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23 Ottobre 2025
16:12

Chi è l’allocco, il rapace che sentiamo di notte nei boschi: dove vive e quali sono le caratteristiche del suo canto

L’allocco è uno dei rapaci notturni più comuni e affascinanti presenti in Italia. Come altri strigiformi, è più facile ascoltarlo che vederlo e i suoi richiami profondi e malinconici che risuonano tra boschi, parchi alberati e cimiteri sono anche tra i più semplici da riconoscere.

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L’allocco è uno dei rapaci notturni più comuni e diffusi in Europa e in Italia

L'allocco (Strix aluco) è uno dei rapaci notturni più diffusi in Europa e in Italia. Lo si riconosce subito per il suo aspetto compatto, con la grande testa rotonda e senza "orecchie" da gufo, gli occhi grandi e scuri, il piumaggio folto che può variare dal bruno-rossiccio al grigio e per il suo inconfondibile canto notturno. Come tanti altri strigiformi, il gruppo di uccelli che include gufi, civette e altri rapaci notturni, è infatti un uccello difficile da osservare, ma piuttosto semplice da sentire e identificare grazie alle sue vocalizzazioni.

È comunque un uccello relativamente grande, con un’apertura alare che può superare i 90 centimetri, e da buon notturno come gufi, barbagianni e civette, è un predatore eccezionale, in grado di catturare roditori, piccoli mammiferi e altri uccelli senza neppure farsi sentire, grazie alle penne e alle piume specializzate che gli permettono di volare non emettendo praticamente alcun rumore.

In Italia vive praticamente ovunque, tranne che in Sardegna, dalle pianure alle colline fino alle aree montane, ma evita gli ambienti troppo aperti e quelli completamente privi di alberi. È infatti una specie strettamente associata agli habitat forestali, con boschi misti, alberi maturi e cavità dove può nidificare. Tuttavia, non è raro sentirlo anche nei parchi cittadini, nei cimiteri o nei giardini di periferia. È infatti un predatore piuttosto adattabile, in grado di convivere vicino a noi più di quanto si pensi. A patto che ci siano un bel po' di alberi.

Perché l'allocco canta di notte

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L’allocco è strettamente legato agli habitat forestali e agli alberi. È presente in tutti i boschi, ma anche in parchi cittadini, grandi giardini alberati e cimiteri

Chiunque abbia mai fatto una passeggiata notturna in campagna o ai margini di un bosco, lo ha probabilmente sentito almeno una volta. L'allocco, come la maggior parte dei rapaci notturni, è infatti molto più facile da sentire che da vedere. Il suo canto profondo, quasi lamentoso, si sente di solito a partire dal tramonto, quando la luce cala, e spesso prosegue fino a notte fonda. Ma perché allocchi e altri notturni cantano?

Cantare di notte ha diverse funzioni. Prima di tutto, serve a comunicare con i propri simili, per esempio ribadendo il possesso di un territorio segnalando la propria presenza agli altri allocchi. I maschi sono di solito più "chiacchieroni", poiché difendono più assiduamente i propri territori dai rivali cercando di far colpo sulle femmine nel periodo riproduttivo. Tuttavia, gli allocchi utilizzano un vero e proprio "vocabolario" di suoni. Ci sono i richiami territoriali, le risposte tra coppie, le vocalizzazioni dei giovani e versi brevi di allarme o di contatto.

Qual è il verso dell'allocco e quali sono le differenze tra maschio e femmina

Il verso più conosciuto dell'allocco è quello che molti associano genericamente ai gufi e si può facilmente imitare portando entrambe le mani sulle labbra per soffiarci dentro. E un "uhuuu… hu-hu-hu-huuu", lungo, profondo e modulato, un suono notturno tipico dei boschi e che si porta dietro da sempre un alone di mistero e malinconia, tanto che in molte culture è stato spesso associato a presagi o spiriti della notte. Lo stesso termine latino "strix" – che ha dato il nome all'allocco e agli altri strigiformi – ha dato origine anche alla parola italiana "strega".

L'allocco, come detto, emette però molte altre vocalizzazioni, alcune più tipiche dei maschi o delle femmine, altre ancora parte di un duetto tra i due sessi. Il maschio emette di solito un canto più potente e profondo, mentre la femmina risponde spesso con un richiamo più acuto e corto, un "ki-wick" simili a un pianto o un lamento che serve per mantenere il contatto e segnalare la propria posizione. Questi scambi vocali formano veri e propri duetti, in particolare durante il periodo riproduttivo, tra fine inverno e inizio primavera.

Chi vuole ascoltare tutti i diversi versi dell'allocco – ma anche di tutte le altre specie di uccelli presenti in Italia e non solo – può andare il sito xeno-canto.org, che è un ero e proprio database collaborativo praticamente infinito e che raccoglie registrazioni di uccelli da tutto il mondo, molto utile per imparare a riconoscere le varie specie dal canto.

Cosa significa il verso dell'allocco

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In passato il canto "lamentoso" dell’allocco e altri rapaci notturni è stato spesso associato a spiriti, racconti horror e persino alla morte

Nella tradizione popolare europea, il canto dell'allocco – così come quello della civetta e di altri rapaci notturni – non ha sempre avuto una buona reputazione. Storicamente è stato spesso considerato una sorta di presagio di sventura o di morte, forse a causa della sua voce profonda e del fatto che risuona soprattutto nella notte e spesso all'interno dei cimiteri. Sentire un rapace notturno vicino a casa, veniva talvolta considerato come il presagio di un evento nefasto, come la possibile scomparsa di una persona cara.

Naturalmente, nullo di tutto ciò è vero, anche se questi aspetti folkloristici e culturali raccontano bene, anche da un punto di vista storico, il legame con certi animali da sempre presenti intorno a noi, come appunto molti rapaci notturni. Quel "lamento" che in molti trovano inquietante e che spesso ancora associamo agli spiriti e ai racconti horror, è in realtà una delle voci della notte più antiche d'Europa. Quella di un rapace notturno che da millenni abita le nostre foreste, i nostri boschi e magari qualche storia o film dell'orrore.

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