;Resize,width=638;)
Tutti abbiamo una certa consapevolezza di quanto può essere forte e bidirezionale il legame che può crearsi tra un essere umano e un cane o un gatto. Meno noto, invece, è quello che molti altri mammiferi domestici e sociali possono regalarci. Pensiamo per esempio ai cavalli, animali da sempre al fianco dell'essere umano, e che hanno molto da dire sul piano delle relazioni affettive. La loro socialità non si esprime soltanto nei rapporti con i propri simili, ma anche nel legame – a volte molto profondo – che possono costruire con le persone.
A spiegarlo è Rachele Malavasi, esperta in etologia equina e tecnico equestre, che ci accompagna in un viaggio per comprendere davvero cosa significa, per un cavallo, "volere bene" a un essere umano: "Se i cavalli si affezionano alle persone? Sì, ovviamente, perché il legame affettivo è qualcosa che caratterizza molti mammiferi, dove spesso non c'è una distinzione di specie", spiega Malavasi. Ma, naturalmente, un cavallo non è né un cane né un gatto e ha quindi un'etologia e un modo di comunicare tutto suo.
I cavalli si affezionano alle persone?

I cavalli, in quanto mammiferi sociali e domestici, possono naturalmente affezionarsi alle persone ma, come spesso accade in etologia, il modo e i canali di comunicazione vanno ricercati nei dettagli e nelle sfumature "linguistiche" della singola specie. I cavalli, in natura, vivono in gruppi complessi basati su relazioni stabili e spesso durature. Questa propensione a creare legami – come accade spesso con altre specie sociali – si estende anche agli esseri umani, ma con sfumature diverse rispetto a quelle tra simili.
"Con un'altra specie si instaura un legame affettivo di tipo diverso da quello che si forma all'interno della stessa specie, ma si instaura comunque", precisa infatti Malavasi. Questo tipo di relazione è reso possibile anche da una serie di meccanismi neurobiologici condivisi da molti altri mammiferi: "Tutti i mammiferi hanno una serie di sistemi neurologici, tra cui uno di questi è il circuito della cura, cioè un circuito nervoso posizionato nel cervello che media tutte quante le relazioni di cura, di cura di sé e di cura dell'altro. Ed è dell'altro in generale".

Ecco perché, per esempio, una cavalla può prendersi cura di un puledro non suo o persino di un piccolo appartenente a un'altra specie. La cura è una spinta naturale forte, trasversale, e può diventare la base per un legame affettivo anche con un essere umano. Ma cosa si aspettano i cavalli da noi, nei rapporti quotidiani? Non solo coerenza, ma anche e soprattutto reciprocità. "Diversi studi hanno dimostrato che si aspettano delle cose dalle persone che conoscono, si fanno un'idea di chi hanno davanti", spiega l'etologa.
"E se ci siamo sempre comportati bene si aspettano che noi continuiamo a farlo, e viceversa", aggiunge. Del resto, proprio come è accaduto con i cani e altri animali domestici, noi e i cavalli conviviamo insieme da millenni e abbiamo condiviso un lungo percorso di domesticazione e coevoluzione reciproca che, nel tempo, ha inevitabilmente rafforzato e migliorato la comprensione e la comunicazione da entrambe le parti, anche a livello emotivo. Ma come esprime le sue emozioni un cavallo?
Come i cavalli dimostrano il loro affetto. L'esperta: "Ecco i segnali da osservare"

A differenza dei cani, che spesso mostrano affetto in modo molto più esplicito, i cavalli comunicano in maniera più sottile. E comprendere questi segnali richiede molta più attenzione, conoscenze e rispetto per la loro natura. "Fra di loro, per esempio, dimostrano ‘l'amicizia' con la vicinanza: scelgono di pascolare vicini, scelgono di scacciarsi le mosche reciprocamente, scelgono di condividere l'ombra", racconta Malavasi.
Quando un cavallo sceglie quindi liberamente di stare vicino a un essere umano, senza costrizioni né comandi, questo può essere un segnale chiave: "Quello che possono fare è avvicinarsi spontaneamente, stare lì fermi in piedi accanto alla persona. Però non significa che un cavallo che sta lì fermo vuol dire necessariamente che è ‘amico' di quell'essere umano. Deve essere libero di muoversi e andare dove vuole per poter dimostrare che desidera effettivamente stare lì senza forzature".
È fondamentale, quindi, mai forzare interazioni e contatto. Anche un cavallo che è stato addestrato in maniera coercitiva può rimanere immobile, così come uno che ha paura di allontanarsi. Questi individui non stanno comunicando affetto, ma obbedienza o disagio. Tra i segnali più interessanti c'è poi anche quello del "passaggio sotto il collo", tipico dei rapporti tra cavalli che possiamo considerare "amici".

"È una cosa che fanno fra di loro, facendo passare la testa sotto il collo dell'altro. E questo, come hanno dimostrato alcuni studi, è un segnale di amicizia. E può accadere anche con gli esseri umani: cercano di passare la testa sotto il nostro collo", racconta ancora l'esperta. "A volte un cavallo che apprezza una persona emette un breve borbottio, ma non tutti lo fanno. Si sente per esempio quando gli porti qualcosa di buono da mangiare e a volte lo fanno anche quando vedono un essere umano che gli piace. È un po' un nitrito di piacere, breve e basso".
Infine, anche la "semplice" disponibilità è un buon indicatore di un rapporto affettivo. Ma attenzione a non cadere in facili interpretazioni. "Un cavallo che ti vuole bene è disponibile nei tuoi confronti. Attenzione però a non travisare questo concetto: se si lascia fare qualsiasi cosa, spesso è un individuo chiuso, disabituato, a disagio", conclude Rachele Malavasi. In altre parole, la docilità passiva non è un segnale d'affetto. Un cavallo che dimostra affetto è presente, consapevole e sceglie attivamente di esserci, nel rispetto della propria libertà.
L'affetto dei cavalli quindi esiste, è molto reale, ma non va cercato con occhi, linguaggio e gesti umani. Per coglierlo serve sensibilità, conoscenza e la disponibilità a entrare davvero nel loro mondo, alle loro condizioni. Solo così potremo riconoscere, in un passo lento che ci si affianca, in un orecchio che si orienta verso di noi o semplicemente nello stare l'uno accanto all'altro, l'autenticità di un relazione profonda e consapevole nata millenni fa.