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Malattie neurologiche: il futuro è nella ricerca
Tra numeri e traguardi, gli orizzonti della scienza.
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Le neuroscienze: tra innovazione e tecnologia

Le malattie neurologiche e neurodegenerative sono la prima causa di disabilità e la seconda di morte nel mondo: la strada da percorrere per capirne le cause e individuare approcci terapeutici adeguati è ancora lunga, ma non impossibile. È questo lo scopo delle neuroscienze che, negli ultimi anni, si sono spinte in territori inesplorati, integrando genetica, tecnologia e innovazione. Facciamo il punto.

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Malattie neurologiche: patologie che toccano milioni di persone

Per capire l’incidenza delle malattie neurologiche e neurodegenerative sulla popolazione mondiale, basta lasciare spazio ai numeri. Si stima che nel mondo le persone con demenza e con sintomi ad essa correlati siano circa 50 milioni, di cui il 60-70% è colpito da Alzheimer. Un dato destinato a raddoppiare ogni venti anni, a mano a mano che la popolazione invecchia: una vera e propria pandemia. Numeri importanti, se si considera l’impatto di questa malattia sulla vita delle persone, delle loro famiglie e sulla società tutta. Oltre all’Alzheimer ci sono altre malattie neurologiche e neurodegenerative come la Sclerosi Multipla (SM), l’Atrofia Muscolare Spinale (SMA) e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA): anche per queste ancora non ci sono terapie risolutive, ma la ricerca costante nel campo delle neuroscienze cerca di rispondere ai bisogni ancora non soddisfatti.

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La ricerca nelle neuroscienze: una sfida ancora aperta

Ecco perché è fondamentale che la ricerca non si fermi e che si continui a percorrere nuove strade in campi sicuramente complessi ma anche bisognosi di attenzione: il cervello, la “macchina” eccezionale che governa sia il nostro corpo che le nostre emozioni e reazioni, è ancora in parte territorio oscuro. I meccanismi biologici del sistema nervoso sono in parte ancora sconosciuti. I progressi raggiunti negli ultimi anni sono stati possibili proprio grazie al coraggio e alla passione di coloro che hanno accolto questa difficile, ma non impossibile sfida. Far sì che il progresso non si fermi è un impegno da prendere in modo imperativo sia
nei confronti dei malati di oggi che di quelli di domani.

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Non c’è scienza senza umanità

È proprio l’umanità che deve ispirare la scienza, cercando di cambiare la vita di chi è colpito da queste gravi patologie, per migliorarne il presente e il futuro. L’innovazione nella ricerca scientifica deve tuttavia andare di pari passo con l’introduzione di nuovi modelli organizzativi del percorso di cura, che mettano i pazienti al centro, con l’obiettivo di una sempre maggiore personalizzazione e prossimità della cura. Non solo, è fondamentale che si crei una sinergia tra impegno nella ricerca, innovazione scientifica e attenzione alla sostenibilità e ai bisogni che i servizi sanitari devono affrontare: questo equilibrio va rispettato e alimentato, facendo uso delle risorse necessarie senza sprecarle, per rendere le terapie accessibili a più persone possibile. Sviluppare nuovi trattamenti e migliorare quelli disponibili è quindi fondamentale, ma lo è anche l’attenzione al contesto psicologico e neurocognitivo dei pazienti. Per questo, fare ricerca nell’ambito delle neuroscienze e percorrere strade inesplorate per trovare nuove soluzioni significa innanzitutto mettere al centro le persone. Il cervello di ognuno di noi custodisce una preziosa e intricata rete di istruzioni, che determinano come ci muoviamo, cosa proviamo, come pensiamo e, in definitiva, chi siamo. Il funzionamento del cervello è ancora in larga parte un mistero, ma è proprio questo organo a fare di noi ciò che siamo: esseri umani.

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