
Con l'arrivo dell'autunno e dei primi freddi, chi vive con una tartaruga d'acqua dolce ed è alle prime armi, spesso si chiede giustamente come gestire il letargo di questi animali. Tuttavia, a differenza delle tartarughe di terra che vivono quasi sempre all'esterno, per quelle d’acqua la questione è più complessa di quanto si possa pensare e dipende da numerosi fattori, primo fra tutti l'ambiente in cui vivono questi rettili.
Le tartarughe acquatiche che si trovano nelle nostre case, come le famose Trachemys – la testuggini palustri americane che hanno invaso fiumi e zone umide italiane – raramente entrano in un letargo vero e proprio, che nei rettili viene inoltre chiamato di solito brumazione. Il motivo è piuttosto semplice: all'interno delle abitazioni difficilmente si raggiungono temperature inferiori ai 10 °C, la soglia spesso necessaria per innescare i complessi meccanismi fisiologici che fanno "partire" il letargo. Il riscaldamento domestico, infatti, mantiene gli ambienti ben al di sopra di questa temperatura, anche durante i mesi più freddi.
La situazione cambia radicalmente per le tartarughe che vivono all'aperto, magari in laghetti o vasche allestite in giardino. In questo caso, le temperature invernali possono inevitabilmente scendere sotto i valori critici, portando i rettili a entrare spontaneamente in uno stato di quiescenza. Ma non tutte le specie reagiscono allo stesso modo e alcune tartarughe sono più propense al letargo di altre, e molto dipende anche anche dalla loro origine geografica e dalle condizioni climatiche in cui vivono.
I consigli per preparare la tartaruga d'acqua al letargo

Prima di parlare di preparazione al letargo, è fondamentale fare chiarezza su un punto: forzare artificialmente il letargo in casa è generalmente sconsigliato e può rivelarsi pericoloso per la salute della tartaruga. Alcuni allevatori tentano di indurre il letargo abbassando la temperatura dell'acquario o spostando l'animale per esempio in cantina, ma questa pratica presenta diversi rischi.
Quando la tartaruga vive in casa
Senza il graduale abbassamento delle temperature naturali e senza le condizioni ambientali giuste, la tartaruga può trovarsi in una sorta di "limbo fisiologico": troppo fredda per essere attiva, ma non abbastanza per entrare in un vero e proprio letargo. Questo stato intermedio può così compromettere il sistema immunitario della tartaruga, rendendola più vulnerabile a infezioni e malattie.
Per le tartarughe che vivono in casa, la soluzione migliore è semplicemente mantenerle attive durante tutto l'inverno, garantendo loro le giuste temperature (tra i 24 e i 28 gradi per la maggior parte delle specie acquatiche), un'illuminazione adeguata con lampade UV e un'alimentazione regolare.
Quando la tartaruga vive in giardino
Il discorso cambia per quelle che vivono all'aperto, per esempio in giardino. In questo caso, se le condizioni climatiche della sono adatte – con inverni non eccessivamente rigidi e prolungati – basta lasciare che la natura faccia il suo corso, se lo stagno è abbastanza "naturale" da permettere agli animali di usare sponde, substrato, fango e foglie per rifugiarsi. Tuttavia, ci sono alcuni accorgimenti da seguire, soprattutto per le tartarughine più giovani e di piccole dimensioni.
Le tartarughe più piccole, infatti, hanno una massa corporea ridotta e minori riserve energetiche, cosa che le rende più vulnerabili durante il letargo. Per gli individui sotto i tre anni di età o con una lunghezza del carapace inferiore ai 10 centimetri, molti esperti consigliano quindi di evitare il letargo all'aperto, portandoli in casa in un acquario riscaldato, soprattutto per il primo inverno. Per le tartarughe più grandi e robuste, invece, è possibile lasciarle nel laghetto esterno, a patto che questo sia sufficientemente profondo – almeno 80-100 centimetri – da evitare che l'acqua geli completamente in superficie.
Naturalmente, in entrambi i casi una visita di controllo a fine estate da un veterinario esperto in rettili, non è mai una cattiva abitudine. Molto dipende infatti dalla specie (sono decine le specie allevate in casa), dal contesto e dall'area geografica, ma anche dal su ostato di salute. In alcuni casi, infatti, il veterinario potrebbe suggerire accortezze particolari, oppure consigliare un cambio di dieta o una riduzione delle dosi in preparazione dell'arrivo.
Cosa fare durante il letargo delle tartarughe d'acqua

Una volta che le tartarughe sono entrate in letargo – o, nel caso di quelle in casa, hanno continuato la loro normale vita attiva – il nostro compito non è terminato. Anzi, è proprio in questa fase che l'attenzione e il monitoraggio diventano davvero importanti. Per le tartarughe che vivono in casa, non bisogna in realtà fare granché. L'unica accortezza è assicurarsi che le temperature dell'acquario rimangano stabili, evitando pericolosi sbalzi termici.
Per le tartarughe all'aperto, il monitoraggio richiede qualche attenzione in più, ma senza eccessive interferenze. Durante il letargo, questi animali di solito si posizionano sul fondo del laghetto, dove l'acqua è leggermente più calda e non gela. È fondamentale non disturbarle, stressarle o svegliarle. Quello che possiamo fare, è controllare periodicamente che l'acqua del laghetto non sia completamente ghiacciata. Se dovesse accadere, basta creare un'apertura per permettere lo scambio di gas.

Meglio evitare di lasciare del cibo in questa fase, il loro metabolismo rallentato non permette una digestione corretta e può causare anche problemi di salute. Il letargo termina poi naturalmente in primavera, quando le temperature di solito si stabilizzano sopra i 10-15 gradi. Le nostre tartarughe emergeranno spontaneamente e ricominceranno piano piano a essere attive.
Infine, non dimentichiamo che ogni tartaruga è un individuo con le proprie esigenze: osservare attentamente il suo comportamento, conoscere le caratteristiche della specie, della sua zona d'origine e del contesto in cui la ospitiamo, rimane fondamentale. E come sempre, in caso di dubbi, consultare un veterinario specializzato in rettili rimane la scelta più saggia. Il letargo è un momento delicato e in certi casi, soprattutto se non abbiamo molta esperienza con questi animali, può essere molto rischioso. Per questo non bisogna sottovalutarlo ed è necessaria tanta consapevolezza.