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Vendemmia, una festa che si rinnova ogni anno
Ogni anno la vendemmia porta a qualcosa di unico: la nascita di un vino nuovo. Scopri il Tavernello Gold.
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La vendemmia, secondo natura

Ovunque sia un vigneto, il momento della vendemmia è da sempre vissuto come un momento magico e di grande intensità. Un momento di grande bellezza dove ci si raduna per raccogliere un anno di fatiche e incoraggiare la speranza affinché il vino sia buono. La vendemmia vuol dire che l'attesa è finita, ma ogni anno questa attesa si allunga o si accorcia in base alla piena maturazione del frutto che deve aver raggiunto un equilibrio corretto fra zuccheri e le sostanze presenti nell'acino. Una vendemmia precoce porterebbe a un sapore più "aspro", mentre una tardiva a un sapore più dolce e zuccherino. Anche per questo le uve per i vini "passiti" vengono raccolte tardi rispetto a quelle di altri vini. Tuttavia il momento è deciso interamente dalla natura, oltre che dal tipo di vinificazione che verrà destinato alle uve: dalle piogge, dai venti e dal sole, dal suolo e anche dalla latitudine. In Italia la latitudine ha un effetto evidente: al sud si vendemmia prima rispetto al centro nord grazie al clima molto caldo e secco. In genere le vendemmie sono tre: la prima a fine agosto e inizio settembre, la seconda tra settembre e ottobre, la terza invece tra ottobre e novembre.

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La vendemmia, un rito di festa

Complice l’evoluzione tecnologica, la vendemmia negli ultimi anni è diventata sempre più meccanica. Ma in diverse zone è tuttora manuale, un po' per scelta e un po' perché sono difficilmente raggiungibili dai macchinari. Anche la pigiatura ha subìto modifiche rispetto a qualche millennio fa: alla pigiatura con i piedi, ora si preferisce quella effettuata con apposite tramogge per evitare alcuni inconvenienti, come l'ovvio fattore igienico, la disomogeneità e la lentezza del processo. Ma al di là di queste differenze, la vendemmia è il momento della verità, del profumo del mosto, dei colori delle ceste piene di uva e dei trattori che fanno la spola dal vigneto alla cantina. Un momento faticoso carico di aspettative che viene condiviso e festeggiato da sempre tra famiglie e amici, e anche tra produttori diversi in ogni vigneto che si rispetti.

Vendemmia 2019: con 44 milioni di ettolitri l'Italia è ancora in testa Rispetto all'abbondante vendemmia del 2018 che aveva superato i 50 milioni di ettolitri, la vendemmia di quest'anno si ferma a 44 milioni di ettolitri di vino, con un calo del 20%. Una novità dovuta alle condizioni climatiche difficili che hanno ostacolato la produzione: le scarse piogge e il caldo inverno, associato alle abbondanti piogge e al freddo di maggio, hanno influito sulla crescita della vite, ma anche sull'inizio della vendemmia che è stata posticipata rispetto agli ultimi anni. Infatti ai primi di settembre le cantine contenevano solo il 15% delle uve, a differenza della media degli scorsi anni che raggiungeva il 40%. Molte le regioni colpite da questa diminuzione della produzione, mentre la sola Toscana, ha avuto un aumento della produzione del 10%. Le notizie fronte vendemmia però non finiscono qui: anche se con una produzione inferiore, il BelPaese rimane in testa a livello produttivo rispetto alla Francia e alla Spagna che si fermano rispettivamente a 43 e 40 milioni di ettolitri.

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Vendemmia 2019: meno quantità e più qualità

Tuttavia minor quantità non significa certo minor qualità. Come sostiene Paolo Cuccia, Presidente della Gambero Rosso, "…La sfida del vino italiano è la qualità. In 30-40 anni l'Italia ha compiuto passi importanti in questo senso e oggi il consumatore globale percepisce il nostro vino come prodotto d'eccellenza". Il Presidente dell'Assoenologi, Riccardo Cotarella, definisce l'annata 2019, a seconda delle zone, tra il buono e l'eccellente, nonostante le grandi difficoltà che i cambiamenti climatici stanno comportando.

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Nasce un nuovo vino, il Tavernello Gold

In questo contesto quest'anno Caviro ha qualcosa in più da festeggiare: la creazione di un nuovo vino, il Tavernello Gold. Tavernello Gold, nella versione White e in quella Black, non nasce dall'impeto di un momento, ma è un progetto pianificato da quasi vent'anni. Già a partire dal 2000, infatti, sono stati selezionati i vigneti con la migliore esposizione destinati alla realizzazione di questo vino. Così, dalle colline dell'Appenino Romagnolo a partire dalle vallate del Senio, i vigneti della selezione sono stati migliorati, sostituiti con vigneti più giovani e così è migliorato anche il vino fino ad ottenere un prodotto come il Merlot di oggi. Del resto lo scopo di questo progetto era proprio quello di esaltare le caratteristiche del Sangiovese, Merlot, oltre che di dare risalto al frutto del lavoro di quei luoghi, ad esempio riscoprendo un vitigno come il “Famoso”. La vendemmia su queste colline ha visto prima la raccolta del Merlot e poi delle uve Sangiovese, mentre il Tavernello White Gold deriva da vitigni Pinot bianco, Famoso.

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Tavernello Gold, una questione di blend

L'enologo Pietro Cassani che ha seguito tutto il progetto e insieme ai tecnici è andato costantemente nei vigneti, ha assaggiato e valutato l'andamento periodico del vino. Il vino viene ritirato dalle cantine nelle fasi finali della vinificazione e l’affinamento viene completato nelle cantine del Gruppo Caviro. Il blend (la “ricetta” dei vini) scelto da Cassani è in linea con il progetto. Infatti esalta al meglio le caratteristiche dei vitigni. Tavernello White Gold ha un profumo intenso dato dal Pinot Bianco e una sapidità preziosa conferitagli dal vitigno Famoso, un vitigno autoctono. Invece nel Tavernello Black Gold è evidente la forza del Sangiovese, ma anche la gentilezza del Merlot. Insomma, in questa selezione c'è tutta la ricerca e l’attenzione che il Gruppo Caviro dedica alle materie prime e ai suoi vini. Ma anche all’ambiente. Non a caso il 22 ottobre scorso il Gruppo Caviro ha presentato anche il suo primo bilancio di sostenibilità, sposando appieno gli obiettivi delineati dall’Onu nell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile del nostro Pianeta.

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