UN PROGETTO DI
27 Settembre 2025
11:48

Città italiane senza più pipistrelli, la metà delle specie è sparita e i ricercatori lanciano l’allarme: “Ripensiamo l’ambiente urbano”

Uno studio condotto nelle città di Torino, Firenze, Roma e Palermo dimostra che pipistrelli che vivono in ambiente urbano stanno sparendo rapidamente. Espansione urbana, inquinamento luminoso, pesticidi e gestione poco attenta del verde sono tra le cause principali. Possiamo però invertire la rotta ripensando alle nostre città. Ne abbiamo parlato con Leonardo Ancillotto, ricercatore dell'IRET-CNR e primo autore dello studio.

1 condivisione
Intervista a Leonardo Ancillotto
Ricercatore del Research Institute on Terrestrial Ecosystems (IRET) del CNR
Immagine
Uno studio italiano dimostra che i pipistrelli stanno sparendo dalle nostre città a causa dell’urbanizzazione, dell’inquinamento luminoso e di una gestione del verde poco attenta

I pipistrelli che vivono nelle città italiane stanno vivendo una crisi silenziosa che sta passando quasi completamente inosservata. A lanciare l'allarme è un nuovo studio, recentemente pubblicato su Animal Conservation, che dimostra come oltre la metà delle specie che un tempo abitavano le nostre città sia scomparsa negli ultimi decenni. Torino, Firenze, Roma e Palermo, da nord a sud il quadro che emerge è allarmante e racconta anche di come occorra ripensare il nostro modo di vivere, costruire e abitare gli spazi urbani.

Dietro a queste estinzioni locali non c'è un solo colpevole, ma un insieme di fattori che si sommano e si rafforzano a vicenda, come l'espansione urbana, la gestione poco attenta del verde urbano, l'inquinamento luminoso o l'uso di pesticidi. Eppure i pipistrelli non sono soltanto "ospiti notturni" da guardare con curiosità (e senza timore), ma sono soprattutto predatori di insetti instancabili, fondamentali per le dinamiche ecologiche, ma anche (e spesso ce lo dimentichiamo) alleati preziosi che rendono più vivibili le nostre città.

Cosa sta accadendo ai pipistrelli delle città italiane

Immagine
A sparire sono soprattutto i pipistrelli più specializzati, come gli orecchioni

"Nel nostro lavoro abbiamo documentato l'estinzione di diverse specie negli ambienti urbani di Torino, Firenze, Roma e Palermo", racconta a Fanpage.it Leonardo Ancillotto, ricercatore dell'IRET-CNR e primo autore dello studio. "Non abbiamo una prova diretta delle cause, ma comparando le caratteristiche delle specie sopravvissute con quelle scomparse emerge un dato chiaro: i pipistrelli più specializzati sono quelli che hanno perso la partita".

Le specie più colpite sono quelle meno adattabili e che hanno sviluppato tecniche di caccia molto specifiche. Per esempio, quelle che come gli orecchioni, pipistrelli noti per le loro enormi orecchie, catturano le prede su substrato, posandosi su rami, a terra o sui muri, oppure i piccoli chirotteri del genere Myotis, che cacciano insetti sul pelo dell'acqua. "Queste specie – continua Ancillotto – sappiamo che sono particolarmente sensibili alla perdita di habitat forestali e umidi e all'inquinamento luminoso. Due pressioni antropiche che nelle città italiane sono piuttosto importanti".

Perché la scomparsa dei pipistrelli ci tocca molto da vicino

Immagine
I pipistrelli sono fondamentali non solo per la salute degli ecosistemi, ma anche per quella delle nostre città. Cacciando insetti riducono il numero di quelli dannosi o vettori di malattie

I pipistrelli non sono però solo una parte importante e da proteggere della nostra biodiversità, ma veri e propri regolatori degli ecosistemi urbani. "Tutte le specie italiane sono insettivore – spiega Ancillotto – e diverse ricerche dimostrano che si nutrono anche in città di insetti che danneggiano coltivazioni, orti urbani, alberi nei viali e nei parchi, oltre a insetti che possono trasmettere patogeni, come per esempio le zanzare".

Se le colonie di pipistrelli scompaiono, lo scenario che si apre è inevitabilmente quello di città più vulnerabili, dove gli insetti proliferano incontrollati senza i loro predatori naturali a contenerli. Una prospettiva che può toccare non solo la salute umana con il possibile aumento del numero di zanzare, ma anche i costi economici legati alla gestione del verde e dell'agricoltura urbana.

"In una città senza pipistrelli possiamo facilmente immaginare vere e proprie esplosione demografiche, più o meno incontrollate, degli insetti cacciati dai chirotteri", sottolinea Leonardo Ancillotto.

Cosa possiamo fare per invertire la rotta

Immagine
Per invertire la rotta occorre ripensare il nostro modo di vivere, costruire e abitare gli spazi urbani e rendere le città più ospitali per i pipistrelli. Per esempio, installando bat–box

Le soluzioni, però, esistono. "Ridurre l'uso di pesticidi, curare meglio la gestione di sfalci, potature e specchi d'acqua, creare aree verdi amiche della biodiversità: sono azioni che fanno bene a tutta la città, non solo ai pipistrelli" suggerisce Ancillotto. Ci sono poi naturalmente anche le bat-box, le cassette rifugio pensate per ospitarli e che possono aiutare sia la ricerca che la conservazione, mentre la progettazione urbana dovrebbe prevedere veri e propri "corridoi bui", riducendo l'inquinamento luminoso nei pressi di parchi, fiumi e laghetti.

Un ruolo cruciale riguarda anche la tutela dei rifugi delle colonie urbane. "A Firenze la ristrutturazione di edifici religiosi e a Roma l'interramento di cave hanno cancellato interi roost, ovvero i dormitori, fondamentali per alcune specie. Sapere dove sono questi siti e proteggerli diventa quindi vitale", aggiunge il ricercatore. Non tutte le specie reagiscono però allo stesso modo. Alcune, come il pipistrello albolimbato, quello di Savi, il pipistrello nano e il molosso di Cestoni, sono molto adattabili e riescono fortunatamente ancora a prosperare nelle città. Altre, invece, come i rinolofi o gli orecchioni, più legati a boschi e zone umide, hanno visto ridurre drasticamente la loro presenze in città.

Ripensare le città, anche per i pipistrelli

Immagine
I pipistrelli ci stanno dicendo che qualcosa nelle nostre città non funziona più, né per loro né per noi

Per il futuro, il gruppo di ricerca di cui fa parte Ancillotto sta ampliando gli studi anche a Milano, all'interno del progetto del National Biodiversity Future Center, anche per mappare i corridoi ecologici che collegano le città ai territori circostanti. Un lavoro che si accompagna a tecniche di monitoraggio dei chirotteri sempre più sofisticate, come la bioacustica, e alla citizen science, con i cittadini che possono raccogliere dati molto preziosi con le loro osservazioni caricate su piattaforme come iNaturalist.

I pipistrelli ci stanno dicendo qualcosa di molto importante, ovvero che la nostra idea di città non è più sostenibile né per loro, né – in prospettiva – per noi. Ripensare l’ambiente urbano significa quindi immaginare spazi in cui la natura, la biodiversità e l'architettura possano davvero convivere. Significa accettare che la biodiversità non sia un lusso o una curisità per ricercatori e appassionati, ma un vero e proprio bisogno quotidiano.

Sta a noi decidere se lasciarli svanire nel silenzio o se fare in modo che continuino a essere parte integrante delle nostre vite, anche in città.

Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views