dei piccoli rapaci: la loro presenza scoraggia molte più specie potenzialmente problematiche di quanto non introducano loro stessi. È una soluzione perfetta? Non sempre. Non tutti i territori sono adatti ai gheppi, e non tutti i rapaci reagiscono allo stesso modo alla presenza umana. Ma si tratta comunque di un metodo naturale a basso costo, poco invasivo e con benefici su più fronti.
E qui in Italia?

Il caso del Michigan ci ricorda una cosa che spesso dimentichiamo: la biodiversità non è solo un valore ecologico o estetico. È anche una risorsa concreta, perfino economica e sanitaria. Anche da noi esistono specie che potrebbero svolgere un ruolo molto simile, come il gheppio comune (Falco tinnunculus), la versione europea di quello americano, o il falco pellegrino (Falco peregrinus), che ha ormai colonizzato anche le grandi città.
In alcune zone agricole italiane, installare cassette nido per gheppi o rapaci notturni come civette e barbagianni ha già dimostrato di ridurre la presenza di roditori. È facile immaginare che strategie simili possano funzionare anche per gestire l'impatto degli uccelli frugivori in vigneti, frutteti e uliveti. In un’epoca si parla tanto di agricoltura sostenibile, spesso ci dimentichiamo che la natura offre già molte soluzioni. E a volte, per proteggere un raccolto, basterebbe solo lasciare un po' più di spazio a chi lo fa da migliaia di anni.