
Tutti i pipistrelli che vivono in Europa sono insettivori e mangiano quasi esclusivamente piccoli insetti, come le falene. Tutti, tranne uno: la nottola gigante, che con un'apertura alare fino a 46 centimetri è la specie più grande in Europa. Questo enorme pipistrello, presente anche qui in Italia, è infatti l'unico a mangiare anche piccoli uccelli, come pettirossi e luì. Lo sappiamo da tempo, grazie all'analisi della sua dieta attraverso le feci, ma per quasi 25 gli zoologi si chiedono senza successo come riesce a farlo.
Oggi, grazie al lavoro di un team internazionale di ricercatori e a dei minuscoli "zainetti" elettronici, questo mistero tanto affascinante, quanto per certi versi inquietante, è stato finalmente svelato. Un nuovo studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Science svela per la prima volta come la nottola gigante riesce a cacciare e mangiare in volo i piccoli uccelli. E lo fanno dando la caccia ai piccoli passeriformi durante la loro migrazione.
La nottola gigante, un cacciatore di migratori nella notte

Ogni anno miliardi di piccoli uccelli migratori attraversano l'Europa, viaggiando molto spesso di notte per evitare caldo eccessivo e pericoli, come falchi e altri predatori. Ma anche l'oscurità della notte non è un rifugio troppo sicuro. Nel buio, a oltre un chilometro di altezza, si nasconde in agguato la nottola gigante (Nyctalus lasiopterus), che è in grado di individuare gli uccelli grazie all'ecolocalizzazione e di catturarli a mezz'aria lanciandosi in picchiate mozzafiato.
Gli scienziato lo hanno scoperto grazie a dei piccoli biologger sviluppati all'Università di Aarhus, in Danimarca. Si tratta di minuscoli dispositivi che registrano posizione, altitudine, accelerazione e suoni e che i ricercatori sono riusciti a installare sulla schiena di questi chirotteri. È così che finalmente sono riusciti a descrivere un comportamento che finora nessuno era mai stato in grado di osservare prima d'ora.
Le analisi dei dati raccolti dimostrano che i pipistrelli riescono a individuare gli uccelli grazie a potenti ultrasuoni a bassa frequenza, che i migratori non possono percepire. Quando il bersaglio è vicino, il pipistrello poi accelera, emettendo raffiche di suoni sempre più brevi e intensi, ed è questo il segnale dell'imminente attacco. Le registrazioni raccontano di inseguimenti vertiginosi, con le nottole che si tuffano verso il suolo per decine di secondi, triplicando la velocità di battito alare, ma anche di fallimenti e catture "inquietanti".
L'incredibile predazione in volo di un pettirosso

Come accade per tanti altri predatori, non sempre la caccia va a buon fine. A volte le nottole falliscono e rinunciano alla loro preda dopo pochi secondi, altre invece la inseguono con ostinazione. Un pipistrello in particolare ha inseguito un pettirosso per quasi 3 minuti, riuscendo infine a catturarlo. Il microfono ha registrato ben 21 richiami d'allarme del povero uccello e poi, dopo il silenzio, ben 23 inquietanti minuti di masticazione ininterrotta mentre il pipistrello continuava volare a bassa quota, senza mai posarsi.
Dalle analisi genetiche e radiografiche di resti trovati a terra nelle aree di caccia, gli scienziati hanno ricostruito anche la fase finale della predazione: la nottola uccide la sua preda con un morso, ne stacca le ali per ridurre il peso e la consuma interamente in volo, trattenendola tra le membrane delle zampe posteriori come in una sorta di "sacca" naturale fatta con la parte posteriore del patagio. E nonostante sia il pipistrello più grande d'Europa, si tratta di un comportamento inaspettato e per certi versi incredibile.
Una nottola pensa appena 40 grammi, mentre un pettirosso – mediamente – poco meno di 20. Questi pipistrelli riescono quindi a catturare, a reggere e a mangiare in volo prede che pesano circa la metà del loro peso. È un po' come se un uomo adulto riuscisse mangiare 35 kg di cibo mentre corre, senza mai fermarsi. Da quanto ne sappiamo oggi, sono solo tre le specie di pipistrello in tutto il mondo che riescono a farlo.
Un mistero risolto, una specie da proteggere

Questa scoperta è sta possibile soprattutto grazie al lavoro del ricercatore spagnolo Carlos Ibáñez della Stazione Biologica di Doñana, che già alla fine degli anni 90 aveva scoperto per primo piume e resti di piccoli uccelli all'interno degli escrementi di nottole giganti. Da allora ha continuato a raccogliere prove crescenti del loro comportamento predatorio, ma solo oggi, con le nuove tecnologie miniaturizzate e a distanza di oltre 25 anni, la sua scoperta è stata finalmente descritta per la prima volta nel dettaglio.
Nonostante l’immagine spettacolare di questi predatori dei cieli notturni, la nottola gigante rimane però una specie rarissima, minacciata soprattutto dalla perdita dei grandi boschi maturi in cui vive e si riproduce. In Italia, per esempio, si sa molto poco su dove si realmente distribuita. L'unica nursery italiana certa è stata scoperta nel 2022 in Friuli e la specie è stata osservata con certezza in pochissime altre località come la Toscana, la Sicilia e un individuo nel 2019 catturato nelle reti di inanellamento per uccelli del Casét, sulle Alpi.
In Italia è quindi classificata come una specie "In pericolo critico" di estinzione, mentre a livello globale la Lista Rossa IUCN la considera "Vulnerabile". Capire quindi dove e come caccia può essere fondamentale per tutelare meglio questa affascinante e minacciata specie. Abbiamo impiegato un quarto di secolo per riuscire a vedere ciò che le nottole fanno da milioni di anni. E ora che abbiamo risolto il mistero, la sfida più grande sarà garantire che possano ancora continuare a farlo.