;)
Per la prima volta da 80 anni a questa parte, i pioppi tremuli della parte settentrionale del Parco di Yellowstone, negli Stati Uniti, sono tornati a svettare alti e forti verso il cielo. Dopo decenni in cui i giovani alberi non riuscivano a crescere oltre pochi centimetri, ora in molti casi superano i tre metri d'altezza. E secondo un nuovo studio recentemente pubblicato su Forest Ecology and Management, il merito sarebbe soprattutto dei lupi, che tornando a popolare il parco hanno innescato la cosiddetta "cascata trofica" sull'intero ecosistema.
La scomparsa e il ritorno del lupo a Yellowstone

Negli anni 20 del secolo scorso, i lupi furono letteralmente sterminati da Yellowstone su impulso degli allevatori e dei cacciatori. La loro assenza portò a uno squilibrio ecologico profondo. Cervi e altri erbivori non avevano più predatori da temere e iniziarono a brucare senza freni nei fondovalle e lungo i corsi d'acqua, consumando ogni giovane germoglio di salice, pioppo e betulla prima che potesse crescere. L'effetto domino non si fece attendere e la scomparsa della vegetazione ridusse anche gli habitat per specie come i castori, i picchi e altri uccelli.
Tutto è cambiato a partire dal 1995, quando iniziò la storica reintroduzione dei lupi nel parco, uno dei più grandi traguardi mondiali della conservazione. L'idea era quella di innescare una cascata trofica, ovvero un effetto a catena in cui il ritorno del predatore apicale avrebbe avuto conseguenze – appunto "a cascata" – su tutta a catena alimentare, ripristinando le dinamiche, le interazioni e le reti ecologiche che regolano le popolazioni animali e di conseguenza il paesaggio.
Con i lupi in circolazione, i cervi mangiano meno alberi giovani

A distanza di oltre trent'anni, i risultati iniziano finalmente a vedersi. Secondo i ricercatori della Oregon State University, guidati dall'ecologo Luke Painter, tra il 1998 e il 2021 la densità dei giovani pioppi è aumentata di oltre 150 volte. In un terzo degli 87 boschetti analizzati, i ricercatori hanno trovato alberi alti e robusti, cosa che non accadeva più addirittura dagli anni 40. La riduzione del brucamento da parte dei cervi – oggi più prudenti e timorosi perché maggiormente esposti al rischio di predazione – ha permesso finalmente agli alberi di crescere indisturbati.
"La reintroduzione dei grandi carnivori ha riattivato un processo di rigenerazione che era fermo da decenni", ha spiegato Painter. "Si tratta di un esempio eccezionale di restauro ecologico su larga scala, con benefici per la biodiversità e la varietà degli habitat". Non è la prima volta che si parla di come il ritorno del lupo abbia fatto "bene" all'ecosistema arrivando a modificare indirettamente la vegetazione o persino il corso dei fiumi (tornanti ad avere un aspetto più "naturale" grazi alla vegetazione), ma non tutti sono d'accordo.
Non tutti sono d'accordo sull'effetto "miracoloso" del lupo sul paesaggio

Alcuni scienziati sono scettici e nel recente passato hanno già messo in dubbio l'ipotesi che i lupi, da soli, abbiano cambiato il volto del parco. Uno studio pubblicato nel 2024 su Ecological Monographs e durato 20 anni, invita ad avere maggiore cautela. Secondo gli autori, la situazione ecologica di Yellowstone è troppo complessa per essere spiegata da un'unica variabile. Le reti trofiche sono sistemi complessi ed estremamente intricati. Cambiare un elemento, come rimuovere o introdurre un predatore, non basta a ripristinare tutto.
Che i predatori apicali come il lupo e altre specie chiave possano avere un impatto importante su reti trofiche, ecosistemi e nel modellare paesaggi è sicuramente possibile ed è un fenomeno ampiamente studiato e dimostrato anche altrove. Tuttavia, secondo alcuni scienziati è troppo presto per osservare davvero gli effetti di una cascata trofica – che con tutta probabilità ci sarà – e decretare il ripristino completo delle dinamiche ecologiche e degli equilibri perduti.
Il dibattito tra queste due visioni rimane aperto. Di certo, però, il ritorno dei lupi a Yellowstone ha messo in moto una trasformazione che va sicuramente ben oltre l'importanza simbolica e conservazionistica. Oggi gli alberi crescono di nuovo alti e forti, gli ecosistemi si stanno "riassestando" e il paesaggio cambia. Sta avvenendo forse più lentamente, forse in modo incompleto e non com'erano Yellowstone un secolo fa, ma con una direzione ben chiara: quella della complessità ecologica ritrovata.