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Un nuovo canone di bellezza: l’autenticità
Dalla Venere di Botticelli alle giunoniche attrici del Dopoguerra, la bellezza femminile segue i tempi della società e ne è uno spaccato realistico. Per descrivere la società dell’inizio del terzo millennio potremmo addentrarci tra le esagerazioni della chirurgia estetica e della cultura del proprio corpo, ma anche parlare di body positive e di body neutrality, i nuovi movimenti che stanno cambiando la percezione di sé verso una maggiore autenticità.
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Bellezze e divismi

Chi potrebbe non lasciarsi rapire dalla bellezza della Venere o delle tre Grazie dipinte dal Botticelli o della Madonna col Bambino di Filippo Lippi? La bellezza femminile nell’arte pittorica e scultorea è riconosciuta universalmente nonostante i canoni estetici continuino a mutare nel tempo. Lo dimostrano anche le bellezze ammirate nel Novecento. Se negli anni Cinquanta tra le donne più rappresentative della perfezione femminile si annoverava la biondissima e burrosa Marilyn Monroe (a testimonianza della fiducia nella ripresa dell’epoca del Dopoguerra), nel decennio successivo tra le dive spiccava l’elegante spigolosità di Audrey Hepburn, per poi tornare a preferire le curve di Sophia Loren e Brigitte Bardot.

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Canoni estetici e aberrazioni

Ogni epoca ha il proprio canone estetico della bellezza femminile, ma negli ultimi decenni qualcosa è cambiato. Il corpo è diventato l’oggetto di una sorta di culto spesso esagerato: attività sportiva, culturismo, fino a diventare una sorta di fanatismo. Ad avvallare questo tipo di pensiero e questo percorso in un territorio pericoloso anche il successo della chirurgia estetica che sembra riuscire a realizzare il desiderio assomigliare a una bellezza ideale. In molti avranno bene in mente le aberrazioni di alcuni cantanti o attori che hanno voluto cambiare il proprio colore della pelle o le dimensioni di qualche parte del viso fino a non essere più riconoscibili. Addirittura qualcuna è ricorsa alla chirurgia per assomigliare a una famosa bambola di plastica. Per non parlare dell’insorgere di disturbi legati all’alimentazione.

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Body Positivity e Body Neutrality: due movimenti che puntano all’autenticità

Nonostante il culto del corpo sia diventato prioritario, esistono anche movimenti che si posizionano contro o che, almeno, superano il concetto di canone estetico. Body Positivity e Body Neutrality sono movimenti nati con questa intenzione, quella di andare oltre l’estetica. Il primo sembra essere figlio di un movimento nato alla fine degli anni Sessanta, nel 1967, nel pieno dell’emancipazione femminile: la Fat acceptance promuoveva la dignità di un corpo femminile non “conforme” agli standard dell’epoca che vedevano la donna autonoma, indipendente, snella e dinamica. Sono gli anni Novanta quelli che vedono nascere il Body Positive movement grazie all’impulso di Connie Sobczak, colpita dagli effetti di un disturbo dell’alimentazione sulla sorella, che negli anni è diventato un concetto ancora più inclusivo, aprendosi a tutte le diversità.
Diverso negli obiettivi e negli ideali, invece, la Body Neutrality, nata nel 2015 dall’idea di Anne Poitier, cerca di superare totalmente l’idea stessa di bellezza del corpo, per vederlo come qualcosa di neutrale, di funzionale ad altro: qui si va oltre l’estetica, oltre l’accettazione e l’amore verso il proprio corpo così com’è, ma si punta ad andare dritti alla sostanza. In entrambi i casi la parola d’ordina è una sola, autenticità.

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Coop e il suo lancio dell’intimo inclusivo

Su questa spinta anche la moda sta cambiando aprendosi alla diversità e alla celebrazione del corpo in ogni sua espressione. Ne sono prova non solo la presenza sempre più accentuata di modelle curvy e over tra le passerelle, ma anche un’idea diversa nelle collezioni presentate, non più dedicate a una sola idea di donna, ma a una realistica pluralità. Tra queste anche le nuove linee di intimo lanciate da Coop che ridanno dignità alla donna in tutte le sue forme. Al “grido” “Spogliamoci degli stereotipi”, il claim della campagna di lancio, Coop ha proposto dopo due anni di lavoro oltre 550 varianti di prodotto tra taglie e colori differenti di slip, reggiseni, boxer, maglie che non si fermano alle taglie slim o medie ma raggiungono su alcune linee anche la 10ma di reggiseno e la 7ma per lo slip. Indossare un capo che ci sta bene è importante per farci stare bene. Proprio così. Allora non ci sono capi da escludere, ma solo quelli che sono in linea con il nostro modo di essere donna, dalla guaina in microfibra contenitiva della linea Invisible Coop al reggiseno sensuale tutto in pizzo o al push-up dedicati a chi si sente sempre giovane (Linea Fantasia). A queste linee dedicate solo per lei, anche le Linee Bio, Termica, Sport e Quotidiana anche per lui.

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Coop e il rispetto di ciascuno, anche del Pianeta

Coop è riuscita a includere anche il rispetto del Pianeta grazie al fatto che non solo ogni capo è certificato Oeko Tex 100, un sistema di controllo e certificazione internazionale che garantisce nei tessuti e nelle varie fasi di lavorazione il monitoraggio della presenza di sostanze nocive e il conseguimento di determinati requisiti ecologici. Una certificazione che si estende anche sul packaging: l’esposizione nei punti vendita, infatti, è realizzata con la gruccia monoclip riutilizzabile e in plastica riciclata, vincitrice di due premi di packaging nel 2021. Alle linee si aggiunge anche una specifica linea Bio, realizzata solo con filato di cotone da agricoltura biologica e che utilizza materia prima coltivata con metodi che hanno un basso impatto sull’ambiente senza l’utilizzo di pesticidi, erbicidi o fertilizzanti sintetici, sostanze tossiche e persistenti nell’ambiente, responsabili di effetti dannosi alla salute degli agricoltori e delle falde acquifere. Perché ciò che indossi “ti sta bene e ti fa stare bene” soprattutto quando fa bene anche al nostro Pianeta.

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Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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