UN PROGETTO DI
7 Luglio 2025
19:17

Come fa un cuculo a sapere di essere cuculo se viene cresciuto da altre specie di uccelli?

Il cuculo viene cresciuto da altre specie di uccelli e non vedrà mai i suoi veri genitori, eppure da adulto riesce comunque a riconoscere i suoi simili. Come ci riesce? Un nuovo studio sul molotro testabruna, un uccello nordamericano con abitudini simili al cuculo, ci offre alcuni spunti interessanti su come fa un parassita di cova a "ritrovare sé stesso" e i propri simili.

10 condivisioni
Immagine
I cuculi e altri uccelli parassiti di cova vengono cresciuti da altre specie di uccelli e non incontreranno mai i loro veri genitori. In foto, un giovane cuculo comune imbeccato da un codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus)

Molti animali imparano "essere sé stessi" e a identificarsi con la propria specie anche grazie alle cure dei genitori, perlomeno quelle della madre. Accade in praticamente in tutti i mammiferi e negli uccelli, che trascorrono un periodo più o meno lungo insieme ad almeno un adulto della propria specie. Tutti, tranne alcune eccezioni, come il famigerato cuculo. Questi uccelli sono i parassiti di cova per eccellenza. Le femmine depongono infatti le uova nei nidi di altri uccelli, abbandonando completamente la propria prole.

Quando il piccolo cuculo nasce, trova quindi accanto a sé genitori "adottivi" appartenenti ad altre specie e, nella maggior parte dei casi, nessun "fratello", che quasi sempre elimina buttandoli giù dal nido. Ma se non ha mai visto un altro cuculo in vita sua, se non conosce i propri genitori biologici e viene cresciuto da uccelli completamente diversi da lui, come fa a sapere di essere un cuculo? E come riesce, una volta diventato adulto, a trovare un partner della propria specie per riprodursi?

Una possibile risposta a questa domanda arriva da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Animal Behaviour, che però non ha riguardato direttamente il cuculo, bensì un'altra specie con abitudini molto simili: il molotro testabruna, conosciuto anche come vaccaro testabruna, un uccello nordamericano anch'esso parassita di cova. Tuttavia, quando lasciano il nido si uniscono molto presto ad altri individui della propria specie. Come fanno a scegliere?

Come fa un uccello senza genitori a riconoscere la sua specie?

Immagine
Anche i molotri testabruna sono parassiti di cova e vengono allevati da altre specie. In foto un giovane molotro imbeccato da un passero coronabianca (Zonotrichia leucophrys)

Proprio come il nostro cuculo (Cuculus canorus), anche il molotro testabruna (Molothrus ater) non viene cresciuto dai propri genitori biologici. La madre depone le uova nei nidi di altre specie e i piccoli vengono allevati da uccelli completamente ignari, come tordi migratori, passeri o scriccioli. Tuttavia, quando diventano adulti, i molotri si aggregano a stormi composti esclusivamente da altri molotri, si accoppiano naturalmente con i propri simili e portano così avanti la propria specie. Ma come fanno a sapere chi sono, se nessuno glielo ha mai detto?

Il team guidato da Mac Chamberlain dell'Università dell'Illinois Urbana-Champaign, ha cercato una risposta a questa domanda studiando il comportamento e analizzando il DNA di decine di giovani molotri. Il loro obiettivo era capire se questi uccelli si ricongiungessero in qualche modo con i loro veri genitori o se ci fosse un altro meccanismo che permetteva loro di "ritrovare sé stessi" e i propri simili.

La sorpresa è arrivata proprio dai risultati genetici: nessuna traccia di ricongiungimenti familiari. I giovani, una volta lasciati i nidi dei loro genitori adottivi, non si riuniscono alle loro madri, né frequentano altri individui imparentati. Eppure, quasi tutti finiscono per ricongiungersi con altri uccelli appartenenti alla propria specie. Naturalmente, c'è sicuramente una componente innata, in un certo senso "istintiva", ma rispondere "è tutto scritto nel DNA", è troppo riduttivo e semplicistico, soprattutto per una specie sociale.

I giovani molotri sono attratti dalle femmine adulte, che hanno un piumaggio simile al loro

Immagine
I giovani, una volta lasciato il nido, sono attratti dai richiami delle femmine adulte, che hanno un piumaggio simile al loro

E infatti, secondo gli autori dello studio, il segreto è in parte racchiuso proprio nell'apprendimento sociale. Dopo un primo mese passato con i genitori adottivi, i piccoli molotri iniziano a disperdersi e ad allontanarsi dal territorio in cui sono nati. È in quel momento, e in un lasso di tempo piuttosto breve (ovvero poco prima della migrazione autunnale), che entrano casualmente in contatto con adulti della propria specie, in particolare con le femmine adulte non imparentate.

Le femmine, infatti, emettono alcune specifiche vocalizzazioni, dei "cinguettii" o versi di contatto, che sembrano avere un ruolo cruciale nell'attirare i giovani. Inoltre, quando i molotri lasciano il nido, sia i giovani maschi che le femmine – che negli anni successivi sviluppano un piumaggio molto diverso – sono invece tutti simili alle femmine adulte. Secondo gli autori, non serve quindi conoscere i propri genitori biologici per sapere davvero chi sei.

Almeno per i molotri, è sufficiente incontrare un "modello sociale" identificabile, attraente e riconoscibile e frequentarlo a lungo. Da quel momento, infatti, i giovani riuniti ad altri molotri imparano tutto ciò che serve da loro, da dove trovare il cibo a come interagire con i conspecifici, attraverso anche l'osservazione e l'imitazione. In questa specie, quindi, tutti i giovani – sia maschi che femmine – sono attratti e cercano altri uccelli con un piumaggio simile al loro, ovvero le femmine adulte della propria specie.

E i nostri cuculi?

Immagine
I nostri cuculi sono meno sociali e più solitari dei molotri e il riconoscimento è probabilmente più innato, almeno in parte

Sebbene i nostri cuculi non siano stati oggetto di questo studio, i risultati ottenuti ci offrono alcuni spunti interessanti. Anche il cuculo, naturalmente, non ha bisogno di vedere altri cuculi durante "l'infanzia" per riconoscere sé stesso. Studi precedenti hanno suggerito che potrebbero riconoscere la propria specie attraverso alcuni stimoli innati – come per esempio il piumaggio o il canto -, ma anche che potrebbero apprendere indirettamente attraverso contatti occasionali con altri adulti o con ambienti frequentati da altri cuculi.

In effetti, a differenza dei molotri, i cuculi sono più solitari e i piccoli abbandonano il nido quasi sempre quando i genitori biologici hanno spesso già lasciato l'Europa e intrapreso il lungo viaggio migratorio che li porterà a trascorre l'inverno in Africa. Ciò rende quindi ancora più probabile l'ipotesi che nel cuculo il riconoscimento della specie sia almeno in parte ancora più genetico e innato, una sorta di "bussola biologica" che orienta il comportamento e l'attrazione versi i propri simili, anche in assenza di contatti diretti.

In ogni caso, lo studio sui molotri testabruna, come sottolineano gli stessi autori, dimostra quanto siano flessibili, diversificati ed efficienti i meccanismi evolutivi, anche quando ci sembrano completamente diversi da ciò che consideriamo "normale". I molotri – e i cuculi – crescono senza mai conoscere i propri genitori, non costruiranno mai un nido né si prenderanno cura di un solo figlio per tutta la durata della loro vita. Eppure, sono qui da migliaia di anni. Non è cattiveria o menefreghismo. È semplicemente il modo in cui sono fatti.

Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views