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Smart working, smart life
Tutti i vantaggi del lavoro agile per il benessere di dipendenti e aziende.
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La rivoluzione del lavoro agile

Quando si parla di smart working si intende una nuova filosofia manageriale di organizzazione del lavoro che si fonda su tre parole d’ordine: flessibilità, mobilità e autonomia, a fronte del raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Questo modello operativo, definito “agile”, presuppone il ripensamento “intelligente” delle modalità con cui si svolgono le attività lavorative nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, sempre più digitalizzati.

Insomma, si tratta una piccola rivoluzione culturale che si sta affermando sempre di più anche in Italia, con innumerevoli vantaggi sia per le imprese che per i dipendenti.

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Cosa significa lavorare in smart working

Le aziende che contemplano lo smart working stabiliscono per i propri dipendenti l’assenza di vincoli di orario e di spazio e una organizzazione per cicli ed obiettivi, mediante un accordo con gli stessi lavoratori coinvolti. Non è semplicemente telelavoro né tantomeno lavoro autonomo da freelance.

Non si tratta, cioè, di una differente tipologia di contratto, ma di una diversa modalità di esecuzione del rapporto subordinato, che prevede la possibilità di svolgere le proprie mansioni lontano dai locali aziendali, con tecnologie avanzate come cloud, tablet e smartphone, dal momento che la scrivania diventa uno spazio virtuale, e senza vincoli di tempo. L’importante è raggiungere gli obiettivi stabiliti. In questo contesto, diventano fondamentali il concetto di collaborazione e quello di fiducia tra datore e lavoratore .

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I numeri del fenomeno in Italia

Nel nostro Paese lo smart working si è molto diffuso negli ultimi anni. Dal 2013 al 2016 il fenomeno è cresciuto del 40%. Attualmente sono 480mila le persone che lavorano con questa modalità, secondo i risultati dell’Osservatorio Smart Working 2018 del Politecnico di Milano, in crescita del 20% rispetto al 2017. Sempre secondo il report, gli smart worker si ritengono più soddisfatti dei lavoratori tradizionali sia per l'organizzazione del lavoro (39% contro il 18%) che nelle relazioni con colleghi e superiori (40% contro il 23%). Una grande imprese su due, circa il 56% del campione considerato dagli esperti, ha avviato progetti in tal senso. Soltanto un anno fa ne erano solo il 36%. A ciò si aggiunga un altro 8% che prevede di introdurre il lavoro agile nel proprio piano aziendale entro il prossimo anno.

Numeri, questi, che ben evidenziano la portata del cambiamento in atto. Anche le istituzioni hanno riconosciuto l’importanza di dare una regolamentazione alla possibilità di lavorare in modo flessibile rispetto al luogo e all’orario attraverso l’uso delle tecnologie digitali. Nel luglio del 2017 è così entrata in vigore la legge 81/2017, che disciplina e definisce lo smart working nel nostro Paese.

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Aziende più flessibili, lavoratori più produttivi

I vantaggi di questo tipo di modalità di lavorare sono molteplici, tanto per gli imprenditori quanto per i lavoratori. Per questi ultimi, in particolare, scegliere dove e quando lavorare può stimolare l’efficienza del processo produttivo e aumentare di conseguenza il tempo di vita. È il cosiddetto work-life balance, la capacità di trovare un equilibrio tra attività lavorativa e vita privata per favorire il benessere della persona. Basti pensare che, secondo dati del Politecnico di Milano, l’adozione di un modello del genere porta ad un incremento di produttività pari a circa il 15% per lavoratore. Tradotto in termini numerici, lo smart working potrebbe portare un valore aggiunto lordo all’economia globale entro il 2030 pari a 10 trilioni di dollari. Ben oltre i Pil attuali di Giappone e Germania messi insieme.

A livello generale, anche una sola giornata di lavoro da remoto a settimana può far risparmiare in media 40 ore all’anno di spostamenti. Ciò significa che, a livello ambientale, si determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno, considerando che in media le persone percorrono circa 40 chilometri per recarsi al lavoro. Da non trascurare, infine, tra i motivi che depongono a favore del lavoro flessibile, anche gli aspetti legati ai costi di gestione degli uffici: lo smart working comporta minori oneri, con risparmi del 30% sui costi di gestione degli spazi fisici, con conseguente capacità di liberare capitali da investire nella crescita. Infine, promuovere il lavoro agile significa anche favorire la responsabilizzazione dei dipendenti, la crescita dei talenti e l’innovazione diffusa.

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Il caso Eni: smart working per 20mila lavoratori

Tra le aziende italiane che promuovono lo smart working c’è Eni, che dal 2017 sta sperimentando questo strumento per favorire la conciliazione tra esigenze professionali e private delle sue persone. Ad oggi sono circa 20mila i dipendenti dell’azienda del cane a sei zampe che, grazie ad un accordo con i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec, possono godere dei vantaggi del lavoro agile. Ciò è vero soprattutto per le neo mamme e i neo papà, per i quali è prevista una estensione della genitorialità fino a 3 anni.

Non solo. Per lo smart worker è previsto l'obbligo di rispettare le fasce orarie precedentemente definite dagli accordi sindacali che riguardano le sedi di lavoro, ma con l'aggiunta della flessibilità di un'ora in modo da poter conciliare i tempi lavorativi con le esigenze personali. Il motivo per il quale l'azienda italiana leader nel settore energetico ha deciso di incentivare questo tipo di progetto è stato l'aumento della produttività dei lavoratori coinvolti riscontrato nella fase sperimentale e un miglioramento complessivo del rapporto di lavoro basato su fiducia, autonomia e responsabilizzazione dei dipendenti. Si tratta di una condizione straordinaria nel panorama lavorativo italiano, ma che nei prossimi anni potrebbe diventare la prassi.

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