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3 Ottobre 2025
12:21

C’è un motivo se il blu è il colore più raro tra gli animali: ecco perché è così difficile trovarlo

Il blu è un pigmento molto raro negli animali. Quasi tutti gli animali che appaiono blu ai nostri occhi sono infatti il risultato di effetti ottici e di come la luce interagisce con squame, scaglie e piumaggio.

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Il colore blu è molto raro negli animali e anche le specie che appaiono di questo colore, come la minacciata iguana blu (Cyclura lewisi), non sono davvero blu

Il blu è uno dei colori più affascinanti, ma è sorprendentemente raro in natura, soprattutto nel regno animale. Esistono in realtà moltissime specie che appaiono blu ai nostri occhi, tuttavia il loro colore non deriva da un vero e proprio pigmento, ma in molti casi è il risultato di diversi fenomeni ottici legati alla struttura fisica di piume, scaglie e squame che riflettono selettivamente la luce, "ingannando" la nostra vista. È il caso, per esempio, delle ali iridescenti delle farfalle Morpho o del piumaggio di numerosi uccelli. L'illusione cromatica in questi animali è talmente perfetta da sembrare un pigmento, anche se non lo è. Per questo motivo il blu, come vero pigmento, rimane una delle rarità biologiche più affascinanti.

Perché il colore blu è così raro tra gli animali

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Produrre un pigmento blu è molto costoso e complesso e sono pochissimi gli animali che lo fanno. Tra questi non ci sono le bellissime farfalle blu del genere Morpho

Per capire quanto e perché il colore blu è così raro negli animali occorre distinguere tra pigmenti veri e propri e colorazioni strutturali. I primi derivano da molecole in grado di assorbire certe lunghezze d’onda e rifletterne altre (come la clorofilla responsabile del colore verde delle piante), mentre le seconde sono il risultato di architetture microscopiche che in un certo senso manipolano il percorso della luce, creando effetti visivi intensi e brillanti. La maggior parte delle colorazioni blu negli animali appartiene a questa seconda categoria.

Un importate studio pubblicato nel 2007 ha infatti dimostrato che nei vertebrati – pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi – quasi tutti i blu osservabili sono frutto di riflessioni e interferenze luminose, piuttosto che di pigmenti autentici. I motivi per cui i pigmenti blu sono così rari in questi animali sono molteplici. Dal punto di vista biochimico, sintetizzare molecole capaci di riflettere selettivamente il blu è infatti molto complesso.

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Tra i vertebrati, solo alcuni pesci, come quelli del genere Synchiropus, hanno pigmenti blu

Servono vie metaboliche elaborate, precursori chimici particolari e meccanismi di stabilizzazione che spesso si rivelano costosi dal punto di vista energetico. Inoltre, i pigmenti blu tendono a essere più instabili e sono quindi più soggetti a degradazione da parte della luce, del pH o di agenti ossidanti, rendendo il loro mantenimento poco vantaggioso.  Per questo l’evoluzione ha spesso favorito soluzioni alternative più ingegnose, ma altrettanto efficaci, come le strutture ottiche che meno dispendiose, ma più durature.

Ci sono poi anche degli aspetti meramente ecologici e adattativi: il blu, in un mondo terrestre dominando da colori come verde e marrone, non è molto vantaggioso per non farsi notare. Rimanendo tra i vertebrati, pochissime specie possiedono un vero pigmento blu, tra cui alcuni pesci, mentre quasi tutti gli altri casi derivano da meccanismi strutturali. Persino uccelli che sembrano di un blu brillante, come i ghiandaie o i pappagalli, devono il loro colore a microscopiche fibre nelle piume che riflettono selettivamente la luce blu.

Quali animali hanno questo pigmento così raro

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Gli uccelli che hanno un piumaggio blu, come il martin pescatore (Alcedo atthis) non hanno il colore blu "dentro" di loro, ma lo "ottengono" dal modo in cui la luce interagisce con penne e piume

Nonostante ciò, esistono comunque alcuni esempi di animali che possiedono un vero e proprio pigmento blu. Uno dei casi più noti è quello dei pesci mandarino appartenenti al genere Synchiropus, nei quali sono stati identificate cellule pigmentose chiamate cianofori. Queste cellule contengono organuli microscopici, i cosiddetti cianosomi, che ospitano il pigmento blu vero e proprio. In alcune farfalle, invece, come quelle del genere Nessaea o Graphium il colore blu brillante di parte delle ali è causato da un pigmento chiamato pterobilina.

Pimenti blu sono presenti anche negli invertebrati, come in alcuni briozoi, nell'emolinfa di alcuni artropodi e nelle uova azzurre di molte specie di uccelli. Nella maggior parte degli altri casi, però, gli animali appaiono blu per meccanismi ottici. Le ali delle farfalle Morpho, il piumaggio molti uccelli, la pelle di alcuni rettili e le zampe della sula piediazzurri (Sula nebouxii) sono esempi di colorazioni strutturali. In questi casi il blu non è "dentro" l'animale sotto forma di molecole, ma nasce dal modo in cui la luce interagisce con scagli, squame e piumaggio.

Il blu rimane quindi un colore molto raro tra gli animali perché richiede soluzioni biochimiche complesse, instabili e costose. Nella maggior parte dei casi la natura ha preferito optare per inganni ottici in grado di generare tonalità brillanti e appariscenti senza la necessità di avere dei veri pigmenti. Eppure, laddove il blu autentico compare, come nei pesci o nell'emocianina presente nell'emolifa degli invertebrati, diventa quell'eccezione alla regola che rende l'evoluzione uno dei fenomeni naturali più affascinanti in assoluto.

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