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Un Forum per ripensare cosa mettere ogni giorno nel piatto
La sostenibilità alimentare è uno degli obiettivi più importanti dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ma non c'è più tempo: mancano solo 10 anni per ripensare a livello globale il modo di produrre e consumare il cibo prima che sia troppo tardi. Ecco allora che il Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, previsto nella sua decima edizione per il 3 dicembre prossimo a Milano, diventa un'occasione importante di riflessione su questi aspetti.
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Fame, inquinamento, ipersfruttamento delle risorse naturali, spreco: i tre nemici dell'alimentazione sostenibile

Per ogni persona denutrita vi sono oggi nel mondo due persone obese. Non solo: nonostante il dilagare della denutrizione, un terzo dei raccolti a livello globale viene destinato a produrre mangimi per animali e biocarburanti e ogni anno di tutto il cibo prodotto se ne getta – nel mondo – 1,3 miliardi di tonnellate, ovvero 1/3 della produzione mondiale: ne basterebbe un quarto per sfamare gli oltre 820 milioni di persone che nel mondo soffrono la fame o che sono malnutrite. Tre paradossi che stanno mettendo in pericolo il Pianeta e l'uomo stesso.

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Dieci anni per coltivare la speranza, un Forum per capire come fare

Per portare il dibattito sulla sostenibilità alimentare e ambientale su un piano concreto a soli 10 anni dalla data prefissata per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 ONU viene organizzato a Milano per il 3 dicembre il 10° Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione. Si tratta di un'iniziativa di Fondazione Barilla in collaborazione con World Food Programme Italia (WFP), National Geographic Italia, United Nations Sustainable Development Solutions Network (UN SDSN), Center for European Policy Studies (CEPS), il Columbia Center for Sustainable Investment (CCSI), il Santa Chiara Lab – University of Siena (SCL) e la Global Alliance for the Future of Food (GAFF). Tutti insieme con un unico obiettivo: guidare lo sviluppo sostenibile per la salvaguardia del pianeta.

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Ragionare in termini globali, agire a livello locale (e individuale)

C'è poco da fare: gli errori dell'umanità, non sono che la somma degli errori di tutti gli individui che la compongono. Nessuno escluso. Non sono solo i governi a dover fare la differenza, ma tutti noi, la somma dei cui comportamenti e abitudini ha dato luogo, negli ultimi due decenni soprattutto, a un sistema di consumi, e quindi produttivo, insostenibile. Ma non basta più lanciare l'allarme, occorre agire, e in fretta, come dichiara Anna Ruggerini, Direttore Operativo della Fondazione Barilla: “Non abbiamo più molto tempo. L'umanità ha coltivato per decenni un'idea di sviluppo e progresso basata sulla convinzione che le risorse del pianeta fossero illimitate, ma esistono ampie evidenze scientifiche che dimostrano che non è così. Dobbiamo cambiare prospettiva, ragionare in termini globali e agire a livello locale, concretamente ora”.

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Quattro linee d'azione per una gestione sostenibile del pianeta

Come impedire che entro il 2030 vengano gettate ogni anno a livello globale 2,1 miliardi di tonnellate di cibo, come certo avverrà se non cambieremo già da domani il nostro modo di produrre e consumare il cibo? Lo studio di Fondazione Barilla dal titolo “Fixing the Business of Food: The Food Industry and the SDG Challenge”, che sarà presentato nel corso del Forum, suggerisce le azioni che il settore agroalimentare dovrebbe auspicabilmente adottare, da qui al al prossimo futuro, per arrivare a una gestione sostenibile delle risorse del pianeta:

 

1.Promuovere e sviluppare diete sane e sostenibili;

2.Identificare processi di produzione sostenibili;

3.Sviluppare filiere alimentari sostenibili;

4.Essere "good corporate citizen".

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Il nostro futuro lo si preserva a partire dalla tavola

Scuotere la testa di fronte all'ennesima notizia ambientale catastrofica trasmessa dal telegiornale della sera, mentre si sorseggia un limoncello che giunge dopo un primo, un secondo, un lauto contorno e un delizioso dessert, significa non aver ben compreso come anche quella cena abbia dato il suo (bel) contributo alla situazione che tutti insieme dobbiamo andare a “sistemare”. Oggi, infatti, in Europa, il sistema alimentare è responsabile del 30% circa delle emissioni di gas serra e del 44% del consumo di acqua. Il Forum sarà l’occasione anche per presentare un primo aggiornamento sul progetto “Su-Eatable Life” che, partito a settembre 2019, mira a dimostrare come l'adozione di diete sostenibili possa portare a un risparmio stimato di circa 5.300 tonnellate di CO2 eq. e di circa 2 milioni di metri cubi d’acqua.

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Ripartire dai giovani, sensibili ma poco informati

Sette ragazzi italiani su dieci, in questo ispirati anche dall'esempio della giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, si dichiarano sensibili alle battaglie sul cambiamento climatico, ma non sono informati a sufficienza sulle strategie da mettere in atto per vincerle, in primis sul piano dei comportamenti individuali, inclusi quelli alimentari. Questo è quello che emerge da un’indagine IPSOS per Fondazione Barilla che ha coinvolto 800 giovani tra i 14 e i 27 anni. Risulta anche che ben poco sanno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile promossi dall’ONU, e solo 1 giovane su 3 comprende che il benessere del Pianeta dipende anche da cosa mettiamo nel piatto.

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Dall'agricoltura la salvezza del pianeta, e il lavoro del futuro (e del presente)

Una maggiore consapevolezza delle nuove generazioni sui problemi del Pianeta si può tradurre anche in nuove, interessanti, occasioni di impiego. Forse perché il lavoro nell'agricoltura viene associato ancora a un'iconografia ottocentesca da cappello di paglia e spiga in bocca, ma il 57% degli agricoltori in italia è ancora over 57, e gli under 35 sono solo il 5% di tutti gli agricoltori italiani (dati tratti dal report “Lo stato dei sistemi alimentari in Italia”, 1 che verrà presentato dalla Fondazione Barilla proprio in occasione del Forum milanese). Il settore invece, è scosso da potenti venti di rinnovamento ed è diventato ad alto contenuto tecnologico anche per rispondere al meglio proprio ai cambiamenti climatici. Basti pensare che nel Mediterraneo le estati riscaldano a un ritmo del 40% superiore rispetto a quello globale e la diminuzione delle precipitazioni attesa nel breve (2025) e medio (2050) termine va dal 2 al 7%. Un agricoltore necessita di conoscenze neppure ipotizzabili un tempo, per provare a combattere questi rivolgimenti epocali. Ecco allora che le professioni del futuro potranno diventare l’artigiano del cibo, l’hydrologist, l'ingegnere ambientale, l'agronomo, l'urban planner e l'esperto di genetica.

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Coltivare nuove conoscenze

In ogni caso, il ruolo delle nuove generazioni appare imprescindibile. Per questo Fondazione Barilla ritiene assolutamente prioritario far crescere soprattutto tra i giovani una maggiore comprensione del concetto di sostenibilità e del senso di urgenza che deve spingere ad affrontare i paradossi globali del cibo. Ecco perché, in occasione di Parma 2020 – Capitale Italiana della Cultura, Fondazione Barilla presenterà “Noi, il Cibo, il nostro Pianeta: Alimentiamo un futuro sostenibile”, un percorso interattivo, visitabile gratuitamente dall'11 gennaio al 13 aprile, pensato per promuovere conoscenza e buone pratiche su cibo, persone e ambiente: un percorso digitale e multidisciplinare che proporrà aree interattive e immersive, conferenze tematiche di alto valore scientifico e soprattutto percorsi e laboratori dedicati agli studenti di tutte le età. Per un futuro sostenibile le nuove generazioni non possono che ritagliarsi un ruolo da protagonisti del cambiamento.

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