
Anche Scortichino, nel Ferrarese, ha il suo Hachiko. Si tratta di un meticcio di nome Giorgio adottato dal canile comunale di Mirandola. Da quando il suo umano è scomparso, un mese fa, il cane ha mantenuto le abitudini che condivideva con lui e ogni mattina va al bar dove prima facevano colazione insieme.
Si tratta di un nuovo esempio del legame inscindibile tra persone e umani, tanto forte da sopravvivere anche alla morte, esattamente come nella popolare storia del cane Hachiko, l'esempio giapponese della fedeltà canina.
Qual è la storia dell'Hachiko ferrarese
A Scortichino, una frazione della provincia di Ferrara, ogni mattina i residenti restano commossi davanti all'insolito spettacolo che si presenta ai loro occhi: il cane Giorgio, un meticcio di 12 anni, ogni mattina passeggia da casa fino al bar preferito del suo umano, ma senza di lui. La passeggiata che prima facevano insieme si ripete ancora, ma in solitaria.
Da quando il suo umano non c’è più, il cane ha continuato a seguire il percorso di sempre: esce all’alba, cammina fino al bar del centro e si siede vicino all’ingresso, lo stesso punto dove un tempo aspettava mentre il suo compagno umano prendeva il caffè e parlava con gli amici di sempre. Giorgio sosta per un po' sulla soglia, come nella speranza di rivedere l'amico tanto amato, ma dopo poco torna indietro. E questo ciclo va avanti così ormai da un mese.
Chi era Hachiko e cosa rappresenta nella nostra cultura
Il caso di Giorgio ha destato l'interesse collettivo grazie alle somiglianze con la storia del cane Hachiko, un cane di razza Akita vissuto in Giappone negli anni 20 del Novecento. Ogni giorno accompagnava il suo umano alla nota stazione di Shibuya e, dopo la morte improvvisa dell’uomo, ha continuato a tornare nello stesso luogo per quasi dieci anni.
La sua storia è stata raccontata in libri e film e dalla cultura giapponese è giunta fino a noi attraverso Hollywood e al film con protagonista Richard Gere. Anche l’Italia ha conosciuto episodi simili e ha anche un "suo" Hachiko nazionale: il cane Fido, al quale è dedicato un monumento alla memoria a Borgo San Lorenzo in Toscana. Secondo la tradizione tramandata sino a noi, nel 1940 l'operaio Carlo Soriani tornando a casa da lavoro trovò un cane ferito in un fosso e anziché lasciarlo lì, lo prese con sé per curarlo. Da quel momento i due divennero inseparabili, e quando nel 1943 un terribile bombardamento uccise Soriani, Fido ogni sera per 14 anni si recava nella piazza del paese, dove era solito attenderlo.
Giorgio, oggi, si aggiunge a questa tradizione che conferma il legame profondo e difficile da spezzare tra uomo e animale.